È passato del tempo da quella sera, ma l'ossessione non mi abbandona.
Tempo fa decisi, incautamente, di partecipare a una conferenza serale.
Ancora non mi faccio una ragione del perché non sia rimasta nella mia tana, a leggere un innocuo librino, stesa sul divano, con l'arietta che mi accarezza le gambe.
Avevo anche un po' di sonno (tanto per cambiare), ma mi sono detta 'talpa, su andiamo, non fare la noiosa'.
E avevo avuto un segno. Secondo me. Perché mi sa che i segni dovrei imparare a capirli, prima di seguirli, nemmeno fossi Scrat dietro alla ghianda.
Ero appena rientrata dalla city e avevo fatto una tappa in un bar per un cappuccino (tanto per cambiare), quando alcuni figuri fermi al banco davanti al mio tavolo, non un po' spostati in là, no, proprio davanti a me, si sono messi a parlare con molto entusiasmo di questa conferenza. Io, che in genere mi faccio gli affari miei e sono ai limiti dello scorbutico, anzi, forse lo supero di parecchio quel limite, mi sono messa a chiedere.
'scusate se mi faccio gli affari vostri, ma di quale conferenza parlate? E dov'è?'
A quel punto un ragazzo si è avvicinato, mi ha consegnato il suo cellulare e mi ha detto di scorrere. C'era il programma di tutte queste serate che avevano come tema il mare.
Senza stare a guardare i titoli ho deciso che era proprio quello che mi ci voleva, ho ringraziato e mi sono preparata per partecipare a tutte quelle in programma. La prima, l'unica a cui poi sono andata, perché le altre non mi hanno più vista seduta su quella seggiolina, era la sera stessa.
Argomento. I nuovi dolci animalini che popolano i nostri mari.
Ecco, gli squali a cui tutti pensano, compresa la sottoscritta, sono i migliori amici dell'uomo in confronto. Perché loro, i possessori di quella pinna che terrorizza al punto che se uno vede un delirino muore di infarto, ti mangiano solo perché ti scambiano per un tonno o perché fanno uno sbadiglio mentre gli nuoti davanti, ma forse la nostra carne gli fa anche schifo. Basterebbe munirli di un paio di occhiali e tutto sarebbe risolto. Questo, tra l'altro, me li ha fatti diventare simpatici.
Ma insomma, se vai a finire nelle fauci di uno squalo probabilmente la tua vita su questa terra era destinata a finire, perché ci vuole un certo impegno a trovarselo davanti e finire nella sua bocca mentre si annoia.
C'è invece una serie di pesciolini tropicali che hanno deciso che i loro mari non erano uno spazio sufficiente, hanno fatto una capatina da queste parti e si sono detti che era meno brutto di quanto pensassero e hanno deciso di costruirsi delle casette anche qui. Non so se ci vengano solo per le vacanze o se alcuni si siano proprio trasferiti, ma insomma, via via ci stanno.
Inutile che li enumeri tutti, perché tanto la mia testa è rimasta ossessionata da uno solo.
Si tratta di un essere in tutto e per tutto simile a una medusona, anche se pare non abbia niente a che vedere con quella famiglia, ma il vestitino gliel'ha copiato ben benino però.
Trattasi di un agglomerato di quattro esseri, come un condominio ambulante, in cui ognuno si occupa di una cosa, proprio come le brave famiglie. Uno va a fare la spesa, un altro guida, un altro si guarda intorno, un altro pensa a moltiplicarsi. Più o meno.
Questo condominio viaggia in superficie, perché in cima, al posto della testa ha una specie di barchina, infatti si chiama caravella, ma alla guida non c'è Cristoforo Colombo. C'è il mostro marino. Anzi i quattro mostri. Quattro mostri in uno.
Sotto questa caravella pendono numerosi tentacoli lunghi una trentina di metri, quindi più che un condominio, si può dire un grattacielo.
Su ognuno di questi tentacoli sono incollate centinaia o migliaia o decine di migliaia, non ricordo, di ventosine urticanti.
Se per caso questi quattro ti sfiorano, rimani così sfregiato, che la mia bruciatura di medusa di cui ho parlato per anni e ancora non mi sono chetata né, interiormente, ho smesso di piangere, in confronto è una puntura di zanzara.
La conferenza poi è andata avanti ma io ormai non ascoltavo più. La mia testa si era trasformata nel condominio e i suoi quattro condomini, che passeggiano indisturbati per i nostri mari.
Alla fine c'era lo spazio per le domande, a cui non ho partecipato, perché mi vergogno. Però, quando tutti se ne sono andati, mi sono avvicinata al biologo seminatore di terrore nei cuori talposi e ho chiesto.
'Scusi, ma quella specie di medusa che medusa non è, mi potrebbe dire dove si trova?'
Lui ha fatto un sorriso a ottanta denti e mi è sembrato di vedere spuntare una lisca fra due, come lo squalo di Nemo e ha risposto.
'Fai una cosa, stai sempre sopra vento'.
O sotto vento?
Ecco, sono una specie di surfista e né mi ricordo né so capire se devo stare sopra o sotto il vento per non incontrare il condominio assassino.
Ho insistito.
'Ma dove si trova? Al largo?'
'La persona di cui parlavo è stata colpita a pochi metri dalla riva'.
E la lisca ha brillato fra i suoi denti, così me ne sono andata.
E se ce l'avesse buttata lui nei nostri mari?
Perché questo qui è un biologo, su questo non ci piove, lo fa da una vita e tutti lo sanno, ma di ogni pesce descritto conosceva il sapore delle carni e si leccava i baffi. Quindi nessuno mi toglie dalla testa che abbia scelto questa strada solo per mangiare un mucchio di pesci.
E se fosse anche una specie di pazzo assassino?
Nulla di più facile.
Se i quattro condomini ti beccano, oltre a rimanere sfregiato il pericolo pare possa essere uno shock anafilattico. Ecco, una cosa chiedo, anzi invoco. Se mi dovessi imbattere nel mostro, lo shock mi colga subitaneo, perché non vorrei sopravvivere a un simile incontro.
Il punto è che i quattro pazzi, proprio come lo squalo, mica vogliono sfregiarti, non gliene può importare di meno. Hanno semplicemente dei tentacoli troppo lunghi che la corrente smuove come si trattasse dei capelli che la principessa butta giù dalla torre.
Quindi i problemi del mare si potrebbero risolvere mandando gli squali da un oculista e dicendo a questi condomini di legare con dei fiocchini i loro tentacoli urticanti e tenerseli vicino alla loro caravella, insomma basterebbe un parrucchiere. Un oculista e un parrucchiere per risolvere ogni problema.
Nonostante l'ossessione, il giorno dopo sono andata a surfare (a tentare di surfare) e al mostro, largo o non largo, non ho più pensato, perché la difficoltà della tavola mangia ogni ossessione.
Come si può vedere, i mostri più grandi mangiano sempre quelli più piccini e c'è qualcosa di positivo in questo, anche se lì per lì non si capisce.
Tempo fa decisi, incautamente, di partecipare a una conferenza serale.
Ancora non mi faccio una ragione del perché non sia rimasta nella mia tana, a leggere un innocuo librino, stesa sul divano, con l'arietta che mi accarezza le gambe.
Avevo anche un po' di sonno (tanto per cambiare), ma mi sono detta 'talpa, su andiamo, non fare la noiosa'.
E avevo avuto un segno. Secondo me. Perché mi sa che i segni dovrei imparare a capirli, prima di seguirli, nemmeno fossi Scrat dietro alla ghianda.
Ero appena rientrata dalla city e avevo fatto una tappa in un bar per un cappuccino (tanto per cambiare), quando alcuni figuri fermi al banco davanti al mio tavolo, non un po' spostati in là, no, proprio davanti a me, si sono messi a parlare con molto entusiasmo di questa conferenza. Io, che in genere mi faccio gli affari miei e sono ai limiti dello scorbutico, anzi, forse lo supero di parecchio quel limite, mi sono messa a chiedere.
'scusate se mi faccio gli affari vostri, ma di quale conferenza parlate? E dov'è?'
A quel punto un ragazzo si è avvicinato, mi ha consegnato il suo cellulare e mi ha detto di scorrere. C'era il programma di tutte queste serate che avevano come tema il mare.
Senza stare a guardare i titoli ho deciso che era proprio quello che mi ci voleva, ho ringraziato e mi sono preparata per partecipare a tutte quelle in programma. La prima, l'unica a cui poi sono andata, perché le altre non mi hanno più vista seduta su quella seggiolina, era la sera stessa.
Argomento. I nuovi dolci animalini che popolano i nostri mari.
Ecco, gli squali a cui tutti pensano, compresa la sottoscritta, sono i migliori amici dell'uomo in confronto. Perché loro, i possessori di quella pinna che terrorizza al punto che se uno vede un delirino muore di infarto, ti mangiano solo perché ti scambiano per un tonno o perché fanno uno sbadiglio mentre gli nuoti davanti, ma forse la nostra carne gli fa anche schifo. Basterebbe munirli di un paio di occhiali e tutto sarebbe risolto. Questo, tra l'altro, me li ha fatti diventare simpatici.
Ma insomma, se vai a finire nelle fauci di uno squalo probabilmente la tua vita su questa terra era destinata a finire, perché ci vuole un certo impegno a trovarselo davanti e finire nella sua bocca mentre si annoia.
C'è invece una serie di pesciolini tropicali che hanno deciso che i loro mari non erano uno spazio sufficiente, hanno fatto una capatina da queste parti e si sono detti che era meno brutto di quanto pensassero e hanno deciso di costruirsi delle casette anche qui. Non so se ci vengano solo per le vacanze o se alcuni si siano proprio trasferiti, ma insomma, via via ci stanno.
Inutile che li enumeri tutti, perché tanto la mia testa è rimasta ossessionata da uno solo.
Si tratta di un essere in tutto e per tutto simile a una medusona, anche se pare non abbia niente a che vedere con quella famiglia, ma il vestitino gliel'ha copiato ben benino però.
Trattasi di un agglomerato di quattro esseri, come un condominio ambulante, in cui ognuno si occupa di una cosa, proprio come le brave famiglie. Uno va a fare la spesa, un altro guida, un altro si guarda intorno, un altro pensa a moltiplicarsi. Più o meno.
Questo condominio viaggia in superficie, perché in cima, al posto della testa ha una specie di barchina, infatti si chiama caravella, ma alla guida non c'è Cristoforo Colombo. C'è il mostro marino. Anzi i quattro mostri. Quattro mostri in uno.
Sotto questa caravella pendono numerosi tentacoli lunghi una trentina di metri, quindi più che un condominio, si può dire un grattacielo.
Su ognuno di questi tentacoli sono incollate centinaia o migliaia o decine di migliaia, non ricordo, di ventosine urticanti.
Se per caso questi quattro ti sfiorano, rimani così sfregiato, che la mia bruciatura di medusa di cui ho parlato per anni e ancora non mi sono chetata né, interiormente, ho smesso di piangere, in confronto è una puntura di zanzara.
La conferenza poi è andata avanti ma io ormai non ascoltavo più. La mia testa si era trasformata nel condominio e i suoi quattro condomini, che passeggiano indisturbati per i nostri mari.
Alla fine c'era lo spazio per le domande, a cui non ho partecipato, perché mi vergogno. Però, quando tutti se ne sono andati, mi sono avvicinata al biologo seminatore di terrore nei cuori talposi e ho chiesto.
'Scusi, ma quella specie di medusa che medusa non è, mi potrebbe dire dove si trova?'
Lui ha fatto un sorriso a ottanta denti e mi è sembrato di vedere spuntare una lisca fra due, come lo squalo di Nemo e ha risposto.
'Fai una cosa, stai sempre sopra vento'.
O sotto vento?
Ecco, sono una specie di surfista e né mi ricordo né so capire se devo stare sopra o sotto il vento per non incontrare il condominio assassino.
Ho insistito.
'Ma dove si trova? Al largo?'
'La persona di cui parlavo è stata colpita a pochi metri dalla riva'.
E la lisca ha brillato fra i suoi denti, così me ne sono andata.
E se ce l'avesse buttata lui nei nostri mari?
Perché questo qui è un biologo, su questo non ci piove, lo fa da una vita e tutti lo sanno, ma di ogni pesce descritto conosceva il sapore delle carni e si leccava i baffi. Quindi nessuno mi toglie dalla testa che abbia scelto questa strada solo per mangiare un mucchio di pesci.
E se fosse anche una specie di pazzo assassino?
Nulla di più facile.
Se i quattro condomini ti beccano, oltre a rimanere sfregiato il pericolo pare possa essere uno shock anafilattico. Ecco, una cosa chiedo, anzi invoco. Se mi dovessi imbattere nel mostro, lo shock mi colga subitaneo, perché non vorrei sopravvivere a un simile incontro.
Il punto è che i quattro pazzi, proprio come lo squalo, mica vogliono sfregiarti, non gliene può importare di meno. Hanno semplicemente dei tentacoli troppo lunghi che la corrente smuove come si trattasse dei capelli che la principessa butta giù dalla torre.
Quindi i problemi del mare si potrebbero risolvere mandando gli squali da un oculista e dicendo a questi condomini di legare con dei fiocchini i loro tentacoli urticanti e tenerseli vicino alla loro caravella, insomma basterebbe un parrucchiere. Un oculista e un parrucchiere per risolvere ogni problema.
Nonostante l'ossessione, il giorno dopo sono andata a surfare (a tentare di surfare) e al mostro, largo o non largo, non ho più pensato, perché la difficoltà della tavola mangia ogni ossessione.
Come si può vedere, i mostri più grandi mangiano sempre quelli più piccini e c'è qualcosa di positivo in questo, anche se lì per lì non si capisce.
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