Quando si dice il destino.
Già.
Perché a volte pensiamo che sia la vita a decidere per noi, ma in un senso negativo.
In realtà quel che credo è che la vita decida per noi, che vuol dire in nostro favore. Che decida con noi. Ma di più. La vita decide attraverso noi. Noi siamo la vita e noi siamo il nostro destino.
Tre mattine fa ho più o meno dichiarato che non avrei mai letto 'La recherche'. Mi sembrava impresa troppo ingombrante per questa vita, avevo e ho altro da fare.
Due mattine fa, ovvero il giorno seguente la mia dichiarazione tra le offerte Kindle mi viene offerto proprio lui. Marcel.
Caspita. Proprio a fronte della mia dichiarazione mi è toccato prenderlo.
Ho pensato che fosse una traduzione scadente e che proprio per questo non l'avrei mai letto. Consideriamo anche che il numero di libri acquistati e da leggere presenti nel mio kindle ammonta a novantadue. E consideriamo anche che ora sto leggendo cinque libri contemporaneamente. Ci provo a leggerne uno alla volta, ma non mi riesce.
Dirò di più. Non riesco neanche più a scrivere una cosa per volta. Se questo sia un tranello della mia testa volta a sabotare la mia arte, a rendermi dispersiva più di quanto già non sia, a darmi l'impressione di fare navigando invece in una varietà inconcludente, non lo so. Ho scoperto anche che mentre ci si fanno troppe domande si perde l'occasione di fare delle cose, quindi mi disperdo e basta.
Tornando a lei, la recherche.
L'ho comprata e subito dopo le prime righe non del libro, ma addirittura della prefazione, la mia dichiarazione si era già trasformata in 'passerò l'estate con la recherche'.
Amore puro.
Poi è finita la prefazione e la biografia e tutta quella roba che leggo per non ricordarne poi neppure una parola, ma so che mi serve in qualche modo, a patto che non mi raccontino del libro, se no mi fanno imbizzire e li salto. Insomma, è iniziato il libro vero e proprio e non che non mi renda conto di quanto sia impegnativa l'impresa. Ma non importa.
Per un fatto puro e semplice.
Per la prima volta ho sentito il concetto di mamma universale, di nonna universale e di emozioni universali e l'ho percepito in modo così profondo e nitido, che anche se fossi orfana di madre e non avessi mai avuto una nonna, attraverso le sue parole ne sentirei il tipo di amore.
Questo sentimento, nuovo, nato grazie a lui, che provo forte anche mentre ora scrivo qui, mi commuove profondamente, mi fa sentire meno sola, mi fa sentire che esisto e che tutti esistiamo.
Non sto a raccontare le mie vicende, però io davvero una nonna non l'ho avuta, insomma certo non una che rappresentasse quel concetto di nonnità. Perché di questo si tratta.
Ecco, mentre leggevo, io l'ho immaginata una nonna, l'ho costruita a mio piacimento ma le ho dato il cuore che Proust ci ha messo dentro. È qualcosa che pervade il mondo e che va al di là del nostro tempo e del nostro spazio.
Dunque, a volte sento dire che se uno legge questa roba qui, non scrive più, non crea più, perché mai si potrà andare oltre una grandezza simile.
No, io non penso così. Perché la vita non è questione di confronti. Io credo che continuerò a creare per come sono e per quello che ho dentro.
Ma provo un immenso senso di gratitudine per Marcel, per gli artisti che hanno creato, che creano, che ci provano, perché è solo provandoci che lui ha potuto lasciarci quel che oggi mi ha fatto sentire che non sono sola per niente.
Esistono persone che possono arricchire il mondo.
Non importa chi siano.
So che questo basta a sentirsi felici.