La talpa s'è accecata.
Quale novità c'è nella cecità di una talpa, potrebbe chiedersi il mondo?
Nessuna, certo, ma la talpa non passa il tempo a strofinarsi gli occhi con le zampine, non ci vede e basta. Io, oltre a non vederci come sempre, me li stropiccio parecchio.
Ma ora la talpa è anche stufa e ha deciso che il tempo da dedicare a questo piccolo disagio è terminato, perché i malesseri sono come gli scocciatori, più spazio gli dai e più se ne prendono. A un certo punto vanno ricacciati indietro a pedate.
Risolto questo problemuccio a modo mio, la giornata di oggi la passerò più fuori che dentro, nonostante violenti scrosci di pioggia si riversino sulla talpa city a intervalli piuttosto regolari, ogni venti minuti circa.
Ma io sono munita di uno splendido impermeabilino blu e di anfibi e quale migliore situazione per testarli nel nuovo autunno?
Perché che lo si voglia o no questo è, autunno. E per quanto io non abbia mai sentito nessuno cantare le lodi di questa stagione, lui non fa che ripresentarsi come se niente fosse.
Lo scorso anno più o meno di questi tempi avevo dichiarato che avrei smesso di indossare sempre le stesse cose e che mi sarei dedicata al mio look e alla mia eleganza con spasmodica attenzione. Il proposito naufragò e io continuai ad afferrare giorno dopo giorno le stesse cose che mi capitavano a tiro e che 'mi facevano sentire a mio agio e nei miei panni'.
Ecco, non c'è niente di più sbagliato che sentirsi a proprio agio e nei propri panni. Quindi questo è un inno al disagio, una guerra al senso di sicurezza, una lotta contro le abitudini e un proposito di disconoscere me stessa.
Ma è carino fare una cosa del genere?
Probabilmente no, e la me stessa che voglio disintegrare si vendicherà. Anzi lo sta già facendo rendendomi cieca, e non oso pensare a cosa si inventerà pur di rimanermi appiccicata, ma non mi lascerò scalfire dai suoi stupidi attacchi.
Ma per cambiare se stessi basta uscire dai soliti panni e cambiarsi un paio di scarpe? Mi sa di no, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
Sul lavoro, grazie a quella guastafeste di TT, che si era insediata per molti mesi nella mia tana per controllarmi a vista, ho fatto notevoli progressi. Ma chi dice che siano progressi? Perché io mi piacevo di più prima, quando non facevo niente e per farmi fare qualcosa quella lì mi doveva infilzare con degli spilloni o legarmi alla sedia. Che gusto c'è quando non si deve più lottare?
Gli scansafatiche sono decisamente sottovalutati e nessuno capisce che i veri eroi sono loro.
Quindi oltre a uscire dai miei panni, non devo fare altro che smettere di lavorare e tornare a essere un'eroina che si gode il suo panciolle.
Le idee ce le ho chiare, non devo fare altro che metterle in pratica.
Ora, intanto, vado a uscire dai miei panni, nello specifico un pigiama di Paperino.
Quale novità c'è nella cecità di una talpa, potrebbe chiedersi il mondo?
Nessuna, certo, ma la talpa non passa il tempo a strofinarsi gli occhi con le zampine, non ci vede e basta. Io, oltre a non vederci come sempre, me li stropiccio parecchio.
Ma ora la talpa è anche stufa e ha deciso che il tempo da dedicare a questo piccolo disagio è terminato, perché i malesseri sono come gli scocciatori, più spazio gli dai e più se ne prendono. A un certo punto vanno ricacciati indietro a pedate.
Risolto questo problemuccio a modo mio, la giornata di oggi la passerò più fuori che dentro, nonostante violenti scrosci di pioggia si riversino sulla talpa city a intervalli piuttosto regolari, ogni venti minuti circa.
Ma io sono munita di uno splendido impermeabilino blu e di anfibi e quale migliore situazione per testarli nel nuovo autunno?
Perché che lo si voglia o no questo è, autunno. E per quanto io non abbia mai sentito nessuno cantare le lodi di questa stagione, lui non fa che ripresentarsi come se niente fosse.
Lo scorso anno più o meno di questi tempi avevo dichiarato che avrei smesso di indossare sempre le stesse cose e che mi sarei dedicata al mio look e alla mia eleganza con spasmodica attenzione. Il proposito naufragò e io continuai ad afferrare giorno dopo giorno le stesse cose che mi capitavano a tiro e che 'mi facevano sentire a mio agio e nei miei panni'.
Ecco, non c'è niente di più sbagliato che sentirsi a proprio agio e nei propri panni. Quindi questo è un inno al disagio, una guerra al senso di sicurezza, una lotta contro le abitudini e un proposito di disconoscere me stessa.
Ma è carino fare una cosa del genere?
Probabilmente no, e la me stessa che voglio disintegrare si vendicherà. Anzi lo sta già facendo rendendomi cieca, e non oso pensare a cosa si inventerà pur di rimanermi appiccicata, ma non mi lascerò scalfire dai suoi stupidi attacchi.
Ma per cambiare se stessi basta uscire dai soliti panni e cambiarsi un paio di scarpe? Mi sa di no, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
Sul lavoro, grazie a quella guastafeste di TT, che si era insediata per molti mesi nella mia tana per controllarmi a vista, ho fatto notevoli progressi. Ma chi dice che siano progressi? Perché io mi piacevo di più prima, quando non facevo niente e per farmi fare qualcosa quella lì mi doveva infilzare con degli spilloni o legarmi alla sedia. Che gusto c'è quando non si deve più lottare?
Gli scansafatiche sono decisamente sottovalutati e nessuno capisce che i veri eroi sono loro.
Quindi oltre a uscire dai miei panni, non devo fare altro che smettere di lavorare e tornare a essere un'eroina che si gode il suo panciolle.
Le idee ce le ho chiare, non devo fare altro che metterle in pratica.
Ora, intanto, vado a uscire dai miei panni, nello specifico un pigiama di Paperino.
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