Ieri avevo appena formulato il mio proposito di lavoro fino al sei gennaio, mi ero già arrampicata sullo sgabello e ero in procinto di aprire il file. Su quelli ho l'imbarazzo della scelta, che può essere bene, perché poter scegliere è sempre una gran cosa e può essere anche un male, perché vuol dire che il lavoro da fare non mi manca. Comunque prima di accingermi a tale impresa ho pensato bene di dare un'occhiatina al cellulare.
Sono tante le attività che mi saltano nel cervello quando sto per aprire i file di lavoro.
Il cellulare credo si piazzi in testa alla classifica.
Poi abbiamo.
Impellente bisogno di lavare qualunque cosa risieda nel lavello.
Andare in bagno a guardarmi nello specchio, come se la mia immagine riflessa potesse rivelarmi chissà quali cose.
Fare il letto.
Fare un girello per la casa indugiando intorno ai miei vestiti per valutare eventuali carenze.
Meditare, che vuol dire crearmi un alibi lungo dieci minuti di dolce far niente.
Riflettere su eventuali acquisti (la meditazione è un momento perfetto per questo). L'amaca si conferma al primo posto tra i miei interessi.
Confondermi la testa pensando che invece di aprire il file dovrei disegnare, o dipingere, o leggere o comunque fare altro.
A volte, da tali attività torno al file. Altre invece prendo deviazioni che durano l'intera giornata. Il più delle volte mi portano fuori dalla tana, per evitare il pericolo che mi metta a lavorare sul serio.
Ieri, dicevo, ho preso il cellulare e ci ho trovato qualche messaggio di una mia amica che proponeva un girello in centro. Il dubbio che potessi rifiutare per uno stupido file non ha sfiorato neppure una parte del mio cervellino, per fortuna.
Ho comunicato che ero in pigiama e che avevo bisogno di un po' di tempo per lavarmi, ho spento tutto senza il minimo turbamento e sono andata sotto la doccia.
Una mezz'oretta più tardi ero fuori e il lavoro era solo un lontano ricordo. Non sono rientrata prima delle otto della sera.
E eccomi qui. Oggi è un nuovo giorno e i nuovi giorni hanno la fastidiosa caratteristica di rimetterti sul piatto i propositi rimasti incompiuti dal giorno prima.
So bene che il momento più pericoloso è quello dell'apertura del file, infatti ho già pensato che devo andare a fare la spesa e poi devo andare a ritirare dei pantaloni e se mi ci metto a pensare bene troverò altre cento cose da fare.
Devo spegnere il cervello e andare avanti col file?
Non saprei.
Il mio dilemma in realtà è un altro. Visto che ieri non ho lavorato, devo prolungare il periodo di attività fino al sette gennaio o lascio il sei e mi faccio lo sconto di un giorno?
Perché se devo prolungarlo rischio di arrivare a lavorare tutto l'anno slittando di giorno in giorno, perché anche solo pensare di lavorare è lavoro, che io lo faccia davvero oppure no.
Non credo vada bene entrare nel nuovo anno con dilemmi così grandi.
Però, slitto o non slitto?
Sono tante le attività che mi saltano nel cervello quando sto per aprire i file di lavoro.
Il cellulare credo si piazzi in testa alla classifica.
Poi abbiamo.
Impellente bisogno di lavare qualunque cosa risieda nel lavello.
Andare in bagno a guardarmi nello specchio, come se la mia immagine riflessa potesse rivelarmi chissà quali cose.
Fare il letto.
Fare un girello per la casa indugiando intorno ai miei vestiti per valutare eventuali carenze.
Meditare, che vuol dire crearmi un alibi lungo dieci minuti di dolce far niente.
Riflettere su eventuali acquisti (la meditazione è un momento perfetto per questo). L'amaca si conferma al primo posto tra i miei interessi.
Confondermi la testa pensando che invece di aprire il file dovrei disegnare, o dipingere, o leggere o comunque fare altro.
A volte, da tali attività torno al file. Altre invece prendo deviazioni che durano l'intera giornata. Il più delle volte mi portano fuori dalla tana, per evitare il pericolo che mi metta a lavorare sul serio.
Ieri, dicevo, ho preso il cellulare e ci ho trovato qualche messaggio di una mia amica che proponeva un girello in centro. Il dubbio che potessi rifiutare per uno stupido file non ha sfiorato neppure una parte del mio cervellino, per fortuna.
Ho comunicato che ero in pigiama e che avevo bisogno di un po' di tempo per lavarmi, ho spento tutto senza il minimo turbamento e sono andata sotto la doccia.
Una mezz'oretta più tardi ero fuori e il lavoro era solo un lontano ricordo. Non sono rientrata prima delle otto della sera.
E eccomi qui. Oggi è un nuovo giorno e i nuovi giorni hanno la fastidiosa caratteristica di rimetterti sul piatto i propositi rimasti incompiuti dal giorno prima.
So bene che il momento più pericoloso è quello dell'apertura del file, infatti ho già pensato che devo andare a fare la spesa e poi devo andare a ritirare dei pantaloni e se mi ci metto a pensare bene troverò altre cento cose da fare.
Devo spegnere il cervello e andare avanti col file?
Non saprei.
Il mio dilemma in realtà è un altro. Visto che ieri non ho lavorato, devo prolungare il periodo di attività fino al sette gennaio o lascio il sei e mi faccio lo sconto di un giorno?
Perché se devo prolungarlo rischio di arrivare a lavorare tutto l'anno slittando di giorno in giorno, perché anche solo pensare di lavorare è lavoro, che io lo faccia davvero oppure no.
Non credo vada bene entrare nel nuovo anno con dilemmi così grandi.
Però, slitto o non slitto?
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