Saturday, July 30, 2016

La talpa e lo sport.

Durante l'inverno passato avevo imparato a ripetermi una cosa, ed era che i limiti, per essere superati, devono essere riconosciuti.
Insomma, fare finta di non vederli è fantastico ma non li rimuove e ti tiene sempre lì, ferma nell'illusione che non esistano, che è una scelta di tutto rispetto e più in linea con un sano panciolle, ma io mi ero messa in testa di superarli invece.
Naturalmente era la danza che mi richiamava alla mente questa filastrocca più di ogni altra cosa 'guarda ai tuoi limiti, talpa, riconoscili e li supererai'.
Ecco, me la sono cantata talmente tante volte che ho iniziato a crederci sul serio, ma non credo di averli superati i limiti però. L'unica differenza era che prima vivevo felice senza vederli mentre ora li vedo e non è divertente.
Lo sport è il mio limite più tragico. E si è manifestato in tenera età.
L'unica cosa che sono riuscita ad imparare è andare in bici e deve essere questo il motivo per cui la amo così tanto. Forse è stato il primo esempio (non vorrei dire l'unico) di limite brillantemente superato. 
Lo so, è l'unico che superano tutti, ma io avrei potuto non riuscirci, quindi non sottovaluto la mia prodezza.
Poi fu la volta degli sport scolastici. Li odiavo talmente che al contrario di tutti, all'ora di educazione fisica avrei preferito un'ora di matematica.
L'incubo peggiore era la palla a mano (non so neppure se si scriva così e mi rifiuto di perdere tempo a controllare), quella roba che i professori amano, perché loro se ne possono stare in panciolle e i ragazzi (tutti tranne una) si divertono. Non esiste sport al mondo più brutto di quello. Quando le compagne si avvicinavano di corsa agguerrite per togliermi di mano una stupida palla (l'avrò avuta un paio di volte in tutto, forse) che io avrei ceduto più volentieri di qualunque altra cosa e più volentieri ancora l'avrei lanciata al di là del muro di cinta, non potevo fare a meno di chiedermi se fossero tutti pazzi o se lo fossi solo io.
La pallavolo era il secondo incubo. È probabile che richieda una velocità di pensiero che non ho e mai avrò. Nel tempo in cui dovevo decidere come mettere le mani, la palla arrivava, io non ero pronta e finivo per prenderla a metà tra le due posizioni, procurandomi immenso dolore alle dita e ai polsi, perché sono le palle più dure del mondo e invece di stare lì a riceverla, mi sarei scansata. Perché ricevere il dolore con gioia?
Le uniche volte in cui mi divertivo era quando si faceva il corpo libero.
Ho amato la danza da quando sono nata, compreso ogni suo dolore.
E quando un anno fa ho cominciato a fare yoga, dopo un mese che praticavo gli altri mi chiedevano se fossi un'insegnante.
Ecco, non per dire che fossi così brava, la domanda veniva solo perché quelli che fanno yoga, compresa la sottoscritta, non sono persone normali, dove per normale intendo qualcuno che non senta un bisogno quotidiano di contorcersi le ossa. Quelli che fanno yoga sono una massa di squinternati. 
Poi ho smesso, ma solo perché erano troppo buoni, mentre io sono e voglio essere bizzosa.
Per tornare allo sport, che di nuovo fa da contrappunto alle pratiche libere per cui sono invece portata, in età adulta mi sono poi cimentata in due sport che mi piacevano. Il primo era il tennis, che utilizza anch'esso una palla, piccola però, quindi oltre al problema di prenderla si presentava il problema di riuscire a vederla.
Il mio insegnante diceva che prima di colpirla dovevo vedere la scritta, tanta era l'attenzione che dovevo porre su quella cosa gialla che volava impazzita. Come dirgli che io a malapena vedevo la sfera e che più si avvicinava più andavo nel panico.
Questo però, a differenza di quelli provati in età più tenera, mi piaceva molto, forse grazie anche all'insegnante bravo e paziente che probabilmente faceva dell'insegnamento agli inetti la sua missione. Se riesco a far palleggiare lei non mi ferma più nessuno, era il suo mantra.
Così ho imparato che anche quando lo sport mi piaceva, il mio corpo lo rifiutava.
Dopo due anni di assidua frequenza ai corsi, perché quando mi piace qualcosa sono la più ligia degli allievi, mi sono arresa. Ho chiuso la mia carriera su un rovescio lungolinea con cui ho fatto un punto strepitoso e rotto le corde della mia racchetta. Che è rimasta così, a ricordare che ho chiuso su un momento di gloria, forse il più glorioso della mia vita.
L'insegnante, va detto, non era più lo stesso e quello nuovo non faceva dell'apprendimento degli imbranati la sua missione, ma anzi li avrebbe soppressi volentieri.
E veniamo al punto.
Il wind surf.
Da anni faccio lezioni e tutti, nessuno escluso, compresi i bambini di otto anni, dopo un tale numero di lezioni sono in grado di prendersi le tavole e andarsene in giro per i mari in lungo e in largo.
Io no.
Io continuo a fare lezione, a essere una principiante, a considerarmi tale e a non sentirmi in grado di prendere una tavola a andare.
Io negli sport mi sento sempre una principiante, non divento mai grande e indipendente.
Perché per gli sport non sono portata e dovrei abbozzarla una volta per tutte.
Perché sono una danzatrice e uso il mio corpo senza strumenti, palle, palline, racchette, tavole o vele.
Fatto sta che lunedì primo agosto farò la prima lezione di wind surf della stagione, in un mare nuovo, ondoso, insidioso e nella mia testa infestato da squali e vortici assetati di surfiste inette e con un insegnante nuovo. Forse perché penso che cambiare tutto possa modificare anche me, ma non è così.
Cambiare posto e insegnante non modifica la realtà.
Che la talpa non è portata per gli sport, che le piacciano oppure no e dovrebbe accettare questo limite, una volta per tutte.

Wednesday, July 27, 2016

Il Talpa d'oro.

Il mio oroscopista di fiducia dice che sto per ricevere il Talpa d'oro. 
Trattasi di un premio dato a quegli sfigati che hanno sgobbato per anni senza che nessuno se li filasse. Del resto il mondo è pieno di persone così, che ricevono tali premi quando non solo sono defunti, ma forse già reincarnati due o tre volte e chissà che non siano tornati a godere dei premi travestiti da discendenti di decima generazione.
Il mio oroscopista dice che lo riceverò nelle prossime settimane. Quando dice così non specifica mai quante. I tempi che usa sono questa settimana, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, quindi poteva andarmi anche peggio.
Comunque una mattina sarò svegliata da un fascio di luce che si poserà sul letto, come fossi su un palcoscenico. Ovviamente in quel momento non lo riconoscerò come presagio di giorno glorioso ma ne sarò anche infastidita, perché anche noi esseri talposi funzioniamo così, cioè male.
Mi parerò gli occhi infastidita e come sempre andrò in cucina a fare colazione, felice per quella. Ma suoneranno alla porta e mi faranno imbizzire, quindi deciderò di non aprire. Loro insisteranno, per fortuna e io aprirò decisa a urlargliene quattro. Ma non vedrò nessuno davanti, perché il malcapitato sarà prostrato ai miei piedi e prima che io possa rendermene conto dirà:
'Onorevole talpa, io mi devo scusare con lei a nome di tutti gli abitanti dell'universo perché non abbiamo riconosciuto il suo genio. Ma per fortuna un giorno un illuminato ci ha aperto gli occhi e da allora la nostra vita è cambiata'.
'Di cosa va cianciando? Si tiri su e faccia in fretta perché ho il caffellatte nella tazza'
'Sono qui per consegnarle il prestigioso premio 'Talpa d'oro'.
'Mai sentito. Che premio è?'
'Quello degli sfigat... ehm, di coloro che hanno lavorato una vita intera senza che le loro opere venissero riconosciute come fondamentali per l'umanità'.
E mi consegnerà l'invito per ritirare il premio in una serata di gala al Talpaforum.
Io tornerò alla mia colazione con un mucchio di nuove preoccupazioni.
La prima fra tutte sarà rinnovare il mio guardaroba, perché il mio nuovo status di genio vincitrice di importanti premi richiederà dei capi di abbigliamento adeguati.
Poi dovrò trovare un posto in casa degno di ospitare la talpa d'oro e luccicante. Siccome al momento non ne vedo, minimo dovrò farmi costruire una mensolina apposita.
Poi dovrò esercitarmi a diventare una talpa famosa che riceve premi, a camminare come tale, pensare come tale, conversare come tale.
Siccome avrò molto meno tempo a disposizione dovrò sistemare tutte le cose in sospeso, tipo pagare le bollette, finire quei due o tre quadri e quei sette o otto libri, leggere i duecentocinquanta che sono in libreria e portare una volta per tutte il peso fra il primo e il secondo dito, perché se no mi toccherò rifiutare il premio. Inoltre, un simile onore richiede che io faccia almeno tre pirouettes, perché tutto è correlato, anche se non sembra.
Quindi, grazie al mio oroscopista di fiducia, l'agitazione si è impossessata di me, non dormo più sonni tranquilli e temo che giungerò a ricevere il premio con le occhiaie.
Forse avrei preferito non averlo saputo, ma tanto lui non sta mai zitto.
Andrebbe tutto a posto se riuscissi a dimenticarmene e tornare come prima, ma non è possibile, perché non è tutto come prima.
Ora sono una talpa d'oro e certe cose non si possono cambiare.

Monday, July 18, 2016

Incontri singolari.

A me piace girellare per il mondo e incontrare persone sconosciute, dove per girellare per il mondo intendo anche cento metri da casa e per incontrare intendo scambiare parole, non solo sguardi distratti.
Stamattina sono andata all'ufficio postale, che da tempo non mi dava più tanta soddisfazione, perché non mi capitava più di fare una coda degna di essere chiamata tale. Non che possa parlare della gloria di altri tempi, ma in confronto alle ultime esperienze in cui non facevo in tempo neppure a tirare fuori il mio libro che spuntava il mio numero  quella di stamattina era più che soddisfacente. C'è stato il tempo di girellare, di sentire qualche commento, di sedermi e vedere scorrere davanti a me molti numeri vuoti e alcuni pieni.
C'è da dire che forse a creare il fortunato ingorgo contribuiva anche un nuovo sistema per scegliere il proprio numero, che gettava un certo sconcerto tra i presenti, sconcerto a cui io non sono stata immune, visto che per capire che tipo di pulsante dovessi pigiare ho impiegato ben cinque minuti e ho dovuto chiedere conferma a un conoscente, anche se sconcertato quanto me e tutto il resto.
Mentre ero seduta si è approssimata alla mia seggiolina una signora anziana, quindi io mi sono alzata perché si accomodasse, ma non gliel'ho detto. Quando compio questi rari gesti di gentilezza li taccio per due motivi: uno è che spero che il destinatario non se ne accorga e io possa rimettermi comodamente seduta, che tanto il bel gesto ormai l'ho fatto e l'altro è che penso non sia bello sentirsi dare dell'instabile da qualcuno che vuole farti sedere e allora ritengo sia meglio stare zitta.
La signora in questione non si è affatto curata del posto libero e anzi, dopo un po' mi ha voltato le spalle e si è incamminata in direzione opposta, così io mi sono prontamente ripresa la mia seggiolina.
Alcuni istanti dopo la signora non solo è tornata, ma mi ha guardato e quindi, contrariamente alle mie abitudini, mi sono alzata indicandole il posto.
'No tesoro, ti ringrazio'
Ha detto lei con una verve del tutto in contrasto col suo aspetto.
Poi si è liberato il posto accanto al mio e si è seduta e io ho trovato tutto questo molto singolare. 
E poi ha iniziato a conversare. Era una signora che aveva un modo di parlare pacato e distinto e devo dire che le signore così, specie di una certa età, mi incantano talmente che ci passerei una giornata.
'Ci vuole un po' oggi'.
Ha detto
Sì ma c'è un bel frescolino qui
Ho replicato

Ma anche fuori si sta molto bene, non possiamo proprio lamentarci.

No no certo, ha ragione

Comprendo che il caldo forte e umido che c'è a volte sia fastidioso e pesante, anche perché sono anziana, ma a me piace tanto l'estate, per come ci si veste, perché le giornate sono lunghe e si può riposare e resta tempo per fare molte cose e poi non si può essere egoisti, pensiamo anche alle persone che aspettano tanto per godersi le ferie e spendono soldi per venire qui. Non pensiamo a loro?

Sì certo
(io non ci ho mai pensato a questi qui)

E poi in inverno, col freddo, a me si ghiaccia il sangue nelle vene, vado avanti a cortisone e non potrei mica sedermi così come ho fatto ora

...
(forse è per questo che sulle prime non si era seduta, vedi che faccio bene a stare zitta e a rimanere seduta al mio posto)

Ha visto come è cambiato tutto? Sa, la tecnologia avanza, ma non sempre rende le cose più semplici e per noi anziani in questi casi ci vorrebbe una persona all'ingresso che ci guidi, perché non tutti hanno le possibilità di capire questi cambiamenti da un giorno all'altro

È vero, anch'io ci ho messo un po' a capire
(e secondo me signora, ci ho messo ben più di lei, che mi sembra parecchio più sveglia della sottoscritta)

Ci mettono un po' gli impiegati, ma del resto sicura che faranno del loro meglio e impiegheranno il tempo necessario

Il mio numero sta facendo passi da gigante!!!
(ho esultato io)
.................

Poi il numero è arrivato e non me ne sono accorta, perché ero presa dalla signora, che mi ha detto di sbrigarmi. Sono giunta lì e il tipo mi ha detto che il mio tipo di bollettino non andava bene per quel numero e siccome ne avevo presi due di diverso tipo gli ho chiesto se poteva andare bene il secondo. Poteva andare, quindi sono tornata a sedermi vicino alla signora, felice. Che a un certo punto mi guarda e dice.

Nella  vita c'è una sola cosa che bisogna imparare: la pazienza.

A questo punto forse non ero più sicura di questa compagnia, ma ormai era fatta. Era giunto anche il numero della seconda possibilità e quindi sono andata. Quando ho finito lei si era alzata e mi ha detto.

Lo sa che a quella ragazza invece gliel'hanno preso il bollettino con quell'altro numero? Quello che le hanno rifiutato. Chissà perché...

Già, chissà perché...

Monday, July 11, 2016

Tempi variabili e giga ignoti.

Ci sono tempi duri, tempi meno duri e tempi morbidi. Inutile dire che alla talpa piacciono i tempi morbidi, ma non sempre riesce a rimanere sintonizzata su quelli, perché la vita ci mette lo zampino, ma forse ce lo mette proprio perché lei si eserciti a ritrovarli, o meglio ancora, a non perderli.
Del resto l'oroscopo questa settimana era talmente brutto che neanche me lo ricordo. Quando succede infatti lo rimuovo e rimango sintonizzata su quello precedente, facendolo durare fin quando non ne tornerà uno degno della talpa attenzione.
Comunque che i tempi non possano essere monocolore lo sanno tutti, soprattutto i saggi, che vedono nei cali e nelle risalite il normale andamento della vita e dicono che si dovrebbe rimanere ugualmente impassibili sia nei confronti dei bassi che degli alti. Io non solo non ci riesco e non ci sono mai riuscita, ma non credo che mi piaccia tutta questa impassibilità. Credo mi piaccia invece molto esaltarmi sugli alti e strapparmi i capelli sui bassi. Credo voglia dire che non sarò mai saggia, almeno non in questa vita. Ma ce ne sono molte per provare, se facessi tutto in questa nella prossima rischierei di dovermi girare i pollici tutto il tempo. Non che l'idea di una vita di panciolle per avere già esaurito tutti i miei compiti non mi piaccia, ma tutto sommato avere qualcosina da fare, anche piccola, non credo mi che mi dispiacerebbe.
Intanto sono nella casa sconnessa e priva di sgabello e siccome quando ci si allontana dalle cose e cambia la prospettiva, si trovano soluzioni a cui non si era pensato quando ci si stava col naso appiccicato, non avendo il mio sgabello sotto il naso ho trovato una soluzione fantastica al mio rimanere incollata sulla sua superficie. Basterebbe mettere un bel telo, che risolverebbe anche il problema del suo colore nero. Dovrò solo verificare che un telo non mi impedisca di girare da tutte le parti.
Questa casa mentre non c'ero è rimasta senza connessione e senza segnale e se speravo in una soluzione autonoma in mia assenza, sono rimasta delusa. Meno male che non ci speravo granché.
Però ho caricato il mio dispositivo internet portatile, mettendoci dentro dieci giga, il massimo che può contenere.
E di nuovo ho posto la domanda 'che ci posso fare con dieci giga?' e di nuovo nessuno ha saputo rispondere. 'Ma i film ce li guardo?'. A questa domanda le facce di tutti i presenti si sono fatte scettiche, le spalle si sono alzate e le risposte sono state vaghe, ma più sul no che sul sì.
Quanti cavolo di giga ci vogliono allora per guardare film? E cosa ci si fa con dieci giga, cosa sono dieci giga? 
Io vorrei saperlo allo stesso modo in cui una più o meno sa cosa può comprare con dieci euro al supermercato, che certo, posso comprare le uova o le patatine o la coca cola o il pane o il latte o i biscotti, ma so più o meno come può funzionare con dieci euro in soldi. Perché non può essere lo stesso con dieci giga, perché lì dentro deve essere tutto così misterioso?
Comunque questi dieci giga che mangiano il mondo senza che una talpa possa sapere in quale modo, durano un mese, se li finisco prima mi arrangio e se li finisco dopo, alla scadenza me li azzerano. Quella dei dieci giga è una gran brutta faccenda, ma cerco di non pensarci e li tengo sempre accesi.
In tutto questo cerco di ritrovare la normalità facendo un po' di sbarre, producendo dei disegni e della scrittura, perché alla fine non c'è niente di meglio per riportarsi nel mondo, quello vero e non quello dei giga o di chissà cosa. 


Tuesday, July 5, 2016

Vantaggi e svantaggi di un talpa sgabello.

Partiamo subito dagli svantaggi e leviamoci le rogne. Però, poiché il mio oroscopista di fiducia dice che mi devo concentrare sulla soluzione e non sul problema, e io per una volta mi trovo molto d'accordo con lui, per ognuno di questi inghippi ne indicherò almeno una.

Il più grosso. Non si può comprare uno sgabello che tutti chiamano da lavoro e poi starsene in panciolle tranquilli. Insomma, l'oggetto è un attentato perenne al mio panciolle. Questo dovrebbe bastare a consegnarlo subito al cassonetto più vicino e il fatto che invece sia sempre qui è la cosa più preoccupante.
Soluzione. Nasconderlo.
Controsoluzione. Non entra da nessuna parte.
Soluzione alla controsoluzione (perfida). Eliminare la cucina, tanto non la uso e creare uno spazio nuovo e chiuso tutto per lui in cui poterlo rinchiudere. 
Perfetta.

Si sta in alto, certo che sì, non è per questo che l'ho comprato? Ma io sono una talpa e da quassù non ci vedo, io devo stare appiccicata alle cose per vederle. Abbassalo tutto, mi dico. È già tutto abbassato e da quando l'ho comprato non l'ho alzato di un millimetro, ma è alto uguale.
Soluzione. Scavare una buca nel pavimento che lo abbassi. 
Controsoluzione. Perché non ti sei tenuta la tua normalissima sedia allora?
Soluzione alla cs. Perché quella era troppo bassa, ovvio.
Allora scava pure.

Quando cade un oggetto è impossibile raccoglierlo da quassù. Ci ho provato più volte e ho sempre rischiato di rovesciarmi e rompermi l'osso del collo.
Soluzione. Scendere
Banale e soprattutto faticosa.
Soluzione due. Costruire un robot che raccatti gli oggetti caduti e me li porga gentilmente.
Geniale.

Lo sgabello, anche se me lo sono portato su per quattro piani, da quando ho cominciato ad usarlo per fare quella cosa che non voglio dire, è diventato pesantissimo e ogni volta che lo sposto, non solo mi affatico ma mi va puntualmente a sbattere contro gli stinchini, procurandomi delle antiestetiche e indesiderate ferite.
Soluzione. Costruire un robot un po' più grande che oltre a raccogliere gli oggetti lo sposti all'occorrenza.
Più che geniale.

È fatto di un materiale che si chiama poli qualcosa, ma che altro non è che volgarissima plastica e di questi tempi si rischia di rimanerci appiccicati e di non potersi più staccare, che vorrebbe dire andare sempre in giro con uno sgabello attaccato al culino, pesante per di più.
Soluzione. Indossare degli indumenti, bastano dei pantaloncini.
Controsoluzione. Fa caldo e preferisco stare senza.
Soluzione alla controsoluzione. Ti arrangi.
Va bene.

Ora passo ai vantaggi, perché se no rischio di consegnarlo al cassonetto più vicino prima della fine di questo post. E per fortuna qui non servono le soluzioni, è il vantaggio dei vantaggi.

Gira. A destra, a sinistra e anche di 360 gradi e mi chiedo come abbia potuto vivere fino ad ora senza una sedia girevole. Inoltre il tempo che passo a girare è maggiore di quello che passo a lavorare (umpf) e questo risolve un po' anche il punto uno dell'altra sezione, ora che ci penso.

Ha il poggiapiedi, su cui io sto a piedi ignudi e è come averli tutto il tempo sui rulli che si usano a danza. Inoltre, si possono muovere perfettamente con la musica. 

È perfetto per mettere le zampine sul tavolo e quindi, anche se sarebbe antipanciolle, io lo frego così. È perfetto anche per poggiare le zampine contro il muro, insomma è perfetto per assumere posizioni insolite e decisamente antilavoro. Perché la talpa in questo è imbattibile, non c'è sgabello che tenga.

Anche se rischio di ingobbirmi, da quassù faccio disegni molto più bellini, scrivo cose più belline e mi sento fichissima, anche se non ci vedo e tutta quella roba detta sopra. Il perché mi senta così, è inspiegabile, ma di avere una spiegazione non mi importa un fico secco.

Emerge, da questa analisi sul nuovo oggetto della talpa, che per ogni svantaggio c'è un vantaggio naturale e quindi è inutile pensare sia agli uni che agli altri, perché si annullano, raggiungendo uno stato neutro. Ma siccome la naturalità non mi piace, farò come se la prima sezione non esistesse e questa sì che mi pare un'ottima soluzione.

Il troppo.

Il troppo c'è chi lo sa gestire e chi no.
Io non lo so gestire, ma nonostante questo quando compero un oggettino lo scelgo superaccessoriato, nonostante ormai dovrei avere capito che gli accessori non li uso, il più delle volte perché non ne sono capace.
Credo che questo dovrebbe portarmi ad ammettere una volta per tutte di essere una talpa basic, ma il solo pensarlo mi fa accapponare la pelliccetta.
Di questi tempi essere basic significa essere terribilmente out.
Ma rifiutando di ammettere la verità e continuando a volare più in alto di quanto la mia indole e forse anche la mia intelligenza permetta non credo mi sia di grande aiuto.
Tutta questa tiritera la sto facendo per i gommoncini delle mie spettacolarissime cuffie auricolari.
Queste cuffie non sono come le altre, no, non lo sono per niente.
(Mi scuso per la divagazione, ma in questi giorni sto scoprendo che mi piacciono gli Afterhours. È incredibile, perché chi li aveva mai considerati questi qui).
Queste cuffie hanno quattro cavi. Io ne uso uno e non ho idea dell'uso che si possa fare con gli altri, e se si possano buttare nel cestino oppure no.
Queste cuffie hanno un sacchetto pieno di gommini di ricambio di forme e dimensioni diverse, perché pare che la loro perfetta adesione all'orecchio talposo sia fondamentale per la qualità della musica. Per provarli tutti credo che non basterebbe un giorno intero, motivo sufficiente per lasciare quelli che avevano quando le ho comprate. 'Saranno quelli medi che vanno bene per tutti', mi sono detta. Ma quel sacchetto mi turba, perché ogni volta che me le infilo nelle orecchie ci ripenso e mi chiedo se stia sfruttando la loro potenzialità, se quel sacchetto non contenga un paio di gommini con su scritto 'perfetti per orecchie talpose' e io me li stia perdendo. 
Lo stesso dicasi per lo stereo di cui non ho mai sondato l'insondabile, anche perché come lo tocco faccio danni e di questi tempi non posso neppure toccarlo tanto, perché basta che stia acceso un'oretta per raggiungere una temperatura che ci si potrebbe cuocere un uovo al tegamino. Non so se sia normale o no, quindi risolvo il problema staccando la spina di modo che torni a temperatura normale. Io credo accada per il suo cervello troppo pieno di roba, che io non so usare.
È quel troppo di cui parlavo sopra.
E dopo questo post credo di doverlo ammettere: io sono una talpa basic, io mi fermo al primo livello.
Questo vuole anche dire che sono poco curiosa e superficiale?
Temo che darmi anche questa risposta oggi potrebbe essere troppo per me, quindi evito e vado avanti coi soliti gommini, facendo finta che quel sacchetto non esista.
E sperando che il mondo riprenda a muoversi verso un livello base più adatto a me.
Ma non è che poi comincerei a lamentarmi della mancanza di quella famosa possibilità di...?
Ecco l'inghippo, essere all'altezza della possibilità di, non è da tutti. Saperne godere senza esserne sopraffatti, non è da tutti e dire che non è da me mi dà troppo dispiacere.
Perché se risolvessi questo problema non esisterebbe mai né il troppo né il poco.