Oltre a instaurare un dialogo col libro che mi guardava in cagnesco da un angolo, da cui l'ho prelevato per poggiarlo su un divano, che mi pareva luogo più amichevole e più adatto a stabilire un contatto, io, anzi no, la talpa, sta ripristinando il terzo. In realtà lei è a un buon punto, insomma un bel pezzo avanti, ma quella è una faccenda maledettamente dura, perché non so dire a quali parti di me parli quel libro, ma certo non a roba facile.
Quindi mentre io dialogo con quello che non mi mette in condizioni facili, nonostante sia io ad averlo creato, la talpa affonda nell'altro e cerca di riportarlo in superficie.
Così impegnata su due fronti complessi, non posso non rispondere al sole che entra dalle finestre, all'operazione natale e regali che mi chiama e da cui mi lascio distrarre volentieri, da un papero che sta nascendo da una tela, da forme più definite che emergono da un'altra e da disegni che mi muovono le mani, perché tutto questo è leggero e la leggerezza è la chiave della vita, quella che tiene a galla anche tutto il resto.
Come del resto il dolce far niente, il cinema e la musica che ho nelle orecchie, senza la quale non potrei muovere un solo passo.
Quindi chi è che tiene tutto insieme, cosa è importante, quelle difficoltà o la leggerezza e la musica, che costituiscono il tessuto connettivo della mia vita?
La leggerezza, senza dubbio, con tutto ciò che si porta dietro.
La domanda, dunque è, posso lasciare solo lei e eliminare tutto il resto?
Caspiterina, non lo so, perché subito mi si ripropone la faccenda delle due facce della medaglia, dell'equilibrio degli opposti, di quel tutto di cui pare sia fatta la vita e di cui pare non si possa fare a meno.
Ma se la chiave che uso per aprire le porte e costruire la trama è la leggerezza ce la posso fare però, non è vero?
Intanto, prima di cedere al sole mi rituffo in quelle profondità che leggerezza o non, quando chiamano bisogna ascoltarle.
Poi però cederò al sole.
Io però mi sa che le medaglie le preferirei fatte di due facce uguali.
Quindi mentre io dialogo con quello che non mi mette in condizioni facili, nonostante sia io ad averlo creato, la talpa affonda nell'altro e cerca di riportarlo in superficie.
Così impegnata su due fronti complessi, non posso non rispondere al sole che entra dalle finestre, all'operazione natale e regali che mi chiama e da cui mi lascio distrarre volentieri, da un papero che sta nascendo da una tela, da forme più definite che emergono da un'altra e da disegni che mi muovono le mani, perché tutto questo è leggero e la leggerezza è la chiave della vita, quella che tiene a galla anche tutto il resto.
Come del resto il dolce far niente, il cinema e la musica che ho nelle orecchie, senza la quale non potrei muovere un solo passo.
Quindi chi è che tiene tutto insieme, cosa è importante, quelle difficoltà o la leggerezza e la musica, che costituiscono il tessuto connettivo della mia vita?
La leggerezza, senza dubbio, con tutto ciò che si porta dietro.
La domanda, dunque è, posso lasciare solo lei e eliminare tutto il resto?
Caspiterina, non lo so, perché subito mi si ripropone la faccenda delle due facce della medaglia, dell'equilibrio degli opposti, di quel tutto di cui pare sia fatta la vita e di cui pare non si possa fare a meno.
Ma se la chiave che uso per aprire le porte e costruire la trama è la leggerezza ce la posso fare però, non è vero?
Intanto, prima di cedere al sole mi rituffo in quelle profondità che leggerezza o non, quando chiamano bisogna ascoltarle.
Poi però cederò al sole.
Io però mi sa che le medaglie le preferirei fatte di due facce uguali.
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