Wednesday, April 11, 2018

S.O.S. (Anzi no)

Ehm... aiuto!
Cioè...
O voi del mondo là fuori, la vedete la mia bandierina bianca, quella cosa che sventola dalla finestra? Ecco, ignoratela.
E lo vedete quel razzo che ho lanciato alto nel cielo? Ecco, ignorate pure quello.
Quando ho invocato il vostro aiuto non ero in me. Ora però sono guarita.
Sono stata presa in ostaggio, OSTAGGIO, da due tutorial del signor Adobe. Uno è quello di Illustrator, l'altro è Photoshop.
I due emissari hanno sequestrato la talpa nerd che era in me e non hanno dovuto faticare neanche un pizzico.
Il signor Adobe li manda nel mondo, come Paperino quando vende le spazzole porta a porta, solo che le sue non le compra nessuno, i tutorial riescono a farti comprare la suite intera anche se non ti serve.
Io li amo immensamente.
Il signor Adobe da un paio di giorni sta seduto su una comodissima poltrona, dietro le quinte, fuma il sigaro, infatti mi sta appestando, gli occhi avidi fissi su di me, in preda alla goduria più sfrenata. Ogni tanto sgancia la schiena dalla sedia, si sfrega le mani, sogghigna e poi si appoggia di nuovo. Lo spettacolo è uno dei migliori che gli siano mai capitati.
Io, dal canto mio, non avevo idea che dentro di me abitasse una simile nerd e le sono immensamente grata. Le rimprovero solo di non essersi fatta viva prima. Cosa diavolo stava aspettando?
Dunque caro mondo là fuori, tiepido, sbiadito, insignificante e con così poco da offrire, scusa se ora mi ritiro, ma i tutorial mi aspettano.
Gradirei solo che qualcuno mi nutrisse, possibilmente con una cannuccia.
Ma non esistono questi che sfrecciano con le biciclette e quei cuboni rosa che si chiamano Foodora?  Bene, se me lo portassero su, il cibo e me lo somministrassero in modo che non debba distrarmi in futilità, sarebbe perfetto.
Ignorate prego la mia richiesta di liberazione e lasciatemi prigioniera e felice.
Grazie e divertitevi pure voi, se ci riuscite.

Monday, April 24, 2017

Comportamenti sbagliati.

Mentre mi dedicavo a una delle pulizie semestrali della tana, una certa debolezza negli arti mi ha suggerito che era giunta l'ora di mettere qualcosa sotto i denti.
Poiché durante le operazioni di pulizia la cucina è chiusa, sono andata nel bar vicino alla tana, quello delle situazioni di emergenza, raggiungibile in pochi passi.
Tale bar, come tutti del resto, offre spesso ottimi spunti di riflessione. A offrirli sono gli avventori come me, il che mi fa domandare che tipo di spunti offrirò io agli altri. Ma che ci pensino gli altri a questo, appunto.
Per quanto mi riguarda, oggi mi sono dedicata a un ragazzo entrato proprio mentre sgranocchiavo il mio panino e bevevo un ottimo cappuccino.
Il motivo per cui ha attirato la mia attenzione non era il modo in cui era vestito, degno di nota anche quello, ma il dramma che pare avesse rovinato la sua giornata al risveglio.
La mia giornata è cominciata malissimo, ha detto al barista forse amico suo. Mi hanno rovinato una padella da trecento euro. Di primo mattino. Al ristorante? Ha chiesto il barista. No, macché, a casa, una padella mia. Da trecento euro, ha ripetuto il ragazzo affranto.
Una padella da trecento euro? Come diavolo si fa a spendere trecento euro per una stupida padella?
Shhh, non giudicare.
(È necessario che io dica che dopo essermi liberata di quella rompiscatole di TT, la sua fastidiosa presenza è stata prontamente rimpiazzata da una zen talpa, che quindi chiameremo ZT, la quale intenderebbe guidarmi lungo i sentieri del buon comportamento).
Ma sono trecento euro, non ho capito male, l'ha anche ripetuto.
Non si ascoltano le conversazioni altrui.
Era bollente e l'hanno messa sotto l'acqua ghiacciata, ha aggiunto il ragazzo.
Quindi nessuno l'ha presa a martellate. E che succede, si è buscata un raffreddore?
Non fare dell'ironia sulle disgrazie altrui.
La disgrazia consiste nell'avere una testa che ti porta a spendere trecento euro per una padella, oh, ma dico, trecento.
Tu le spenderesti per uno stupido cappottino.
Mica è lo stesso.
Si vedono le pagliuzze e non si vede la trave nel proprio occhio.
Vabbè.
Il ragazzo era vestito con dei pantaloni grigi, larghi, sformati e anche un po' rotti.
Ma che è uscito col pigiama questo?
Non si guarda come è vestita la gente, l'abito non fa il monaco.
Mica posso vedere tutti nudi, ovvio che guardo come sono vestiti gli altri.
Sopra il pigiama, perché nessuno me lo leva dalla testa che quello era un pigiama e che era uscito così per la disperazione della padella. Ci credo, trecento euro. Così ora ci penserà  venti volte prima di spendere così tanto per una padella. Oh, dico, una padella.
Una padella sì, fatti gli affari tuoi.
(ZT pur essendo zen ogni tanto, al mio cospetto, perde la pazienza e usa toni che non le sarebbero consoni).
Il ragazzo, furbo quando non si tratta di padelle, sopra al pigiama aveva indossato una elegante giacca blu doppio petto, di un tessuto pigiamoso anche quella. Che dorma con quella giacca? In ogni caso l'idea di corredare un deformato pigiama con un doppiopetto è una mossa che gli vorrei copiare, perché anch'io a volte esco con indumenti pigiama-simili. L'errore che commetto però, è di peggiorare la situazione infilandomi giubbotti deformati anch'essi. Invece basta coprirsi di eleganza per rimuovere la sciatteria che sta sotto. Se lui non si fosse fregato con quella padella avrebbe avuto tutta la mia ammirazione.
Oh, trecento euro una padella.
Rovinata con l'acqua fredda.
Oggi voglio proprio andare in un negozio e chiedere 'scusi, mi farebbe vedere una padella da trecento euro? Voglio solo vedere com'è, si scordi che io possa mai comprare una cosa simile'.


Sunday, March 5, 2017

Rinnovamenti.

Dopo aver dato una sistemata alla tana reale (in tutti i sensi), impiegando due settimane per montare due minuscole cassettiere e due minuscole librerie, mi sto dedicando a rassettare la casa virtuale, o le case, non so, visto che sto cercando di ripristinarne anche una in disuso, piena di ragnatele e col tetto bucato.
Il lavoro si prospetta più lungo di quello occorso nella tana.
In questa smania di sistemazione mi è venuta anche l'idea di costruirmi un sito.
Forse non aveva tutti i torti quella sconsiderata di TT quando parlava di costruzione o forse per colpa sua mi sono trasformata in una ediltalpa.
Il sito a prima vista parrebbe cosa semplice da fare, un po' come costruirsi un blog, ma invece non è semplice per niente, perché pone davanti a quesiti insormontabili, non si tratta solo di piazzare un divano un tavolo e qualche sedia.
Il primo quesito che salta nella chiorbina è:
Chi sono io?
Boh.
Cosa voglio metterci qui dentro?
Boh.
Cosa voglio dire con questo sito?
Boh.
Allora perché diavolo lo sto facendo?
Boh.
Quindi la costruzione di un sito fa sorgere problemi esistenziali di notevole entità, per cui mentre cerco di costruire un sito, demolisco me stessa.
Ora, siccome non mi piace pensare, quel che sto cercando di fare da ieri, è aggirare le domandelle scomode e andare avanti come niente fosse, che vuol dire lavorare nell'incoscienza come ho sempre fatto.
Questo mi porta a non sapere dove mettere le zampine, quale tamplate scegliere e quali oggettini infilarci dentro.
Deve essere per questo che ho deciso di venire qui e rispolverare un po' questo, perché dice che il cervello, quando si trova di fronte alle difficoltà si ritira e sceglie una stradina semplice semplice che non gli costi tanta fatica. E io ovviamente sto dietro a lui.
In tutto questo non faccio che pensare che non ho ancora comprato l'amaca e che se l'avessi fatto probabilmente non mi sarei trovata a dibattermi tra questi stupidi dilemmi.
Come se non bastasse, ogni volta che appendo un calzino piove, come lo tolgo esce il sole.
Vorrà dire qualcosa?

Sunday, February 5, 2017

Una domenica tutt'altro che qualunque.

Tutto è cominciato venerdì, quando ho deciso di fare una capatina da Ikea. Per sistemare un po' di cose, mi sono detta. E ho acquistato il necessario (concetto sempre molto discutibile) perché tale sistemazione avvenisse.
Essendo priva di automobilina ho scelto la consegna nella tana, al modico prezzo di euro cinquantanove. Per tale prezzo non puoi avanzare pretese su giorno e ora di consegna, ti becchi quello che capita. Ogni pretesa costa ventinove euro in più. 
La consegna è stata stabilita per domenica, cioè oggi, dalle sette alle nove.
Gulp! Ho detto io, siete sicuri? Sicurissimi, hanno risposto, senza sorridere, quindi non era uno scherzo.
Eh eh, non verranno prima delle nove, mi sono detta.
L'ottimismo bisognerebbe infilarlo in un cassetto e chiuderlo a chiave.

6.48 (di oggi che è domenica).
Squilla il telefono. Siamo quelli di Ikea, stiamo arrivando. ORA? (urlo nel telefono). Fra quindici minuti saremo lì (risponde imperturbabile).

6.50 Mi trascino fuori dal letto e mi siedo su uno scalino in attesa, il mento nella mano perché la testa ha qualche difficoltà a stare su da sola.

6.53 Suonano (altro che quindici minuti). 

7.04 La consegna è terminata, gli scatoloni giacciono nella tana. Sono saliti per quattro piani sulle spalle dei due uomini e improvvisamente 59 euro mi sono sembrati pochissimi.

7.10 Lo stupido ottimismo si ripresenta. Meglio così, mi dico, hanno già consegnato tutto, posso fare colazione in pace e poi mettermi al lavoro.

7.20 Colazione.

7.40 Beh, mica si può cominciare a montare mobili prima delle nove
7.41 Perché no, però?
7.42 Boh
7.43 Ma che faccio se non li monto, c'è una tale casino che non riesco neanche a muovermi
744 Guardo le scatole accatastate davanti alla porta del bagno
7.45 Prendo la prima e la apro.

7.46 Scelgo la playlist giusta su spotify, sunday stroll e comincio.

7.50 Con questa playlist non mi ferma nessuno, potrei montare anche una cucina. Senza spotify Ikea potrebbero anche demolirlo. 

8.00 Basta seguire le istruzioni e dirsi che Ikea non sbaglia mai, quindi anche quando il mio pannello appare diverso dal loro e i buchi non tornano, non mi devo dire che hanno sbagliato loro, ma che sto sbagliando io. Ikea non sbaglia mai, sei tu che stai sbagliando, Ikea non sbaglia mai, sei tu che stai sbagliando, Ikea non sbaglia mai, sei tu che stai sbagliando.

9.00 Però che bellezza montarsi i mobilini da soli, c'è molta più soddisfazione e usarli sarà tutta un'altra cosa. Amo Ikea e i mobilini da montare. 

9.30 La la la. Amo spotify e Ikea. Amo il cacciavite e il martellino e tutte queste vitine diverse

9.50 Ma questi cilindretti di legno fin dove andranno infilati? Fin dove entrano o fino a metà?

10. Ops, fin dove entrano no, perché spariscono nel buchino, meno male che ho il set di attrezzini di Ikea e ci sono anche delle pinze da estrazione. Ecco fatto. Sono un piccolo genio, sono così portata.

10.30 Che importa anche se impiego una settimana a montare tutto? E poi fuori piove, posso fare questo tutto il giorno.

11.00 Puff pant. MI sta venendo un calletto nella mano a forza di avvitare. Odio i calli nelle mani.

11.10 Quando finisce questa cassettiera? E sì che ha solo due cassetti e è minuscola. Meno male che non l'ho presa più grande, eh eh.

11.30 Wow, è finita. Com'è bellina! Molto più di quella già montata nel negozio. Vedi a farsele da soli le cose.

11.40 Ecco. Ci ho messo solo quattro ore, mica tanto.

11.41 E ora?
11.42 Ne inizio un'altra
11.43 Uhm
11.44 Ho fame
11.45 Ho sonno
11.46 Ho fame, sonno e sono tanto stanca

11.47 Forse non è così divertente montarsi i mobilini da sé. Forse è cento volte meglio quando te li portano già montati e tu puoi stare in panciolle nel frattempo.

11.48 È solo un po' di stanchezza, vado a fare un'altra colazione

11.50 Bar. Cappuccino e croissant. Questa è vita.

12.20 Tana. Scatole. Ikea.

12.30 Osservo e scelgo una playlist per la seconda cassettiera, diversa dall'altra. Perché cavolo non l'ho presa uguale, almeno sarei andata più spedita? Stanno anche vicine e una diversa dall'altra faranno schifo. Macché, la diversità movimenta le tane e la vita. 

12.40 A noi due seconda cassettiera.

12.58 Perché questa cassettiera, che è minuscola come l'altra, ha tutti questi pezzi in più? E viti? E roba di natura sconosciuta? Ribadisco il concetto, perché non le ho prese uguali, che l'altra mi piace anche di più? E ha meno pezzi. Uff!

13.39 Ikea non sbaglia mai, sei tu che stai sbagliando. Eppure questo disegno è sbagliato! Non può essere altrimenti perché io quelle vitine le ho già messe e ho ricontrollato tutte le mie mosse. Sono giuste! Che devo fare, scrivere ai signori Ikea e segnalare l'errore e per questo mi faranno la prossima consegna gratis? Ma Ikea non sbaglia mai, sei tu che stai sbagliando, quindi la cassettiera crollerà la prima volta che aprirò un cassetto.

13.52 Ikea può sbagliare e questa non è una bella notizia, perché allora non ci si può fidare proprio di nessuno. Che cavolo, Ikea non può sbagliare. Ma il dubbio mi resterà per tutta la vita. Grazie a Ikea, in me ora risiede un dubbio permanente.

13.58 Se le cassettiere non avessero i cassetti si farebbe molto prima.

14.16 Puff pant. Parte insidiosissima. Infilare 27 chiodini. Non sono mai riuscita a infilare un chiodo dritto. Che questo esercizio mi serva per imparare a scapito di una stupida cassettiera munita di cassetti? 

14.18 Ho infilato la metà dei chiodini, tutti storti e mi sono stancata moltissimo. Lo spazio ristretto richiede una perpendicolarità che io non ho.

14.20 Ahia! Un chiodino ha cercato di infilzarmi il dito.

14.25 Ho moltissima fame. Farò una pausa. Chissà che dopo una pasta al pomodoro non li infili più dritti.

15.30 Il pranzo ha giovato al mio stomaco e al mio spirito, ma non ai chiodini. Il mio infilarli storti ha nuociuto ad alcune parti della cassettiera, che si sono rigonfiate oppure la punta è apparsa dove suppongo non dovesse apparire. Per questo motivo ho ritenuto opportune ridurre il numero da ventisette a venti circa. Spero che la diminuzione non provochi un danno strutturale, ma credo nulla possa essere peggio di quei chiodi che me la stanno riducendo a una groviera laddove dovrebbe essere liscia e integra.

15.45 Noto con sommo dispiacere che Ikea, se i passaggi da uno a tre li hai ripetuti cento volte, inizia a darli un po' per scontati. La faccenda non mi piace, perché sto già facendo un duro lavoro manuale e non voglio sforzare anche il cervello. Che ripeta dunque, senza dare per scontato che io sia un essere pensante.

16.03 Perché le cassettiere hanno i cassetti?

16.06 I mobili di Ikea non sono tutti uguali, alcuni si montano meglio e altri peggio. La prima cassettiera si montava meglio e non dava niente per scontato, era  molto meno approssimativa. Umpf! Perché non ne ho comprate due della specie della prima?

16.33 Finita seconda cassettiera. Giaccio su una sedia, stremata. E ora? Dovrei montare tre librerie e uno scaffaletto. E se invece uscissi a fare un giro? 

!6.34 E la tana? Come si fa a lasciare tutto in queste condizioni? Non riesco neppure a camminare.

16.35 Beh, posso continuare a scavalcare.

16.36 Certo, meglio uscire, un po' d'aria non potrà che farmi bene.

16.54 Ha ricominciato a diluviare. Il cielo non vuole che esca, vuole che continui a montare mobilini di Ikea. Sgrunt!

16.56 Ma sono stanca e non capisco più niente. L'idea di aprire solo un'altra scatola e vedere quei misteriosi pannelli mi getta nello sconforto.

16.57 Beh, anche se diluvia e non posso uscire, posso sempre guardare un film in casa o leggere un libro, perché no?

17.00 Ma sì, guarderò un film. 

17.10 Ho cercato di raggiungere la camera da letto, ma non ci sono riuscita.

17.30 Credo che andrò a dormire in albergo.

17.40 Non sono più sicura di amare Ikea e i suoi mobilini. Spero che nel film che sceglierò di vedere appaiano solo case vuote.

Sunday, January 29, 2017

Le cose veramente importanti.

Stamattina mi ero messa al lavoro. Perché non è vero che ho smesso il sei gennaio, o meglio ci ho provato, ma non ci sono riuscita.
Non che mi ammazzi di fatica, sia chiaro, ma lo stop che mi ero imposta, lungo un tempo indeterminato, mi rendeva più bizzosa di Paperino.
Quindi mi è toccato riprendere a lavorare.
Però nel frattempo avevo perso quel po' di allenamento che mi ero costruita e quindi mi tocca ricominciare da capo.
Tutto questo è colpa di quella scellerata di TT.
Ad ogni modo ho capito una cosa fondamentale. Che il lavoro non serve per la creazione in sé, ma per il piacere di poter dire che non ne ho voglia. Perché se nelle giornate non c'è qualcosa da scansare non c'è gusto.
Che sia un tipo di gusto perverso è evidente, ma fare finta che non ci sia non serve a niente.
Quindi lavorare e potermi lamentare è il top.
Ma non solo. È l'unico vero modo per godere del panciolle.
Un panciolle non è panciolle se non è seriamente minacciato.
Ad ogni modo, stamattina ho lavorato un pochino e mi è servito per ricordarmi del sacro proposito del 2017. Acquistare un'amaca da appendere in casa. E stavolta vado fino in fondo.
Mi ero bloccata pensando a dove avrei potuto trovarne una nella talpacity, ma poi mi sono ricordata che le nostre city sono nel web e allora ho trovato tutto il trovabile dal signor Amazon.
A questo punto non mi resta che definire i particolari, i fissaggi per non finire col cullino sul tappeto e un'amaca nuova fiammante entrerà a far parte stabilmente della talpa tana.
Inutile dire che la cosa mi dà tanto, ma proprio tanto.
E credo che se oggi non mi fossi messa in testa di lavorare non sarei arrivata a tale, grandiosa consapevolezza.

Monday, January 16, 2017

Propositi sbagliati.

Grazie a quella scellerata di TT per un anno ho lavorato troppo e, sì voglio usar questa vergognosa parola che a lei piaceva tanto, ho prodotto.
Produrre, costruire, fare fare fare.
Ecco quel che è successo per colpa sua.
Ora, non che non sia contenta di quel che ho prodotto e costruito, ma se avessi prodotto meno sarei stata contenta lo stesso.
Il più e il meno sono concetti relativi e non sono per niente sicura che rubare terreno al panciolle in modo così selvaggio sia un bene.
Non sono neppure sicura che rinchiudersi in ferrei programmi o liste o come le vogliamo chiamare, tutti i giorni, sia un bene.
Ho come l'impressione che anche il cervello, a furia di rispettare quelle liste, cominci a dividersi in rigidi compartimenti corrispondenti alle righini da rispettare e spuntare. 
Non sono per niente sicura che le regole applicate lo scorso anno siano state di così grande giovamento. Ma c'è anche un lato positivo: averle messe in atto mi mette nelle condizioni di poterle criticare. Come dire che bisogna provare un po' tutto.
Però quest'anno non intendo fare lo stesso, proprio per niente.
Voglio fare poche liste e rispettare pochi programmi, perché non voglio un cervello programmato.
Voglio uscire se mi va e anche fare molto panciolle.
Voglio dedicare ampio spazio al relax, al pensiero libero dal monitor di un computer, voglio andare dove mi porta il fiuto e se non mi porta da nessuna parte allora starò ferma. 
Voglio ridere molto, voglio avere poco controllo sulle mie giornate e su tutto il controllabile.
E soprattutto voglio produrre poco, perché produrre tanto non serve a niente, riduce solo il cervello. 
Ecco perché mai proposito fu più appropriato di quello espresso un po' di tempo fa, ovvero comprare un'amaca da appendere in casa.
Ecco, quell'amaca sarà l'emblema del mio nuovo anno.
E ora è tempo che vada a comprarmi un berrettino che mi piace.
Questo è quel che si dice rinsavire.

Sunday, January 1, 2017

Di tutto un po'.

Oggi è il primo giorno del nuovo anno. 
È iniziato all'addiaccio. Vorrà dire qualcosa? Ieri sera mi sono dimenticata le finestre aperte nella cucinata della talpa e al risveglio non è stata per niente una bella sorpresina.
Voglio subito dire che ieri, nell'ultimo giorno del vecchio anno sono riuscita a comperare due abitini nuovi da Zara, di cui uno a palle grandi. Non passa inosservato, ma è molto carino. Dato che ho fatto acquisti nell'ultimo giorno dell'anno dovrei farne anche nel primo del nuovo? Tanto per assicurare una continuità, una specie di link fra il vecchio e il nuovo e quale mezzo migliore dello shopping per legarli. 
Però oggi c'è una cosa che vorrei fare, anzi svariate. Vorrei mettere in questa giornata un po' di tutte le mie cose, come una pratica di buon auspicio, un imprinting per tutto l'anno a venire.
Ecco perché di (quasi) buonora mi sono messa a scrivere.
Una volta finito vorrei passare a:
Disegnare
Dipingere paperino
Leggere
Riscrivere
Danzare
Ascoltare musica (ma quello lo sto già facendo)
Guardare un film, in casa o al cine fa lo stesso, basta guardarlo
Suonare la chitarra
Disegnare con la drawing pen
Disegnare sulla prima pagina del mio nuovo digitalizzatore di appunti
Bere un cappuccino
E infine, spargere una considerevole dose di amore.
Lo so, non sono poche per una sola giornata, ma in fondo basta che dedichi anche solo cinque minuti a ognuna, l'importante è che ci siano tutte.
Resta il punto interrogativo dello shopping, ma credo che una cosina, anche piccola, dovrei comprarla.
Ora devo andare perché se no rischio di non farcela.

Saturday, December 31, 2016

Piccoli slittamenti.

Ieri avevo appena formulato il mio proposito di lavoro fino al sei gennaio, mi ero già arrampicata sullo sgabello e ero in procinto di aprire il file. Su quelli ho l'imbarazzo della scelta, che può essere bene, perché poter scegliere è sempre una gran cosa e può essere anche un male, perché vuol dire che il lavoro da fare non mi manca. Comunque prima di accingermi a tale impresa ho pensato bene di dare un'occhiatina al cellulare.
Sono tante le attività che mi saltano nel cervello quando sto per aprire i file di lavoro.
Il cellulare credo si piazzi in testa alla classifica.
Poi abbiamo.
Impellente bisogno di lavare qualunque cosa risieda nel lavello.
Andare in bagno a guardarmi nello specchio, come se la mia immagine riflessa potesse rivelarmi chissà quali cose.
Fare il letto.
Fare un girello per la casa indugiando intorno ai miei vestiti per valutare eventuali carenze.
Meditare, che vuol dire crearmi un alibi lungo dieci minuti di dolce far niente.
Riflettere su eventuali acquisti (la meditazione è un momento perfetto per questo). L'amaca si conferma al primo posto tra i miei interessi.
Confondermi la testa pensando che invece di aprire il file dovrei disegnare, o dipingere, o leggere o comunque fare altro.
A volte, da tali attività torno al file. Altre invece prendo deviazioni che durano l'intera giornata. Il più delle volte mi portano fuori dalla tana, per evitare il pericolo che mi metta a lavorare sul serio.
Ieri, dicevo, ho preso il cellulare e ci ho trovato qualche messaggio di una mia amica che proponeva un girello in centro. Il dubbio che potessi rifiutare per uno stupido file non ha sfiorato neppure una parte del mio cervellino, per fortuna.
Ho comunicato che ero in pigiama e che avevo bisogno di un po' di tempo per lavarmi, ho spento tutto senza il minimo turbamento e sono andata sotto la doccia.
Una mezz'oretta più tardi ero fuori e il lavoro era solo un lontano ricordo. Non sono rientrata prima delle otto della sera.
E eccomi qui. Oggi è un nuovo giorno e i nuovi giorni hanno la fastidiosa caratteristica di rimetterti sul piatto i propositi rimasti incompiuti dal giorno prima.
So bene che il momento più pericoloso è quello dell'apertura del file, infatti ho già pensato che devo andare a fare la spesa e poi devo andare a ritirare dei pantaloni e se mi ci metto a pensare bene troverò altre cento cose da fare.
Devo spegnere il cervello e andare avanti col file?
Non saprei.
Il mio dilemma in realtà è un altro. Visto che ieri non ho lavorato, devo prolungare il periodo di attività fino al sette gennaio o lascio il sei e mi faccio lo sconto di un giorno?
Perché se devo prolungarlo rischio di arrivare a lavorare tutto l'anno slittando di giorno in giorno, perché anche solo pensare di lavorare è lavoro, che io lo faccia davvero oppure no.
Non credo vada bene entrare nel nuovo anno con dilemmi così grandi.
Però, slitto o non slitto?