Friday, November 27, 2015

Tetti nuovi e pezzi ritrovati.

Ho una casina nuova.
Cioè, la casina è sempre la stessa, ma il tetto è tutto nuovo, così nuovo che se ci si alza in mongolfiera lo si vede brillare di sotto. Peccato che io non ce l'abbia una mongolfiera a disposizione lassù per fare dei girelli all'occorrenza, ma ciò non toglie che il tetto sia nuovo e che non mi piova più sulla chiorbina e che i muri siano asciutti e puliti.
Tutto questo mi rende felice.
Poi ho recuperato, inaspettatamente, parti di me dimenticate. Erano in una specie di soffitta polverosa.
Tali parti, recuperate o ancora in via di recupero, non so bene, hanno l'aria di essere fondamentali, anche se io non mi ero neppure accorta di averle perse e anche questo quindi mi rende felice.
Perché a volte facendo ricerche, si possono trovare cose che non ci si aspettava di trovare e che non erano neppure quelle che si stavano cercando, ma che non per questo sono meno preziose.
Quindi va tutto bene.

Saturday, November 21, 2015

Trovato.

L'ho trovato!!! L'ho trovato!!!
Il mio adorato cappottino rosso.
Non solo l'ho trovato, ma è anche bellissimo. 
Non l'ho ancora indossato, perché tutto è accaduto solo ieri verso le diciotto e trenta, ma già appeso assieme a tutto il resto spicca e fa la sua meravigliosa figura.
Non ci pensavo ieri, ero uscita per comprare un tubetto di colore (guarda caso rosso anche lui) e una tela. Alla fine ho comprato due tele e quattro tubetti di colore, come faccio sempre quando vado lì.
Comunque passando davanti a un negozio ho visto diverse cose rosse appese e sono entrata, nemmeno fossi un toro invece che una talpa.
Ho sbirciato, si trattava per lo più di magliette stile ultimo dell'anno e quando stavo per uscire una ragazza ha chiesto se poteva aiutarmi.
“Sto cercando un cappottino rosso”. Ho risposto.
“Ne abbiamo uno corto e uno con le maniche nere, te li faccio vedere?”
Vediamoli.
Quello con le maniche nere era orrendo, quello corto era molto carino, ma aveva un difetto, era corto, non era il mio cappotto. Sarebbe stato perfetto se solo fosse stato lungo. Mi piaceva, stavo quasi per prenderlo, ma quel 'se solo' mi bloccava. Ho deciso di pensarci sopra e sono uscita per dirigermi verso colori e tela.
Poi un indizio mi ha portato verso un negozio dove ero già stata.
Stessa domanda dalla ragazza di questo negozio, stessa domanda da parte mia, ma...risposta diversa.
“Ne ho uno bellissimo che mi è appena arrivato”.
Me l'ha fatto vedere e lo era davvero bellissimo, era il mio, era lui.
Ne ho provati altri e lei, nemmeno mi conoscesse da una vita ha detto.
“Cercavi un cappotto rosso? Questo è bellissimo, ti sta benissimo? Devi prendere questo, non l'altro e stasera secondo me sarai felicissima”.
Lo so che il suo mestiere è vendere e con me è anche piuttosto facile, però stavolta era un po' diverso.
Non solo ho trovato il mio cappottino, ma in questi tre o quattro giorni ti davano anche in regalo un orologio e anche se non uso gli orologi, questo è bellino e comunque è un regaletto arrivato assieme al mio cappottino rosso.
Col mio sacchetto, felice che sorridevo e mi veniva quasi la lacrimuccia, sì, per un cappottino rosso, mi sono diretta verso le mie tele e i miei colori e carica dei miei gioielli sono tornata a casa. Nello zaino, tanto per non farmi mancare niente, avevo anche Uack!, collezione mensile dei fumetti di Carl Barks che il mio edicolante mi aveva lanciato mentre passavo dicendomi che era arrivato, anche se nessuno gliel'aveva chiesto. Perché lui sa.
Oltre ad aver trovato quel che desideravo, due sono le lezioni che ho imparato.
Mai giocare al ribasso, nel caso specifico accontentarsi di un quasi-cappottino rosso, ma andare sempre fino in fondo.
E non era vero che non lo volevo più, la mia felicità ne è la dimostrazione, anche quella è una trappola in cui è opportuno non cadere. 
Di nuovo, sempre andare fino in fondo.
Quindi, le lezioni non sono due, ma è una e è sempre la stessa.
Bisogna sempre, sempre andare fino in fondo.

Tuesday, November 17, 2015

Stati di avanzamento.

Essendo giornata di punto, è giusto che consideri lo stato di avanzamento dei miei propositi.
Dunque.
Progressi fatti nelle pirouettes, 0,000001. Ecco, se un progresso si può misurare in cifre, questa è la mia e il natale si avvicina e in men che non si dica mi piomberà addosso e se non sarò arrivata almeno a uno 0,1 non so cosa farò. 
La ricerca del cappottino rosso è stata vana, cioè non proprio vana, perché alcuni li ho trovati, ma non mi piacevano, quindi sul cappotto siamo sullo zero e basta, però sta accadendo che mentre lo cerco mi scopro sempre più distratta e non sono più sicura di desiderarlo davvero. Si può continuare a cercare un cappottino per inerzia?
Forse no.
Avevo anche una serie di amiche allertate che ogni tanto mi mandavano foto di cappotti rossi nelle vetrine, ma anche questi non andavano.
Un giorno una di queste mi ha chiesto 'ma tu hai altri problemi oltre al cappottino rosso?', però mi sa che lei l'ha chiamato cappotto, non cappottino, ma la domanda era proprio questa.
Io ci ho pensato un po' e non mi è venuto in mente altro per cui ho risposto 'no, non credo, anche perché gli altri si risolvono, ma questo no, non lo trovo'.
Lei mi ha guardato sconcertata.
Io ho risposto tanto per dire qualcosa, perché mi succede quasi sempre, quando mi fanno una domanda così a bruciapelo, la mia mente si svuota e anche frugando non ci trovo niente dentro, neppure uno straccio di problema.
Il problema è che continuo a non trovarne, questo è il mio problema.
Inoltre avevo un proposito importante, che era quello di indossare gonne tutti i giorni, ma non sta funzionando per niente. 
Quindi da oggi lo rinnovo.
Solo gonne d'ora in avanti.
Per il momento può bastare, mi sembra di avere il mio bel da fare.

Il punto.

Dice (non so chi, un sacco di gente credo) che ogni tanto si debba fare il punto per non perdersi.
Io ho individuato nella giornata di oggi il tempo giusto per farlo, il che significa che tale tempo dovrò sottrarlo al lavoro, che è naturale che invece avrei voluto lavorare e che soffro tantissimo nel non poter portare avanti i miei progetti, ma se il punto chiama io cosa ci posso fare?
È da non credersi la voglia di lavorare che mi viene quando non posso e il dispiacere che ne deriva. Deve essere questo dispiacere accumulato che poi non mi permette di essere efficiente quando invece potrei.
Comunque oggi, per quanto lo desiderassi profondamente, proprio non posso.
Il punto mi chiama e ne sono fiera.
Devo anche dire che il mio astrologo personale mi ha detto che sto lavorando troppo e che devo rilassarmi. Ha addirittura detto che tutto il lavoro fatto in passato è più che sufficiente per gli anni a venire e che quindi posso vivere di rendita per un bel po'.
Io lo amo, perché non mi ero accorta di essere così avanti e rischiavo di produrre troppo.
Grazie a lui, sono salva da chissà quali terribili conseguenze.

Sunday, November 15, 2015

Leggerezza.

Io non mi occupo di cose serie, non me ne sono mai occupata e non so neppure bene di cosa mi occupi e spesso questo genere di pensieri mi ha turbato e credo che continuerà a farlo di tanto in tanto. Ecco perché in momenti come questi me lo domando ancora di più, mi domando il senso della mia vita, il senso della vita un po' di tutti, cosa dovremmo fare, cosa potremmo fare e soprattutto se sia giusto continuare a fare quello che stavamo facendo, che io, ad esempio, stavo facendo, che certo a volte bisogna fermarsi un attimo. E non per il solito motivo che non ho voglia di fare niente e ogni scusa è buona per fermarmi anche più di un attimo, ma per capire, anche se poi vedo che anche se mi fermo non capisco, non capisco niente.
Questa roba qui di non capire, e sentire ancora di più vacillare il senso, mi successe anche un'altra sera, in cui mi trovai per caso attorniata da persone, persone come me, che vivevano esperienze terribili o le avevano vissute e che facevano molte cose per cercare di risolverle, per rendere il loro pezzo di mondo un po' migliore, un po' più facile e anche se il risultato importa eccome, la cosa più importante era che loro ci provassero. Ci sono persone che sono chiamate a farlo, altre che sono costrette, ma qualunque sia il punto di origine, il fatto è che loro ci sono, nel mondo, in alcuni punti del mondo queste persone ci sono e sono tante. 
E io cosa faccio, mi domandai quella sera e per quale motivo sono così fortunata, ma non la trovai la risposta, come non trovai altro da fare che essere quella che sono, che anche se non mi è molto chiaro, so che sono sempre stata nella parte più leggera del mondo, che la leggerezza è la condizione in cui mi trovo bene, e credo sia anche l'unica in cui so stare. E in momenti come questi mi chiedo quale sia lo spazio per la leggerezza e se abbia un senso che io continui a stare lì, anche se non c'è altro posto in cui sappia stare.
Ha senso, in un momento così, prendere una scatola di matite e guardarle e dirmi  che preferisco quelle tonde, piuttosto che quelle esagonali, perché tenerle in mano è tutta un'altra cosa e allora prenderle e sentire il piacere di rigirarle fra le mani per poi fermarmi e domandarmi perché una cosa così futile sia così importante per me e che senso abbia che proprio oggi o ieri io apprezzi una matita tonda.
Qual è il senso?
Io non lo trovo ma non posso smettere di prendere una matita in mano e sentirne il piacere e poi mettermi le cuffie sulle orecchie e usarle queste matite e poi posarle anche perché mi viene voglia di fare qualcos'altro e poi leggere un fumetto, perché paperino è una delle mie dimensioni preferite e il domandarmi perché non cambia le cose.
Che vivo la leggerezza in un mondo che leggero non è e non sembra avere voglia di esserlo e il senso di quel che sono si perde, ma anche di tutto il resto.
Perché non mi occupo di cose serie.


Sunday, November 8, 2015

È amore.

Mi sono innamorata, ma io lo sapevo che sarebbe successo.
Dell'acquerello o acquarello, che anche se mi sono innamorata non lo so mica come si chiama.
Ma il nome poco importa, si tratta di lui comunque lo si voglia chiamare.
Voglio imparare a dipingere il mare in modo incantevole, nel senso che voglio guardarlo e rimanere a bocca aperta.
Ora sono ben lontana da tale risultato, anzi possiamo dire che i risultati sono sullo schifoso andante, ma ci riuscirò, perché mi sono innamorata, appunto.
E con tale amore posso raggiungere qualunque risultato.
Devo dire che in questo periodo provo un senso di frustrazione rispetto a tutte le arti e tutte le tecniche. Sento che devo andare oltre, sia nella forma, ovvero tecnica che nel contenuto per esprimere le cose a modo mio, che si tratti di immagini o parole, ma sono legata a quello che so, invece sento che voglio andare oltre quel che so e che ho sempre usato, ma non so come si apra quella porta.
Suppongo abbia una maniglia, come tutte le altre porte, ma al momento non la trovo.
E anche i mari, voglio imparare a dipingerli a modo mio.
Credo che questa sia tutta una scusa per non leggere i manuali, seguire corsi e maestri e roba così.
Ma non li voglio fare i corsi, voglio fare tutto, ma proprio tutto, a modo mio.

Friday, November 6, 2015

Viva gli scrittori.

Un uomo che non è capace di dichiarare il suo amore a una donna è indegno di lei.
Mi inchino a Nick Hornby che l'ha scritta, questa frase.
Mi inchino a tutti gli scrittori che mi ricordano come dovrebbe girare il mondo quando tendo a dimenticarmene.
In realtà mi inchino a tutti gli scrittori.
Quindi forse dovrei inchinarmi anche a me stessa.
Ma è un po' complicato. 
E poi forse tutti questi inchini fanno venire il mal di schiena, meglio non esagerare.
Però... grazie Nick!

Monday, November 2, 2015

Cose che capitano.

Stanotte il mio papero si è messo a girellare per la casa.
Saltellava anche, a volte.
Poi, al mattino, è rientrato nella tela.

Sunday, November 1, 2015

Le medie difficoltà.

Da un po' di tempo a questa parte sono in sintonia con il mio oroscopista, anzi lo precedo addirittura, perché quando leggo i suoi oroscopi a me sembra di stare già facendo quel che lui suggerisce.
Sì, perché lui è uno che suggerisce comportamenti, attitudini e, di tanto in tanto, assegna compiti. Alquanto fastidioso a ben guardare.
Ma è il mio oroscopista, che vuol dire che penso che ogni suo oroscopo sia stato scritto per me personalmente, perché così deve essere. Si tratta di una fiducia assoluta.
Anche se lo precedo e tutte queste cose qui, ci sono molte parti dei suoi suggerimenti che non capisco, perché è piuttosto stravagante e forse anche un po' avanti per me, che pur precedendolo, spesso gli arranco dietro scervellandomi per cercare di capire cosa volesse dire.
In uno degli ultimi dava compiti e questo è il vizio peggiore che ha, perché mi sento di doverli seguire, perché come ho già detto, è il mio personale oroscopista e va seguito.
Uno di questi compiti era di fare ogni giorno qualcosa di media difficoltà. Gli altri non me li ricordo e alcuni ricordo di non averli capiti, che è buono così non devo eseguirli. 
Ecco. 
Qualcosa di media difficoltà.
Ho esultato a una prima lettura, perché la frasina era facile da capire.
Impegnati ogni giorno in un'attività di media difficoltà.
Alla seconda lettura e alla terza riflessione ho capito che nascondeva degli inghippi, diciamo degli aspetti che era chiaro che il mio oroscopista non aveva considerato.
Uno era che tutto quello che faccio è almeno di media difficoltà per me, a volte anche lavare i piatti; dalla media difficoltà poi si passa alla alta, poi alla altissima etc. La voce bassa nella mia giornata non è contemplata.
Bravissima, mi sono detta, vedi che lo precedi anche nei compiti e poi fai tutte cose di media difficoltà, caspita avrai un'evoluzione così grandiosa e veloce che quasi mi commuovo e quando stavano già per inumidirsi i miei occhi ho capito che forse non era così grandioso, insomma se lui dice così vuol dire che tutto dovrebbe essere piuttosto semplice, con delle piccole eccezioni inserite da noi, come e quando vogliamo. 
Io non inserisco come e quando voglio, io sono in balia della media difficoltà.
Poi mi sono detta, dai non ti buttare giù, forse non è proprio così e poi ho fatto quello che si fa sempre, cioè un po' di confusione nel cervello per insabbiare tutto e non pensarci più.
Però invece ho continuato a pensarci alla media difficoltà, ci penso tutti i giorni. Perché seguire un oroscopista può anche rendere ossessivi e io forse non avrei neppure bisogno di lui per esserlo. 
Però poi ci sono volte in cui mi accorgo che da una media-quasi alta difficoltà vengono fuori belle cose.
Una di queste è quando un papero mi sorge da una tela. 
Come oggi, che mi sono imbizzita, che non funzionava, che non mi piaceva, che modificavo e sfumavo e rifacevo e coloravo e non capivo più niente perché ci dovevo andare dentro ma al tempo stesso stare anche fuori, che è fantastico, ma stremante e poi non ero contenta e poi, dopo ore l'ho tolto dal tavolo sempre senza essere contenta, anzi essendo molto molto scontenta e poi per caso, dopo qualche ora, l'ho visto, sul tappeto, quel papero uscito dalla tela e era così bello e  aveva una vita così propria che mi sono detta che non potevo averlo fatto io.
E allora questo mi piace, quando le cose sono talmente belle che mi sembra le abbia fatte qualcun altro e invece mi sa che le ho fatte proprio io.
E proprio con quella media, ma diciamo anche alta difficoltà.