Monday, November 21, 2016

Una talpa dall'oculista.

'Sei una scellerata, una sconsiderata, una talpa in tutto e per tutto'
'E te lo meriti e se non fossi una dottoressa ti butterei fuori a pedate, che non ti meriti nemmeno di essere curata, ti infilerei un dito in un occhio'.

La seconda parte l'ho aggiunta io, è il sottotesto da me colto nella chiorba dell'oculista, una gentile signora che mi ha già salvato la pelle anni fa, in un'altra situazione in cui mi ero rivolta a lei solo quando ridotta al lumicino (nel vero senso della frase). Ma del resto dai medici si deve andare solo se si sta per morire, questo è il mio principio e gradirei che il mio corpo non mi riducesse mai al punto da dovermi rivolgere a uno di quegli sciocchi camici bianchi.
Fatto sta che io ero partita con uno zainetto, convinta di risolvere tutto in un paio d'ore e invece sono stata trattenuta per ben otto giorni. Non in carcere, no, me ne stavo bella bella nella mia casina, ma in clausura. Basti sapere che per nove giorni (otto più uno), sei ore e quarantasette minuti non ho acceso il computer.
Grazie a questo accidente per la seconda volta nel giro di un paio di settimane mi sono ritrovata a pensare che avrei voluto lavorare, quindi nessuno mi leva dalla testa che anche questa operazione di accecamento selvaggio sia opera di quella strega di TT.
Ho trascorso due giorni in uno stato di profonda prostrazione, più che altro per dover fare quel che mi veniva detto piuttosto che quello che avrei voluto (una delle peggiori cose che mi possano capitare), trascinandomi dal divano al letto. 
Quando ho capito che rischiavo le piaghe da decubito, mi sono alzata e mi sono trasformata nella casalinga disperata, pulendo la casina da cima a fondo, più e più volte.
Poi, come se non bastasse, ho invitato a cena le mie amiche talpe, le quali hanno attribuito tale invito con relativa cena agli effetti collaterali dei colliri o a una conseguenza della malattia e dentro di loro hanno pensato, ne sono piuttosto certa 'che si ammali più spesso, questa talpaccia'.
Ma è bene che non ci contino per niente.
Comunque gli effetti collaterali dei colliri ce li avevo tutti. Quando l'ho detto alla dottoressa se l'è presa talmente che stava davvero per buttarmi fuori dallo studio (credendo forse di farmi un dispiacere). Il perché della sua reazione non lo capisco, se sia così profondamente affezionata ai colliri da sentirsi come se avessi insultato un suo parente molto prossimo o se li prepari lei con le sue manine o vai a sapere. L'unica cosa che mi ha confermato è che dai medici non solo non bisogna andarci, ma qualora lo si dovesse fare perché la vita e la vista a volte ci gioca degli scherzacci, non bisogna dire niente o comunque dire meno possibile. In poche parole, dei medici non c'è mai da fidarsi.
Ho trascorso le giornate fra un collirio e l'altro e se non fosse che ora li sto eliminando a mio piacimento le mie giornate non sarebbero cambiate di molto.
Ma invece lo sono perché ora esco, cammino, anche se ci vedo il giusto e devo portare degli occhiali sul naso, che a detta di tutti mi stanno benissimo, ma non è vero per niente.
Lo scherzo più spiacevole che mi stanno giocando i miei occhi è che non mi fanno andare al cinema. Cioè ci vado, anche ieri ci sono andata, ma loro non hanno molta voglia di stare fissi sullo schermo e oltre a volersi posare più volte sulle mie ginocchia anche senza vederle, non mi fanno stare rilassata nella poltrona.
Il giorno in cui potrò tornare a sedere in una di quelle poltrone con tutto il mio agio, sarà una vera festa e solo allora mi riterrò del tutto guarita.
Non manca molto. 
Lo so.


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