Friday, June 24, 2016

Il manuale della vita.

Oggi è una di quelle giornate in cui il mondo intero mi si spiana davanti senza ostacoli, ecco perché è piena di trappole. 
Intanto sono le undici e ho appena acceso il computer dopo aver dormito qualcosa come dieci ore, aver fatto una colazione che avrebbe potuto non avere fine e agganciarsi direttamente a quella di domani, continuando a pensare che non si contano le cose che potrò fare oggi. Ecco, forse non si contano perché se continuo così non arriverò neanche all'uno. 
Senza parlare del pericolo che quell'antipatica di TT bussi alla mia porta e si stabilisca di nuovo nella mia tana. Lo so che essere mossa al lavoro da questa minacciosa prospettiva non è la condizione ideale, ma al momento non credo di poterci fare granché, quindi cerco di accontentarmi della sua dipartita sperando di non vedere più il suo brutto muso.
È noto a tutti tranne che a me, visto che le cose insidiose tendo a evitarle, che sto coltivando l'arte della pazienza. O almeno mi piace dirlo, perché sulla parte pratica ho molte difficoltà. Prima fra tutte la mancanza di un manuale e io ormai senza un manualetto fra le zampine non mi muovo. Certo, ne ho letti alcuni, ma li aveva scritti qualche monaco o il Dalai Lama in persona e quelli non solo non contano, ma sono talmente demoralizzanti da sortire l'effetto contrario. In che mondo vivono questi? Appunto, non nel nostro e se per mondo si intende addirittura la loro chiorbina si capisce che quei libri una talpa non può leggerli, o può farlo, a suo rischio e pericolo però.
No, io cerco IL MANUALE. Vale a dire uno scritto, una testimonianza di qualcuno simile a me che ce l'ha fatta e che racconti passo dopo passo come abbia fatto a riuscirci. Il manuale di qualcuno che sia bizzoso come me e che sia nato sprovvisto di pazienza, come una carenza nel dna, qualcuno che non sappia neanche di cosa si stia parlando e che non viva in un monastero, ma nel mondo, insidioso e fatto apposta per tendere trappole a quelli come noi, o forse dovrei dire come me, perché a volte penso di essere l'unica e non in senso positivo.
Però non si può dire che non mi ci impegni, perché in tutto questo continuo a essere cocciuta e talvolta perfino i difetti possono essere d'aiuto.
Poiché il manuale per ora non l'ho trovato al supermercato, e neppure nelle librerie universitarie, per dire che ho spaziato in ambienti fra i più diversi, perché una tale ricerca non deve lasciare nulla di intentato, insomma, siccome non si trova, per non perdere tempo nel frattempo ho deciso di imparare dal manuale che mi si presenta davanti agli occhi, vale a dire la vita. Incomprensibile. 
Ma mi sono detta una cosa furbissima. I grandi insegnamenti non possono venire dai grandi avvenimenti, perché di quelli quanti ce ne saranno nella vita, due, tre, quattro, mettiamo pure dieci, ma sempre pochi sono, perché possano essere fonte di grandi apprendimenti, quindi la sostanza deve stare nelle cose piccine, più insignificanti sono e meglio è. Quindi ho deciso di portare il mio interesse su di loro, su quelle cose piccine, minuscole, insignificanti. È durissima, se si considera che finora non le avevo degnate di un solo sguardo. Del resto che il manuale vita sia dispettoso si è capito ormai, e quindi ci sta che i grandi insegnamenti stiano nelle cose piccine e quelli piccoli nelle cose enormi. È tipico della vita giocare questi brutti scherzi, ma io ho deciso di mettermici di impegno e anche se l'attitudine dovrebbe essere, appunto, paziente e pacifica, la mia è da guerriglia. Sono anche vestita in modo opportuno e anche sull'abito ho dovuto ragionare. Dapprima avevo pensato a una specie di armatura, ma poi ho capito che non avrebbe giovato alla mia femminilità e che nei periodi estivi avrebbe presentato qualche problema. Ho optato quindi per un costume da super eroina, blu e rosso non per copiare superman, ma perché il mio aeroplanino ha gli stessi colori e vola, come ogni supereroe che si rispetti. Nella versione estiva i pantaloncini sono corti, la mantellina corta anche lei, con un bordo blu in fondo e la maglietta con uno scollo a v, che mi sta bene. Ecco.
Lo studio si è concentrato in modo particolare sul percorso mattutino in bicicletta. Ho cercato di studiare gli ostacoli e di affrontarli secondo un ipotetico manuale della pazienza.
Se i giapponesi si fermano davanti alla ruota per fare dieci foto, non investirli.
Se escono da una stradina in formazione fila di centocinquanta e non intendono separarsi per farti passare a costo di rimetterci la pelle, non entrare di prepotenza rischiando di falciarli, ma aspetta che passino tutti e osservali sorridendo.
Se il semaforo è rosso non cercare di salire sulle automobili e su quelli davanti che stringono l'unico passaggio possibile, non salire sul marciapiede, non sbuffare, non chiedere permesso, insomma fermati e smetti di pensare che una bici non dovrebbe mai fermarsi, rosso verde o viola che sia.
Se nelle rastrelliere le bici sono legate in modo selvaggio e come ti avvicini per mettere la tua ti si rovesciano addosso non prenderle a pedate, non infamare il proprietario, ma raccattale paziente, sorridi, fa loro una carezzina e poi, eventualmente lega la tua.
Se motorini, ciclisti molto più selvaggi di te, perché loro sono il vero pericolo, camion, pedoni, gente che corre, cavalli di ogni tipo, rischiano ogni secondo di venirti addosso, non pensare che fare la stessa cosa sia la soluzione, ma rallenta.
Se quello che va in bici portando quintali di schiacciata che penzolano dalla cassetta dietro, rischiando di perdere pezzi ogni secondo e spandendo un profumino irresistibile, non seguirlo senza più capire niente, ma mantieni la tua strada, senza andare dietro alle distrazioni.
Se nelle strade ci sono più buche e mattoni che si sollevano che pezzi lisci e adatti, vai piano e cerca di evitarle le buche, anche se sei una talpa, perché correre finendo dentro a tutte quelle che ti capitano a tiro non solo può spaccare la bici, ma non è saggio e neppure più veloce.
Se comincia a piovere a dirotto, fermati sotto una tettoina, invece di continuare a correre anche se non hai fretta.
Se ogni dieci metri trovi una strada sbarrata per lavori, invece di montare su transenne e marciapiede perché vuoi passare da lì costi quel che costi, accetta la deviazione che ti viene proposta e chissà che non ci sia qualcosa di interessante da scoprire proprio lì dietro.
E soprattutto, non correre, ma osserva.
Ehm...potrei andare all'infinito ma mi fermo qui perché sento che TT sta arrivando.
Comunque ecco cosa può offrire un giro in bici in materia di pazienza. 
Quel che non riesco a capire è se questo tipo di insegnamenti tratti dalla vita, anziché da un bel manualetto letto in poltrona, siano vantaggiosi o svantaggiosissimi, dove per vantaggio e svantaggio intendo la differenza tra quello che sarei portata a fare e a pensare  e quel che un simile tipo di comportamento e di osservazione imporrebbe.
E se rivedessi il mio proposito di coltivare la pazienza?
Non è che abbia sbagliato obiettivo?
Non ne esiste uno più bellino e anche più adatto a me?

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