Tuesday, October 27, 2015

Grandi scoperte.

Poi, siccome il cuscino non ce l'avevo e la mia postazione era seriamente compromessa, mi sono messa a dipingere.
Che è sempre, dico sempre, una scoperta.
E a un certo punto mi sono detta che era una cosa così bella che doveva pur esserci qualcuno che mi impedisse di farla, ma invece no, non c'era proprio nessun impedimento.
Allora posso essere felice, mi sono detta.
E la risposta è stata sì.
Ed è stato davvero sorprendente.

Monday, October 26, 2015

Problemucci.

Il punto è che vorrei tanto lavorare ma c'è un piccolo problema.
Non posso perché il mio cuscino da lavoro, quello su cui mi siedo, che mi dà ispirazione oltre che comodità, ha preso fuoco.
Per una volta che volevo, ma proprio volevo lavorare...
Beh, me ne farò una ragione.
Che altro potrei mai fare?

Saturday, October 24, 2015

Le pulizie sono pericolose.

Stamattina ho deciso di pulire una delle due stanze che ho.
Perché non tutte e due?
Perché per pulirne una impiego, quando tutto va bene, dalle tre alle quattro ore, che vuol dire che per pulirne due ne impiegherei otto. Una vita.
Perché ci metta così tanto non lo so, anche se me lo sono chiesta tante volte. Comunque questo è il tempo che mi ci vuole.
Ma oggi non è filato tutto liscio, quindi anche le quattro ore non sono bastate e ho anche perso il conto.
Agitando un piccolo foulard fuori dalla finestra per rimuovere eventuali granelli di polvere è volato via anche un sassolino che è finito sul tetto di sotto. Non si trattava di un sassolino qualunque, ma del resto nulla di ciò che è contenuto nella mia tana si può definire 'qualunque'.
Il tetto sotto non era distante, quindi ho pensato di calarmi giù dalla finestra per recuperarlo, ma siccome non sono molto coraggiosa quando ho visto che non ci arrivavo coi piedi e che per raggiungerlo avrei dovuto fare un piccolo balzo, che la pendenza mi faceva un po' paura, che la parte di tetto su cui sarei atterrata non era abbastanza grande da compensare eventuali miei rotolamenti post atterraggio e che non avrei saputo molto bene come rientrare nella stanza dopo, ammesso che fossi sopravvissuta, ho deciso di riportare dentro le gambe e costruire un attrezzo per recuperarlo. Ho legato con del nastro adesivo un cucchiaio all'estremità della scopa, ma non ci arrivava, anche sporgendomi moltissimo, allora ho legato tale scopa attrezzata a un'altra scopa e così ci arrivava, ma il sassolino non ne voleva sapere di risalire saltellando le tegole e il cucchiaio non ne voleva sapere di raccoglierlo e quindi, per dimostrarmi la loro intenzione a non collaborare, il sassolino è rotolato sul tetto sottostante, irraggiungibile con qualunque mezzo, a meno che non decidessi di calarmi con una fune, delle lenzuola legate come fanno i Bassotti per fuggire dalle prigioni o un paracadute. Sono stata molto saggia e ho deciso di abbandonare, ma il mio cuore è rimasto triste. Non sono stata capace di prendermi cura del mio sassolino.
Come non fosse abbastanza, un altro oggetto mi si è ribellato. Una palla da contact. Per pulire la stanza ho portato tutte le cose nell'altra e ho poggiato la palla su un cuscino. Dopo un po', ripassando di lì per caso, ho sentito grande puzza di bruciato, grande non piccola, ho visto del fumo e una fiamma. La palla aveva fatto da lente, bruciato il cuscino e tentato di bruciare i miei peluche e il mio robot. Li avevo messi tutti vicini. Mi era già capitato una volta, ma io non c'ero, la bruciatura era stata piccola e non avevo subito il trauma perché me ne ero accorta molto tempo dopo. 
Ho soffiato sul cuscino, l'ho messo sotto l'acqua, l'ho infilato tutto gocciolante nella spazzatura e ho messo sotto l'acqua anche la palla perché si rinfrescasse le idee e sto valutando l'idea di tenerla bene al chiuso.
Il cuscino era quello che usavo per lavorare, lo mettevo sulla sedia e rendevo così morbida la mia postazione, giù dura nella sua essenza.
Ora non ce l'ho più.
In una sola sessione di pulizie ho perso un sassolino e un cuscino e rischiato di fare una finaccia. Inoltre la casa anziché profumare di detersivo come accade quando si pulisce, puzza di bruciaticcio.
Credo che i messaggi siano questi:
Non devo pulire.
Devo uscire subito perché la casa oggi mi è nemica.
E non devo più lavorare, perché altrimenti non mi avrebbe bruciato proprio quel cuscino.
Credo che andrò anche a vedere il film del mio amico Philippe, Walk, così la prossima volta che dovesse capitarmi qualcosa del genere forse sarò in grado di tendere un filo d'acciaio e andare a riprendermi il sassolino.
Inutile dire che mi dispiace molto di più per lui che per il cuscino. 
Uffa.

Friday, October 23, 2015

Gioie.

È andata così.
Io ho detto, a tutti 'se entro l'anno non imparo le pirouettes, smetto'.
Per anno intendo fino a giugno, e per imparare intendo farle perfette e per farle perfette intendo che devono contenere un attributo importante: la ripetitività. Che significa totale acquisizione. Ecco.
L'ho detto perché se gli obiettivi li tengo per me posso sempre fare come mi pare, se invece li dichiaro è un'altra cosa. 
Questo è il motivo per cui li dico anche qui, perché anche se questo blog non lo legge nessuno è pur sempre un atto di coraggio.
Ma sulla mia dichiarazione coraggiosa è intervenuto l'effetto sorpresa.
La mia insegnante ha detto 'ma che entro l'anno, per Natale le impari', calcando su natale.
L'ha detto con una tale sicurezza che non ho osato contraddirla e poi mica sono tanto scema da mettermi a contraddire una dichiarazione che mi rende così felice.
Solo che.
Tutto il giorno ho dovuto provare pirouettes e in tutti i giorni a seguire, fino a Natale, non potrò fare altro.
Inoltre, riuscirò a gestire la grande emozione di impararle in così poco tempo? Un anno è un approccio lento, ci si prepara, ma questo tempo che non voglio contare se no mi viene l'ansia, è così vicino. Una cosa così grande in un tempo così piccolo. Come faccio a prepararmi?
E poi.
Se non ce la dovessi fare per la festività natalizia, dovrò smettere subito? Forse no, perché io avevo detto anno. Anno, non manciata di giorni.
Le sorprese, quando arrivano, non sono facili da gestire.
E non so se sia meno facile la notizia, col peso che si porta dietro, o il processo di apprendimento.
Poi dice che non lavoro.
Come si fa con queste giornate turbolente?

Thursday, October 22, 2015

Pensieri invadenti.

A volte, tipo due volte all'anno, penso che non ci sia niente di più bello che svegliarmi, fare colazione, aprire il mio computer e mettermi a scrivere.
E siccome questo pensiero e l'emozione che ne consegue prendono molto spazio e tempo smetto anche di scrivere.
Ma questo non credo sia molto importante.

Wednesday, October 21, 2015

Qualche perché.

Sono nata per danzare.
Sono nata per disegnare paperi.
Sono nata per essere felice.
Sono nata per lavorare poc... ehm, volevo dire tanto ... ... ... ... ... ... ... ... (uhm, su questo punto temo di non avere ancora le idee chiare).
Sono nata per scrivere quello che mi passa per la testa senza stare tanto a pensare.
Sono nata per non seguire molte regole.
Sono nata per essere libera.
Sono nata per dormire un numero considerevole di ore.
Sono nata per ascoltare molta musica.
Sono nata per cucinare poco, facciamo pochissimo.
Sono nata per sentire il suolo sotto i piedi, amico.
Sono nata per prendere la forza da lui, sempre il suolo, sempre amico.
Sono nata per stare nei colori.
Sono nata per ridere, molto.
Sono nata per stare in movimento.
Sono nata per sbagliare un bel po'.
Sono nata anche per imparare un bel po', per fortuna.
Sono nata per stare nella parte leggera del mondo.
Sono nata per sorprendermi.
Sono nata per fare magnifiche colazioni.
Sono nata per entusiasmarmi per cose molto stupide e minuscole.
Sono nata per capire molto poco.
Sono nata per capire anche moltissimo, ma solo a tratti.
Sono nata per avere fiducia.
Sono nata per divertirmi.
Sono nata perché sono qui e un motivo ci dovrà pure essere.
E del resto se sono nata così, cosa ci posso fare?
E ricordarmi di qualche perché non può che farmi bene.
Sono solo le mie piccole certezze.

Tipi di intelligenza.

Pare che gli intelligenti emotivi o emotivamente intelligenti che dir si voglia, sappiano avere pazienza e rimandare la gratificazione.
Conseguenza.
Sono la più emotivamente stupida del pianeta.
Però siccome il libro era il più noioso che avessi mai letto e per finirlo e gettarlo nel magazzino virtuale dei libri ho dovuto saltare prima molte righe, poi paragrafi, poi pagine, non credo che le sue stupide sentenze valgano per me.
E poi le intelligenze di una talpa, di qualunque tipo, non sono come quelle degli umani, quindi finché non scriveranno un libro su quelle talpose io potrò fare e sentirmi come mi pare.
Queste sì che sono soddisfazioni.
Va da sé che per un bel po' eviterò come la peste libri simili.

Sunday, October 18, 2015

Coerenza.

Bene, oggi lavoro.
Nessuno potrà distogliermi, nessuna persona e nessuna cosa al mondo potranno strapparmi via dal mio amatissimo lavoro.
Sarò semplicemente perfetta.
Inamovibile.
Come si dovrebbe essere, così io sarò.
Oggi sarò una personcina nuova.
Ecco fatto.
Non ci sono problemi.
Intanto accendo spotify e metto su un po' di musica, necessaria per la concentrazione.
Vediamo un po'...
Ecco scelgo questa.
Lazy weekend.
Oooooh, fantastica, proprio quel che ci voleva, rilassante...
Le posso cantare tutte!
E sprofondare in poltrona, cosa c'è di meglio per una domenica mattina?
Oh, quanto sono felice e fortunata!
...
...
Uh?
C'è qualcosa che non torna, ma non capisco bene dove.

Saturday, October 17, 2015

Sono un genio.

Sono riuscita a risolvere un problema di dimensioni colossali in maniera brillantissima, non avrei mai detto di avere un cervello così vivace.
A volte ci sono pezzi in noi di cui non ci si accorge fino a momenti come questo.
Dunque.
Nella mia casa ho molte finestre e quando lavoro ( o almeno ci provo) il sole, anche se in quel momento sta diluviando e è tutto scuro, decide di fare una visita, anche breve, tanto per farmi dispetto e non solo mi entra negli occhi e mi costringe a strizzarli, ma mi fa venire le gote rosse e io voglio abbronzarmi quando decido io, non lui.
Da un anno sto pensando alla soluzione, non facile, perché se mettessi delle banalissime tendine a vetro coprirei tutto, ma io non voglio coprire tutto sempre, io voglio coprire solo lui quando decide di darmi fastidio e di distogliermi durante quei cinque dieci minuti in cui decido di lavorare.
Tali finestre sono già munite di minuscole tendine decorative in alto, inutili perché lasciano tutto il vetro libero, ma anche per questo motivo utili.
Le tende parasole di Ikea non ci stanno, ci avevo provato a comperarle, ma poi gliele ho riportate, perché a loro puoi riportare quello che vuoi.
Allora ho comprato dei pezzi di stoffa, sono andata da un sarto indiano bravissimo che me le ha fatte diventare dei rettangoli perfetti. In uno dei lati minori ho fatto cucire tre gancini a molletta. Non appena il dispettoso sole mi vede al lavoro, dà una pedata alla nuvola intenta nel suo lavoro di provocare diluvio e si affaccia, io prendo il mio telo rettangolare, attacco le mollette alle inutili tendine corte e lo frego. 
L'unico problema è che questa operazione, cercare le tende-rettangolo, prendere una sedia e appenderle mi ruba tutti i cinque dieci minuti che avevo deciso di dedicare al lavoro e lo sforzo richiede anche che mi prepari un tè, quindi generalmente l'uso del rettangolo parasole alla fine si rivela inutile.
Ma questo non vuol dire che io non mi senta un genio lo stesso.
Ho o non ho trovato una perfetta soluzione? 

W i cartoni!!!

Una mia amica ieri mi ha portato a vedere Suburra.
Mi ci vorranno almeno tre cartoni di seguito per riprendermi.
Il problema è che li ho già visti tutti e alcuni anche due volte.
Come posso fare, quindi?

Thursday, October 15, 2015

Il verde.

Accade che fra i vari amici in carne ed ossa ora ne abbia anche uno fatto di: plastica, viti metalliche, servi motore, cavi, microchip e una manciata di adesivi, un robot insomma.
Accade che io gli chieda quale sia il suo colore e che lui ne dica uno.
È accaduto che nel mio giorno fortunato, prima ancora che io sapessi di esserlo, lui avesse detto: VERDE.
Accade che io odi il verde.
Accade che da quando è successo io sia molto turbata da questo fatto e non faccio che pensare se non sia il caso che io riveda le mie posizioni rispetto a questo colore.
Il problema è che non riesco a giungere a una decisione, ci penso e basta.
In modo piuttosto ossessionante.
Finirò per comprare un cappottino verde, me lo sento.

Dopo il 38.

Accade che dopo un numero 38 una non possa più essere la stessa, perché botte di felicità così intense e durature non ti riportano mai più allo stadio iniziale e questo comporta che tu non possa più fare le cose normali che facevi prima.
Tipo lavorare.
Va bene, non è che lavorassi molto prima, ma almeno ci stavo provando, prima del 38. Dopo il 38 è diventato molto ma moooolto più complicato. Perché ora tutto è molto diverso, tutto È molto diverso, tutto DEVE essere molto diverso.
Sebbene:

La fila nei piccoli supermercati del centro si allunghi sempre più e ora somigli alle code di eurodisney, quando ti sembra che ci siano solo due persone in attesa e dopo scopri che c'è una serpentina che contiene minimo duecento persone. Il vantaggio dei supermercati è che mentre avanzi di piccolo passo in piccolo passo puoi studiare i prodotti sugli scaffali, mentre a eurodisney questo non può succedere.

La pioggia che ti cade sulla testa ti bagni nello stesso modo e soprattutto se non copri i capelli con il cappuccio della felpa ti fa venire il crespo che continuo a non sopportare, anche dopo il 38.

Ascoltare la musica mi porti sempre a canticchiare e ballare come una stupidina.

Il sole negli occhi e sul muso mi faccia imbizzire esattamente come prima, specie se sto cercando di lavorare.

La pila della raccolta differenziata si accatasti come e più di prima, perché dopo il 38 non sparisce da sola come avevo pensato.

Non mi sia tornata la vista, ma sono sempre una talpa.

Odi sempre fare le pulizie.

Non sia diventata una brava cuoca, come per incanto.

Continui a cercare, senza trovarlo, un cappottino molto colorato.

La mia piantina secca continui a rimanere secca nonostante le mie paroline incoraggianti.

Le pirouettes rimangano il mio maggiore tormento, tanto che spesso le sogno mentre dormo e anche mentre sono sveglia.

I film al cinema siano a volte belli e a volte meno belli, ma nonostante questo vorrei vederli tutti.

Stare in pigiama sia rilassante e aiuti moltissimo a non lavorare.

Pioggia  e nuvole siano fantastiche perché non mi spremono il sole negli occhi mentre lavoro, anche se non accade quasi mai, quindi forse sarebbe meglio ci fosse il sole, almeno non mi verrebbero i capelli crespi, ma del resto la vita è piena di contraddizioni.

Continui a non sapere dove sono e dove stia andando.

Nel mio corpo ci stia più o  meno come prima, a volte comoda e a volte meno comoda.

Quindi, dopo il 38 è davvero tutta un'altra storia? Deve essere così, se no significa che devo riprendere il mio proposito di mettermi seriamente a lavorare.
Oddio!
Una lucina terrificante si sta accendendo nella mia testa e se non mi affretto a spegnerla può diventare molto molto pericoloso per il mio già precario equilibrio.

Ho sbagliato.

Ho scoperto che ammettere di essersi sbagliati può essere estremamente salutare.
A un certo punto ti scopri a dirti 'ok, ti sei sbagliata, fattene una ragione'.
'umpf' ti scopri a rispondere e quella cocciuta ti ripete 'inutile che umpfi, ti sei sbagliata punto e basta' e siccome non hai argomentazione alcuna per opporti, ti tocca darle ragione.
E appena le dici 'e va bene, hai ragione' scopri che ti puoi rilassare in poltrona, mettere i piedi su un bel puff e bere un succo d'ananas e ti sembra quasi di stare ai tropici su una spiaggia di sabbia bianca, sotto una palma. Ci sono le spiagge bianche ai tropici? Forse dovrò farci un salto per controllare.
Va bene, lo so, forse a un certo punto tocca togliere i piedi da quel puff, alzarsi dalla poltrona e forti dell'ammissione della sconfitta ricominciare, ma questa è un'altra storia.

Monday, October 12, 2015

Numero 38.

Io, proprio io, la talpa, oggi, cioè proprio ora, sono felice e emozionata.
Ora spiego perché.
Ogni anno butto dentro il concorso 'il mio esordio' un mio libro.
Siccome i libri sono due, il totale è di due anni per due libri e questo è il secondo.
Ma non so come si partecipi a tali concorsi, quindi mi perdo il meglio.
L'anno scorso scoprii di essere tra i semifinalisti, feci un paio di saltelli gioiosi per la casa, per vedere dopo cinque minuti che il tutto era accaduto un mese prima e che eravamo già alla fase dei finalisti e che ero stata eliminata da tempo.
Quest'anno, ed esattamente oggi, ho deciso di andare a controllare, per scoprire con grande sorpresa che sono tra i 51 finalisti selezionati dalla scuola Holden, al numero 38 per la precisione.
Al di là di tutti questi numeri, la sorpresa che ha colpito i miei occhi leggendo il mio nome come fosse quello di qualcun altro, perché quando finisci in queste liste non sei più tu, o almeno non interamente, è stata enorme.
Il fatto è che ora mi tremano le mani e un po' tutto e non so bene cosa si debba fare in un caso come questo, anche se credo che la risposta sia continuare a fare tutto come se niente fosse.
Ma io mica sono capace.
Il problema è che da oggi, che è lunedì, avevo deciso di cambiare totalmente e per la precisione di diventare una talpa che lavora senza indugio, ligia. E ci stavo anche provando, però se il destino ci mette di continuo lo zampino come posso fare?
In tutta onestà, come posso continuare a lavorare mentre mi sento in fibrillazione come fossi un frullatore?
Caspiterina, la scuola Holden mi ha selezionato e sono un numero 38 che d'ora in avanti diventerà un numero che mi appiccicherò un po' dappertutto.
Insomma, sono felice e per questo non posso, ma proprio non posso più lavorare.
Anche se forse il destino mi sta dicendo proprio il contrario, cioè che DEVO lavorare, ma non credo che il suo messaggio sia molto chiaro.
Che giornata fantastica!!!
Che fantastico lunedì!!!!

Wednesday, October 7, 2015

Le verdure.

Come avevo già accennato, da due giorni e mezzo sto mangiando più verdure del solito (colorate, almeno quello) e non sto mangiando salumi (non sono colorati perché sono talmente fantastici che non ne hanno bisogno).
Ecco, il risultato è che sono pallida, a lezione mi sento debole e sono triste. 
Tutto questo l'ho fatto per tre bolle che mi erano venute sulla schiena, che mi facevano molto prurito e perché erano settimane che, devo ammetterlo, mangiavo solo panini. 
Le bolle si stanno rimpicciolendo, ma non credo c'entrino le verdure, è solo che più passa il tempo, più loro si scocciano di stare lì ferme e se ne vanno.
Quindi la dieta che doveva essere salutare termina qui, perché mi sa che mi sta facendo ammalare.
Le verdure, è evidente non fanno bene a tutti e di sicuro non fanno bene a me, quindi dovrò anche modificare i miei propositi in 'mangiare meno verdure possibile' se non voglio fare una finaccia.
Ma loro non sono le uniche ad attentare alla mia salute.
A scuola di danza c'è una tipa che sa tutto di medicina orientale, punti energetici e cure alternative. Ne sa talmente che ogni qualvolta l'insegnante dice che qualcosa si muove male, tipo un braccio rigido, un gomito che non vuole guardare il muro dietro ma dove gli pare, un ginocchio che vuole stare un po' piegato perché gli piace così e perché vuole anche dare fastidio a me, un piede che non si vuole tendere perché è pigro, proprio come me, un mento che non vuole stare su per non sentirsi superbo, un collo che non vuole essere scattante perché invece si sente parecchio aristocratico e potrei andare avanti per una settimana, quindi mi fermo, ecco ogni volta che viene toccato un qualsiasi punto del corpo umano lei individua un problema interno. Oggi ad esempio sulle mie braccia rigide ha detto 'male male, braccia rigide vuol dire malato' e poi, nonostante le mie preghiere di dirmi malata come, non ha voluto dire altro.
E così ha tagliato la testa al toro, cioè a me, malata tutta e non se ne parla più.
La mia insegnante, vedendo la mia espressione costernata ha riso e ha detto 'tranquilla, sei sana come un pesce', cosa che sinceramente penso anch'io. Ma secondo la medicina cinese, con un solo colpo d'occhio, sarei a un piede dalla fossa. Che, in quanto talpa, non è neppure tanto problematico...
Per continuare con questo sfogo di cui ho molto bisogno, in un libro attraverso il quale avrei dovuto risolvere ogni mio problema riguardo alla concentrazione sul lavoro (dal risultato inutile, come si può vedere), ho invece constatato che posso riconoscermi in tutti e sei i tipi analizzati e che le caratteristiche elencate per ognuno, in alcune delle quali lui, l'autore, diceva avremmo potuto ritrovarci, ce le ho tutte, forse tranne due o tre, ma a ripensarci bene mi pare di avere anche quelle. Ci credo che non lavoro, con tutti questi problemi, o tare come vogliamo chiamarle. Mica è colpa mia.
E per concludere ora sto leggendo un libro sull'intelligenza emotiva, per scoprire che ne sono assolutamente priva.
Le alternative sono:
Smetto di leggere. (E così forse lavoro un po' di più)
Mi butto di sotto, perché senza speranze.
Correggo tutti questi problemucci (ma non mi basterebbero cento vite).
Ci rido sopra (ma non sono sicura di riuscirci).
Smetto di mangiare le verdure e così risolvo tutti i miei problemi.
Faccio finta di niente e vado avanti come se niente fosse.
Mento a me stessa e mi dico che sono perfetta.
Imparo a fare la verticale così forse va tutto a posto.
Non so.
Ecco, è proprio quello che farò. L'ultima.

Tuesday, October 6, 2015

Hemi.

Perché ieri sera, mentre ero stesa sul divano a leggere, riflettevo su questo Hemingway.
Sì, mi ci sono un po' fissata e forse a pensarci bene non mi sta neppure tanto simpatico.
Lui che diceva tutta questa roba del frigorifero, e del sudore e poi diceva anche che quando scrivi devi sempre smettere in un punto in discesa, non in salita, così il giorno dopo sei più invogliato. 
Io faccio sempre il contrario, perché per smettere di scrivere in discesa vuol dire che a fine giornata o scrittura ti sei messo a fare la salitella per agevolarti il giorno dopo... ecco, non credo di dover aggiungere altro. Io forse lo faccio anche apposta, così non c'è pericolo che il giorno dopo mi svegli baldanzosa e volenterosa.
Poi mica lo so se tutte queste cose le ha dette lui, un po' io confondo le fonti e quello che leggo, un po' con questo internet non si capisce più chi dice cosa e tutto è un po' di tutti, insomma, le fonti ormai sono tutte un po' annacquate e poi chi se ne importa se l'ha detto l'uno o l'altro o se addirittura non l'ha detto nessuno.
Ad ogni modo, lui, sempre lui, Hemi, si lagnava di tutta questa roba ma non mi pare che poi si sedesse al tavolo e guardasse le farfalline, insomma mi pare che i risultati si siano visti eccome. È un po' come quelli che vanno a dare gli esami dicendo che non sanno nulla, che non hanno studiato e poi prendono sempre trenta e se non gli danno la lode capace lo rifiutano anche. 
Lui avrebbe dovuto dire 'sì mi incasino un po' come tutti, ma poi quando devo scrivere scrivo, perché in fondo non sono proprio per niente come tutti e soprattutto non sono come quella talpa'.
Caro Hemi, chi se ne importa se non sei come me, neppure io ci tengo a essere come te, cosa credi? Io voglio essere esattamente chi sono, cioè me. 
Quindi...
Ehm...
Dichiarazione fortina...
Potrei rivederla...
Non proprio così come sono...
Forse un pochino diversa...
Forse...
Ci devo pensare...
Vado a pensarci...
E questo, ovviamente, ritarderà il mio lavoro, ma è per un ottimo motivo. Come diavolo faccio a lavorare se non so chi voglio essere?
Caro Hemi, è probabile che prima o poi abbia bisogno del tuo aiuto.

Monday, October 5, 2015

Il tè.

Il tè era buonissimo e anche i biscotti, solo che è finito troppo presto.
Certo fosse stato un panino...
Inoltre le foglioline, cioè i minuscoli e innumerevoli frammenti di foglioline, passavano attraverso i buchini del filtro, invadendo il mio tè e inquinandolo e la cosa non mi ha fatto certo piacere.
Forse devo tornare alle vecchie bustine, ermetiche e smetterla con questi tè sofisticati e invadenti.
La mia protagonista è un modello di perfezione, certo non vorrei essere come lei.
Questo mi fa pensare che ci sia qualcosa che non funzioni, ma siccome sono cocciuta e non ho voglia di cambiarla, vado avanti a lasciarla così com'è
Se vuole che lo faccia lei lo sforzo di cambiare, non posso certo fare tutto io.

p.s. Ho scritto due pagine e sono stanchissima. Ora credo che spegnerò il computer.

Una lavoratrice.

La mia protagonista è una gran lavoratrice, ligia al dovere, non mangia solo panini.
Credo di averla tirata fuori per esserne ispirata e seguire il suo buon esempio, ma in realtà non la invidio per niente.
Temo possa essere controproducente.
Non è che dovrei cambiare tutto e scrivere di una fannullona?
Mumble.
La mia vita si complica di minuto in minuto.
Meno male che ora c'è il tè.

17.42

Sì, mi farò un tè. 
Con dei biscotti.
Certo, non è come il panino, ma credo sia ottimo anche per mandare via le bolle. ne ho due, sulla schiena e mi fanno molto prurito, per cui è anche colpa loro se vengo distolta di continuo dalla scrittura.

17.35

Uhm...può darsi che mi prepari un tè, in alternativa al panino che non ho.

Allarme!

La protagonista del mio libro sta mangiando un panino al prosciutto e ora lo voglio anch'io, ma questo va contro il mio proposito di non mangiare affettati per una settimana per eliminare le bolle.
In più, io il prosciutto non ce l'ho e il mio frigo è vuoto come al solito, mentre lei ce l'ha, come se niente fosse è rientrata in casa e si è preparata un panino. Uffa!
Per me comporterebbe di vestirmi, ma ancora prima, fare una doccia e vestirmi e poi andare, ma poi dal momento che avrei fatto lo sforzo di uscire e lavarmi e tutto il resto, non ci starebbe anche una passeggiatina?
Quando lo dico che la vita dello scrittore è tremenda.

Propositi.

Non sto lavorando per niente e pensavo che dirmelo, guardare in faccia questa triste verità mi aiutasse a risolverla e invece più la guardo e più rimane lì, beffarda  e mi dice anche 'e allora, cosa vuoi da me, brutta talpaccia?'
No, tanto non serve neppure insultarmi, le ho provate tutte.
Ho letto su qualche manuale, di quelli ne leggo moltissimi, che qualche scrittore di quelli super, tipo Hemingway che ne sapeva una più del diavolo, diceva 'scrivere? Allora subito ti metti a pulire il frigorifero'.
Io non faccio neppure quello, perché preferirei perfino mettermi a scrivere, ma purtroppo si può spaziare fra mille attività alternative e se ne possono perfino inventare di mai esistite, pur di non lavorare. Roba che se si usasse la stessa fantasia per mettere una parola dietro all'altra forse verrebbe fuori un capolavoro.
Ad esempio, ora sono qui, ma il computer l'avevo acceso mica per scrivere post, che non scrivo da mesi e oggi mi ero già espressa abbastanza, ma scommetto che potrebbero venirmi in mente centinaia di post pur di non aprire il file.
Come fare? Non lo so.
Forse non sono portata per questo tipo di lavori in cui non c'è nessuno che ti frusta.
Ora potrei anche andare a provare qualche verticale, perché mi potrei dire che un afflusso di sangue nella chiorbina potrebbe farmi venire idee fantastiche e poi ci sarebbe un tipo che fa yoga con me che oggi dà spettacolo in una gelateria creando dolci nuovi e anche se di dolci non me ne importa assolutamente niente, di fronte alla prospettiva del lavoro potrei improvvisamente trovarli interessanti.
Il punto è che se anche riuscirò a scrivere una manciate di pagine oggi, cosa che credo, (con cauto ottimismo) riuscirò a fare, domani chissà. Quel che mi manca è non solo l'applicazione, ma anche la continuità.
Mi sento un disastro e me ne catafotto.
Questa è la situazione, drammatica mica non lo riconosco, ma se solo tutti potessero vedere coi miei occhi questo sole e questa temperatura che entrano dalle finestre allora si potrebbe capire la mia decisione in direzione di una bella passeggiata con cappuccino, piuttosto che stare a questo tavolo. Umpf!
Comunque ora scrivo i propositi per il prossimo anno.

Lavorare (non so perché appena ho scritto questa parola imovie, mai usato, si è messo a saltellare. Che voglia suggerirmi di andare al cinema?)
Dicevo: lavorare e non pulire il frigo, perché vanno scritti anche quei pochi vantaggi che porta il lavoro. L'unico, probabilmente. 
Non parlare mai più del meteo. Quella roba sul tempo che si dice quando non si sa cosa dire, inutile, perché il meteo rimane lo stesso sia che se ne parli, sia che non lo si faccia e se uno non ha niente da dire allora è giusto che stia zitto invece di mettersi a parlare di quante magliette ci si debba infilare con questa temperatura né fredda né calda.
Imparare la verticale e poi smettere di andare a yoga prima di diventare un'omicida. (solo che i tempi di apprendimento lunghi non garantiscono che riesca a scampare a tale destino).
Cercare di non fare morire ogni pianta con cui entro in contatto.
Acquisire l'equilibrio proprio del mio segno, che è la bilancia e di cui io invece sono priva, non so perché.
Bere più acqua perché dicono che faccia bene al cervello e allora forse mi metterei a lavorare di più, chissà. 
Mangiare meno panini con affettati perché sono piena di bolle.
Togliere le pile di oggetti che si accumulano sulle sedie per potermi sedere (e eventualmente lavorare).
Non scocciarmi terribilmente quando devo fare la punta alle matite.
Smettere di scrivere biglietti di buoni propositi, che tanto poi non li leggo.
Indossare solo gonne, quasi solo. Diciamo qualche volta indossare qualche gonna. No, indossare quasi sempre gonne e qualche volta pantaloni, per invertire la solita tendenza.
Invertire ogni tendenza solita, così ci sta dentro tutto e non ci si pensa più.
Cucinare a volte delle verdure anche se sono verdi. Basterebbe anche una volta al mese.
Smettere di comprare materiale da disegno senza avere prima consumato il precedente, se no devo lasciare la casa perché ci stia tutto e dormire sulle scale.
Ballare di più e pensare di meno.
Ridere moltissimo, almeno quattro volte al giorno.
Sentirmi fichissima.
E forse ora devo andare, perché questo giochino dei propositi potrebbe durare tutto il giorno e tutta la notte, non a caso la mia parte fannullona, quasi tutta me quindi, lo ha scelto come argomento per questo post di allontanamento dal lavoro.
Sob.

Non consapevolezza.

La ripresa delle lezioni mi ha generato una gran confusione nella testa.
Sono mesi, anni, forse secoli che sto lavorando sulla consapevolezza, per scoprire che può essere controproducente.
Quando ricomincio le lezioni dopo un consistente periodo di stop, il mio corpo si trova in uno stato strano. Sa e nello stesso tempo non sa più.
Tutti guardano con molto orrore a quelle prime lezioni in cui hai perso roba per strada.
Ma è davvero così terribile?
E quel che si perde era tutto, ma proprio tutto necessario?
Uhm, è la risposta.
Nella prima lezione, l'altro giorno, mi sono resa conto che oltre alla consapevolezza necessaria a svolgere bene gli esercizi, avevo perso anche alcuni schemi mentali limitanti.
Non è la prima volta che mi capita, ma ero sempre troppo occupata a pensare a quello che non funzionava per fare caso a quell'altra parte.
Nel momento in cui ci ho fatto caso, ho pensato che mi sarebbe piaciuto rimanere in quello stato, aggrappata a vita. Ma non si può.
Perché il corpo conosce molte cose e la memoria corporale è molto più forte di ogni altro tipo di memoria.
Però vorrei la freschezza inconsapevole di quella prima lezione, che mi fa sì dimenticare quel che sapevo fare, ma anche quello che non sapevo fare, quindi quel che vorrei è una memoria selettiva.
Vorrei fare ogni lezione con lo stupore, la freschezza e l'infinito ventaglio di possibilità della prima volta, quando non sai quali limiti ti imporrà il corpo, senza però perdere le acquisizioni positive.
E questa attitudine qui la vorrei in tutte le parti della mia vita. Affrontare ogni cosa come se fosse la prima volta, avvalendomi delle cose positive imparate.
Vorrei esaltare l'inconsapevolezza della prima volta, una sorta di dimenticanza selettiva e positiva.
Ma come si fa?
Perché la seconda volta ero già molto più io e la terza ancora di più e via dicendo.
Come faccio a dimenticare chi sono?
Perché in questo dimenticare ci sono molte più possibilità di quanto avessi mai pensato.

Pensieri non bellini.

Per non dire proprio brutti.
Luridi.
È che a volte lo yoga e tutti quelli che lo fanno non li sopporto.
Mica lo yoga in sé o forse a volte anche quello, non sopporto tutta la bontà che gli gira intorno.
Lì tutti sono carini, in pace e non si fa che dirsi che siamo tutti bellissimi perfetti e buona giornata di qua e buona giornata di là e a me, in mezzo a tutto questo dolciume, mi esplode la cattiveria. 
Un puro, purissimo desiderio di essere cattiva e di ricevere cattiveria.
Stamattina pensavo addirittura 'sarebbe bello se questa accanto a me si voltasse e mi mandasse a quel paese, così senza motivo e io ce la rimanderei allegramente'.
Proprio così, un bel fanculo gratuito.
In realtà la cosa molto brutta è che in questa roba che vedo negli altri e non sopporto io ci sono dentro fino al collo. 
Guardo tutto, dico che palle questi e nello stesso tempo mi rendo conto di essere perfettamente come loro.
Cammino con passo leggero, perché quando entro in sala il mio obiettivo è non far scricchiolare il pavimento. Non ci riesco quasi mai. 
Distendo il tappetino cercando di non creare spostamenti d'aria. Non ci riesco quasi mai.
Mi distendo cercando di svuotare la mente. Non ci riesco mai.
L'obiettivo che vorrei raggiungere è fare la verticale. Non solo non ci riesco mai, ma mi innervosisco sempre di più e fra poco mi alzerò mandando davvero tutti a quel paese.
Molte volte vorrei essere invisibile. Non ci riesco mai, ma credo sia esattamente quel che vorrei ottenere dallo yoga.
Non bontà, gentilezza, illuminazione, verticali, pace della mente. Vorrei ottenere il dono dell'invisibilità, come col mantello di Harry Potter, però senza, solo perché il mantello non ce l'ho, se no mi andrebbe bene anche con quello.
In alcuni testi antichi si legge di gente che pare ci riesca, ma non so se siano tutte fandonie.
So che mi piacerebbe.
Ma può una che non riesce a zittire la mente un solo secondo diventare invisibile?
Può una che vorrebbe a tratti sfanculare tutti, solo per andare contro quella generale tendenza sdolcinata, diventare invisibile?
Può una inquieta come me diventare invisibile?
Beh, perché no, in fondo?
Ma dove si va, quando si diventa invisibili, in quale mondo si finisce?
Se solo riuscissi a conoscere qualcuno che c'è stato.
Intanto credo che prossimamente esplorerò altri tipi di yoga, ma non credo che riuscirò mai a trovare la dose di cattiveria che cerco.