E
poi ci sono mattine in cui parti.
E
può capitare che sia un lunedì e il primo giorno del nuovo mese e
queste due cose insieme danno un senso poetico al tutto.
Poi
sali su un autobus e capisci, anzi di nuovo senti, che ci sono poche
altre cose al mondo più grandiose che partire.
Anche
se il giorno prima eri un po' inquieta, perché non si sa, ma succede
e pensavi alle cose che lasci, quelle da fare, quelle che volevi
fare, poi sali quelle scalette, un sorriso si allarga sul viso, ti
lasci andare contro lo schienale e sai che è lì che dovevi stare,
in quell'autobus verso una specie di non so dove con una manciata di
sconosciuti, che non si sa perché siano lì con te, proprio loro.
Non
si viaggia mai solo fuori, si viaggia anche dentro.
E
quando parti, in quei primi istanti, tutto è di più. Ami di più,
senti di più, il cuore palpita di più, respiri di più, ascolti di
più, guardi di più, senti di più. Il mondo si allarga.
E
forse non importa neppure tanto dove vai e perché. Stai partendo e
questo basta.
Esci
da casa che non è come gli altri giorni e un percorso che hai fatto
centinaia di volte non è lo stesso, perché i passi che ti muovono
sono diversi. Perché ogni viaggio è diverso e insegna quel che
sempre dovrebbe essere.
Che nulla è mai uguale.
Ed è questa la perfezione che vorrei cercare. La disuguaglianza
nell'uguaglianza.
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