Thursday, July 31, 2014

Una farfalla per amica.

Sono in una terra selvaggia con la quale mi intendo, perché evidentemente sono piuttosto selvaggia anch'io.
Del resto le talpe non sono animali domestici.
L'altra mattina una farfalla ha fatto colazione dalla mia mano. Io le parlavo e le accarezzavo le ali e lei, per rispondermi, le apriva e le chiudeva, continuando a ciucciare la marmellata di fragole.
Credo che a causa di questa scoperta, fosse la farfalla più felice del creato, almeno così pareva. Ma a un certo punto ho iniziato a dirle che forse doveva abbozzarla, che tutto quel dolciume non le avrebbe fatto bene, ma non c'è stato verso di farla smettere.
Un signore dal tavolo accanto ci guardava stupito e ha detto che avrei dovuto portarla con me. 
Aveva un dente d'oro che luccicava, il signore non la farfalla, ma era buono e gentile e questa è un'eccezione, perché quelli con i denti d'oro minimo sono assassini. Così è nei cartoni animati e la mia cultura viene prevalentemente da lì.
Fatto sta che a un certo punto ho dovuto salutarla, la farfalla e siccome non voleva andare via da me ho dovuto dirle che avevo un autobus da prendere, che non potevo più stare lì con lei e allora piano piano ha capito e a malincuore è volata via. Ma solo di qualche centimetro. Di sicuro non voleva perdere di vista i residui di marmellata sul tavolo.

Friday, July 25, 2014

Uhm...

Ma che dire però se nella discesa non ci si trattiene, ma ci si lascia andare? Allora bisognerebbe rivedere tutto.
Uffa, non c'è affermazione che abbia una sola verità.

Preferenze.

La più ardua salita la preferisco al trattenimento di una qualunque discesa.

Friday, July 18, 2014

Buone notizie.

Ora vado ad aprire un po' di scrigni sparsi in qualche universo.
Mi piacerebbe riuscire a vederli tutti, ma temo che per una talpa sia impresa ardua.
Ci provo.
Ma conto su un bel numero.
E ricordiamoci sempre che sono i sogni a dare forma al mondo.
Desiderare notizia migliore di questa significa essere parecchio pretenziosi.
Queste cose le scrivo per ricordarle a me stessa.
Il luogo pubblico pare renderle più vere, come un impegno preso col mondo.
Ma in realtà le scrivo ovunque.
Soprattutto sul mio cuore. 
Ci sta un sacco di roba lì, non si riesce neppure a pensare quanta ce ne sta.
Dunque, a quella roba lì dei sogni naturalmente c'è un inghippo, ed è di ostinarsi a farli troppo piccini.
Sembra cosa da niente questa, ma non lo è affatto.
È un inghippo dei più subdoli.
E bisogna starci attenti.
Tutto qui.

Salti interessanti.

Passare dal Liga a Rossini è davvero stravagante.
L'arte mi nutre l'anima.

Thursday, July 17, 2014

Che dire.

Liga, grazie di esistere.
Non mi deludi mai. 
Sei una certezza e anche se so che le certezze vanno evitate come la peste, te non voglio evitarti per niente.
Ora, può un grazie compensare emozioni così grandi?
Probabilmente no.
Me te lo dico ugualmente, perché sono un po' cocciuta.
L'universo penserà, in qualche modo, a recapitarti questo messaggio.
Forse ne riceverai milioni, ma credo che ogni sussurro sia ugualmente importante.
Ogni volta mi insegni qualcosa di nuovo.
E io adoro imparare cose nuove.
Quindi ribadisco.
Grazie.
E intanto ti ascolto.

Wednesday, July 16, 2014

Quell'ostacolo chiamato raziocinio.

Nel profondo di me stessa pesco idee che mi sorprendono.
Ma poi risalgono in superficie e rimangono impigliate nella rete del raziocinio.
Come annientarlo e porlo al servizio dell'istinto?
Tanto lo trovo inutile.
Vorrei che fra il profondo e le mie azioni non vi fosse più alcuno ostacolo.
Ma credo che riuscirò a dissolverli.
Uno ad uno li spazzerò via.
Non è forse questo lo scopo di ogni vita?
Basta osservare con un po' più di attenzione per scoprire il segreto di tutto.
E basta un po' di perseveranza per imparare ad applicarlo.
È tutto.

Un'estate non basta.

Ero stata troppo ottimista.
Perché oltre ad essere un tantino dispersiva, sono anche lenta.
Quindi dovrò dare una ritoccatina alla mia affermazione.
'Passerò l'estate e anche l'autunno con la recherche'.
Che basti?
Uhm...vedremo.

Saturday, July 12, 2014

Destino.

Quando si dice il destino.
Già.
Perché a volte pensiamo che sia la vita a decidere per noi, ma in un senso negativo.
In realtà quel che credo è che la vita decida per noi, che vuol dire in nostro favore. Che decida con noi. Ma di più. La vita decide attraverso noi. Noi siamo la vita e noi siamo il nostro destino.
Tre mattine fa ho più o meno dichiarato che non avrei mai letto 'La recherche'. Mi sembrava impresa troppo ingombrante per questa vita, avevo e ho altro da fare. 
Due mattine fa, ovvero il giorno seguente la mia dichiarazione tra le offerte Kindle mi viene offerto proprio lui. Marcel.
Caspita. Proprio a fronte della mia dichiarazione mi è toccato prenderlo. 
Ho pensato che fosse una traduzione scadente e che proprio per questo non l'avrei mai letto. Consideriamo anche che il numero di libri acquistati e da leggere presenti nel mio kindle ammonta a novantadue. E consideriamo anche che ora sto leggendo cinque libri contemporaneamente. Ci provo a leggerne uno alla volta, ma non mi riesce.
Dirò di più. Non riesco neanche più a scrivere una cosa per volta. Se questo sia un tranello della mia testa volta a sabotare la mia arte, a rendermi dispersiva più di quanto già non sia, a darmi l'impressione di fare navigando invece in una varietà inconcludente, non lo so. Ho scoperto anche che mentre ci si fanno troppe domande si perde l'occasione di fare delle cose, quindi mi disperdo e basta.
Tornando a lei, la recherche.
L'ho comprata e subito dopo le prime righe non del libro, ma addirittura della prefazione, la mia dichiarazione si era già trasformata in 'passerò l'estate con la recherche'.
Amore puro.
Poi è finita la prefazione e la biografia e tutta quella roba che leggo per non ricordarne poi neppure una parola, ma so che mi serve in qualche modo, a patto che non mi raccontino del libro, se no mi fanno imbizzire e li salto. Insomma, è iniziato il libro vero e proprio e non che non mi renda conto di quanto sia impegnativa l'impresa. Ma non importa. 
Per un fatto puro e semplice.
Per la prima volta ho sentito il concetto di mamma universale, di nonna universale e di emozioni universali e l'ho percepito in modo così profondo e nitido, che anche se fossi orfana di madre e non avessi mai avuto una nonna, attraverso le sue parole ne sentirei il tipo di amore.
Questo sentimento, nuovo, nato grazie a lui, che provo forte anche mentre ora scrivo qui, mi commuove profondamente, mi fa sentire meno sola, mi fa sentire che esisto e che tutti esistiamo.
Non sto a raccontare le mie vicende, però io davvero una nonna non l'ho avuta, insomma certo non una che rappresentasse quel concetto di nonnità. Perché di questo si tratta.
Ecco, mentre leggevo, io l'ho immaginata una nonna, l'ho costruita a mio piacimento ma le ho dato il cuore che Proust ci ha messo dentro. È qualcosa che pervade il mondo e che va al di là del nostro tempo e del nostro spazio.
Dunque, a volte sento dire che se uno legge questa roba qui, non scrive più, non crea più, perché mai si potrà andare oltre una grandezza simile.
No, io non penso così. Perché la vita non è questione di confronti. Io credo che continuerò a creare per come sono e per quello che ho dentro. 
Ma provo un immenso senso di gratitudine per Marcel, per gli artisti che hanno creato, che creano, che ci provano, perché è solo provandoci che lui ha potuto lasciarci quel che oggi mi ha fatto sentire che non sono sola per niente.
Esistono persone che possono arricchire il mondo.
Non importa chi siano.
So che questo basta a sentirsi felici.