Tuesday, December 8, 2015

Giorni non facili.

Fra i libri che sto leggendo ce n'è uno su come svuotare la testa.
L'ho comprato piena di allegria e convinta che per me fosse cosa semplicissima, visto che già di partenza non è molto piena, ci girellano due o tre pensieri sempre uguali e metterli a sedere su una panchina non dovrebbe essere così difficile.
Illusa.
I miei non sono come gli altri, sono ostinati e dispettosi e io lo sono più di loro, quindi fra noi si è instaurato uno stato di lotta che non ha tregua.
Il libro dice anche e lo ripete come fosse la parte più importante da comprendere, che non si deve assolutamente combattere contro quegli impertinenti, perché più li combatti più loro stanno lì. Dice invece che li devi guardare come se niente fosse e alla fine loro, stanchi della tua indifferenza, se ne andranno da un'altra parte che non so se sia un'altra testa o nel mondo fuori, all'aperto, questo il libro non lo dice.
Quel che i libri non dicono e che nessuno ti insegna, è che ti possono dire quello che vogliono, tu ascolti e capisci solo quello che ti va di capire o che sei in grado di capire.
Il libro non considera le talpe bizzose e non capisce che io non ci penso neanche a fare finta che quelli lì non esistano e guardarli in cagnesco è l'unica cosa che ho voglia di fare, quindi trascorro le mie giornate in una strenua lotta con i miei pensieri con lo scopo di avere una testa vuota, una, come la chiamano loro, peaceful mind. Lo capisco che raggiungere la pace attraverso la guerra contenga un certo controsenso, ma tant'è, allo scopo di ottenere una mente quieta io sto lottando come una pazza. Il risultato al momento è tutt'altro che quieto, ma naturalmente sono più che convinta di vincere.
Sempre questo libro dice che non si può avere felicità senza tristezza, che sono due facce della stessa medaglia. Quando ho letto questa cosa prima ho storto il muso e poi stavo per buttarlo nel fuoco, come avrebbe fatto Pinocchio, ma non ho potuto farlo perché il fuoco non ce l'avevo, allora l'ho tenuto. 
Allora mi sono ricordata del giorno in cui avevo saputo di essere in finale. Ero stata super felice tutto il giorno. Poi del giorno in cui ho saputo di non aver vinto. Sono stata triste per tre o quattro minuti. Quindi tirando le somme, ho guadagnato una giornata di felicità contro qualche minuto di tristezza. Vista così, è una gran cosa e la medaglia non ha per niente le facce uguali e se sapessi dove vive quello che ha scritto questo libro andrei a dirglielo di corsa, ma mi accontenterò di questa vittoria silenziosa.
L'altro problema che ho, e qui il libro non mi dà uno dei suoi inutili consigli, è che da quando ho finito il libro sento un certo disagio. È come se in casa abitasse una persona nuova che mi guarda da un angolo, sta lì ferma e non parla e io non so cosa dirle, allora mi tocca stare sempre fuori per non vederla e tornare a notte fonda e andare a letto senza accendere le luci per non vederla. Ma per quanto ancora potrò vivere così? Prima o poi dovrò pur riappropriarmi della mia casa e dei miei spazi. Ci sarebbe la soluzione di buttarlo fuori di casa, del resto è casa mia, mica sua, ma la trovo un'operazione difficile, per non dire impossibile, e non capisco perché. Fatto sta che il problema esiste e il disagio anche.
Come si può capire, non sono giorni facili.

No comments:

Post a Comment