Poi capisci tutto insieme che trascorrere giornate invernali nella casina sul mare ha il senso di un vero e proprio ritiro spirituale.
E c'è un momento preciso che l'universo mi regala perché io me ne renda conto, una specie di congiura.
Le nuvole imperversano, quelle nubi cupe e minacciose, che più sono scure e intimidenti più contengono nel loro intimo il presagio di squarci d'azzurro.
Che si aprono per lanciare sul mare fasci di luce che ho provato a descrivere, a paragonare a qualcos'altro, a chiarire con immagini altre, ma non è possibile, perché non c'è nulla che possa descriverli se non l'immagine di loro stessi. Non è un tipo di luce che viene da fuori, ma sembra arrivare in superficie generata dal profondo del mare, il che mi fa pensare che i raggi di sole siano lì sotto e non sopra.
La musica mi rimanda un Ravel che si adatta perfettamente all'attimo in cui grandine, luce, oscurità e magnificenza convivono.
C'è qualcosa in tutto questo di inafferrabile e al tempo stesso familiare, una potenza che parla a parti di me che sanno riconoscersi in questo alternarsi di luci e ombre.
Qualunque scelta faccia questo paesaggio, la fa senza mezzi termini, è esattamente quella che voleva fare. Parla attraverso la sua instabile stabilità.
Essere qui in mezzo mi fa capire il senso di amare, nel significato più ampio della parola.
Questo è il potere dell'infinito, in cui non si può che riconoscersi.
Aggiornamento:
Un'esperienza nuova.
Stare seduta sul davanzale, con lo sguardo sul mare, la musica classica nelle orecchie e la mente svuotata di ogni pensiero è una cosa che non avevo mai fatto.
Chissà perché poi, perché non è una cosa così difficile.
Ma si passa al di là del vetro chiuso e si capisce perché il tempo e lo spazio probabilmente sono inesistenti.
E c'è un momento preciso che l'universo mi regala perché io me ne renda conto, una specie di congiura.
Le nuvole imperversano, quelle nubi cupe e minacciose, che più sono scure e intimidenti più contengono nel loro intimo il presagio di squarci d'azzurro.
Che si aprono per lanciare sul mare fasci di luce che ho provato a descrivere, a paragonare a qualcos'altro, a chiarire con immagini altre, ma non è possibile, perché non c'è nulla che possa descriverli se non l'immagine di loro stessi. Non è un tipo di luce che viene da fuori, ma sembra arrivare in superficie generata dal profondo del mare, il che mi fa pensare che i raggi di sole siano lì sotto e non sopra.
La musica mi rimanda un Ravel che si adatta perfettamente all'attimo in cui grandine, luce, oscurità e magnificenza convivono.
C'è qualcosa in tutto questo di inafferrabile e al tempo stesso familiare, una potenza che parla a parti di me che sanno riconoscersi in questo alternarsi di luci e ombre.
Qualunque scelta faccia questo paesaggio, la fa senza mezzi termini, è esattamente quella che voleva fare. Parla attraverso la sua instabile stabilità.
Essere qui in mezzo mi fa capire il senso di amare, nel significato più ampio della parola.
Questo è il potere dell'infinito, in cui non si può che riconoscersi.
Aggiornamento:
Un'esperienza nuova.
Stare seduta sul davanzale, con lo sguardo sul mare, la musica classica nelle orecchie e la mente svuotata di ogni pensiero è una cosa che non avevo mai fatto.
Chissà perché poi, perché non è una cosa così difficile.
Ma si passa al di là del vetro chiuso e si capisce perché il tempo e lo spazio probabilmente sono inesistenti.
No comments:
Post a Comment