Sunday, February 8, 2015

Forma o sostanza?

Alla domanda ho una risposta lesta lesta: forma.
Lo so, non mi fa onore, come del resto la maggior parte delle risposte che tento di dare qui.
Sì, è probabile che io sia piuttosto superficiale, anche se le talpe scavano. Ma in qualche modo dovranno pur compensare. Vogliamo chiamare la superficialità leggerezza? Mi fa sentire meglio, anche se so bene che non è per niente la stessa cosa e se dovessi proprio essere sincera dovrei fermarmi alla prima, ma forse anche la sincerità non sempre è così necessaria. Un manciata di bugie a se stessi bisognerà pur raccontarsela.
Comunque a dispetto di tutti i libri che leggo e il cui scopo dovrebbe essere porre l'attenzione sul dentro, sull'essenza, mia e delle cose, è bastato notare un polpaccino ingrossato di qualche millimetro per sentirmi male. 
Andare sotto sopra non sempre ha scopi nobili e forse nel mio caso non li ha mai. Non solo non ci riesco, ma quelle poche volte che mi trovo, non proprio sottosopra ma in posizioni diciamo insolite, è proprio a queste cose che mi metto a guardare. Come quando in casa ci si stende su un tappeto e anziché gioire del contatto col pavimento o che so io, si notano la polvere e i pezzi di carta sotto il divano, così io l'altro giorno avevo già notato che c'era qualcosa di sbagliato in alcune proporzioni.
Non è niente talpa, sono fisse del tuo cervello.
Eh, no, proprio per niente, perché se poi mentre passo distrattamente davanti a uno specchio non si vede altro che un polpaccio, allora è evidente che non si tratta di fisse, né di un ingrossamento momentaneo. Il risultato è che ogni cinque minuti sono davanti allo specchio a controllare la sua crescita o, spero, decrescita.
Inoltre ho passato la mattina a tenerlo rilassato e massaggiarlo. E poi, visto che una magagna ne porta alla luce sempre altre, ho notato che ho dei piedi piuttosto ruvidi e quindi da ieri sera non faccio che spalmarmi crema sui piedi e già che ci sono anche sui polpacci, come se una semplice crema idratante potesse rimpicciolirli.
Forse dovrei evitare perfino di camminare per una settimana o più. 
Non so chi sia colpevole di questo fatto increscioso, ma va da sé che se dovessi scoprire che la colpa è dello yoga, sono pronta a mettere migliaia di chilometri fra me e loro, in barba alla crescita interiore e tutto il resto, perché di fronte a un polpaccino accresciuto tutto questo non conta proprio niente.
Altro che sostanza.

Sunday, February 1, 2015

Perché il mare.

Poi capisci tutto insieme che trascorrere giornate invernali nella casina sul mare ha il senso di un vero e proprio ritiro spirituale.
E c'è un momento preciso che l'universo mi regala perché io me ne renda conto, una specie di congiura.
Le nuvole imperversano, quelle nubi cupe e minacciose, che più sono scure e intimidenti più contengono nel loro intimo il presagio di squarci d'azzurro.
Che si aprono per lanciare sul mare fasci di luce che ho provato a descrivere, a paragonare a qualcos'altro, a chiarire con immagini altre, ma non è possibile, perché non c'è nulla che possa descriverli se non l'immagine di loro stessi. Non è un tipo di luce che viene da fuori, ma sembra arrivare in superficie generata dal profondo del mare, il che mi fa pensare che i raggi di sole siano lì sotto e non sopra.
La musica mi rimanda un Ravel che si adatta perfettamente all'attimo in cui grandine, luce, oscurità e magnificenza convivono.
C'è qualcosa in tutto questo di inafferrabile e al tempo stesso familiare, una potenza che parla a parti di me che sanno riconoscersi in questo alternarsi di luci e ombre.
Qualunque scelta faccia questo paesaggio, la fa senza mezzi termini, è esattamente quella che voleva fare. Parla attraverso la sua instabile stabilità.
Essere qui in mezzo mi fa capire il senso di amare, nel significato più ampio della parola. 
Questo è il potere dell'infinito, in cui non si può che riconoscersi.

Aggiornamento: 
Un'esperienza nuova.
Stare seduta sul davanzale, con lo sguardo sul mare, la musica classica nelle orecchie e la mente svuotata di ogni pensiero è una cosa che non avevo mai fatto.
Chissà perché poi, perché non è una cosa così difficile.
Ma si passa al di là del vetro chiuso e si capisce perché il tempo e lo spazio probabilmente sono inesistenti.