Thursday, June 30, 2016

Lo sgabello (non voglio dire da cosa).

Oggi ho scoperto che essere una talpa cicala può avere i suoi svantaggi.
L'ho scoperto grazie alla coda di quel che accadde circa un mese fa e di cui quasi mi ero dimenticata, perché chi la fa l'aspetti (anche se i proverbi non li sopporto).
Un giorno, il ventotto maggio pare recitare la ricevuta, ero qui, seduta a questo tavolo, nella mia tana e mi sforzavo, invano, di lavorare. Erano tempi in cui forse abitava ancora qui quella scriteriata di TT, quindi dovevo inventarle tutte per sfuggirla.
Da tempo non facevo altro che lamentarmi della scomodità della mia postazione di lavoro, cosa che accadeva semplicemente perché quel che mi stava scomodo era il lavoro stesso, più che la postazione. Ma come ho detto altre volte, sono bravissima a raccontarmela.
Quindi cercai una scappatoia e con una certa fierezza devo dire che sono maestra nell'arte di sfuggire al lavoro. Sì, questa cosa mi rende felice, perché è una dote che non si altera col tempo, col caldo, col freddo, con la latitudine e neppure con l'altitudine.
E proprio qui volevo giungere, all'altitudine, perché invece questa potrebbe minare le fondamenta della mia esistenza panciollosa. 
Quel sabato decisi che non avrei potuto eseguire un altro grammo di lavoro senza uno sgabello che mi portasse in alto. Volevo stare sopra, sopra al mio Tbook, sopra al cavalletto, sopra ai fogli da disegno, sentii che se non mi fossi innalzata la mie ore non sarebbero state degne di essere vissute.
Lo spazio tra tale irresistibile consapevolezza e il trovarmi fuori dalla porta durò non più di dieci minuti.
Dopo una infruttuosa ricerca su internet una mia amica mi aveva indicato un negozio in cui avrei potuto trovare proprio quel che cercavo. Era piuttosto lontano dalla mia tana, ma quando sono mossa da tali propositi potrei percorrere chilometri come fossero pochi metri. Era un giorno caldo e mi persi anche, ma alla fine lo raggiunsi.
A una rapida occhiata sembrava chiuso, tanto era buio quel posto, ma dopo tutti quei chilometri provai ugualmente con la zampina a spingere la porta, che cedette sotto la pressione della mia mano. Felice momento.
Attraversai il negozio in penombra per raggiungere una coppia sonnecchiante seduta a un tavolo lungo e largo. 
'Buongiorno signori. Io sto cercando uno sgabello regolabile in altezza'.
I due si guardarono poi parlarono tra loro.
'Uno sgabello da lavoro quindi (io questo termine avrei voluto evitarlo), potremmo farle vedere quello...bla bla... bla bla...'
Io li corressi, perché cominciare un rapporto di acquisto sulla parola lavoro mi pareva increscioso.
'Uno sgabello da disegnatore'.
'Sì sì certo'
Disse lui come se fosse stata la stessa cosa, insomma non colse la sfumatura. Intanto aveva preso il catalogo sbagliato.
'No, è in quell'altro'.
Disse lei.
E mi mostrarono il prodigio su cui ora poggia il mio culino.
'Ehm, sembra carino, ma non ne avreste uno da farmi vedere?'
Si guardarono di nuovo. Era evidente che avevo interrotto la siesta e che nessuno sarà mai entrato in quel negozio alle due di un sabato.
Poi lui si illuminò.
'Sì, ne ho uno appena montato di un signore che non è ancora venuto a prenderlo. Te lo faccio vedere'.
E andò nelle segrete a cercarlo. 
Io lo provai, lo trovai comodo, poggiai le zampine sul poggiapiedi e lui mi disse che era tutto regolabile. 
'È carino, solo un po' troppo nero. Non esisterebbe lo stesso colorato?'
'No, c'è solo nero'
'Va bene, in effetti non è male neppure nero. Non esisterebbe col poggiapiedi in acciaio?'
Lui si turbò.
'Non so, si può guardare, però ora li fanno tutti così perché il piede non scivola e si sta più comodi'
E fu talmente convincente che se avesse osato propormi un poggiapiedi in acciaio avrei piantato una bizzella da mettere a soqquadro il negozio.
'Va bene, io credo proprio che lo prenderò questo perfetto sgabello'
Loro tacquero.
'Lo vorresti coi piedini o le ruote?'
Chiese poi lui, ributtandomi nella confusione.
'Secondo me però per lavorare è meglio coi piedi, fisso, tanto le ruote costano otto euro, se poi le vuoi le puoi sempre prendere e sostituire'
E piedini furono, mentre riflettevo se fosse il caso di prenderle subito quelle ruotine eventuali, ma fui saggia e decisi di aspettare su quelle. A volte mi stupisco di me stessa.
'D'accordo, lo prendo!'
Dissi infine.
'Va bene, ci servirebbe però un piccolo acconto'
'Non c'è problema, anzi lo pago tutto subito'
Questa cosa a volte la faccio non per fare la sborona, ma perché così quando l'oggetto arriva io non devo pagarlo e mi sembra un regalo. È una cosa un po' magica.
Me ne andai ringraziandoli e dicendo che mi avevano svoltato la giornata e salvato la vita e che quello era il negozio più fantastico del mondo.
Li lasciai più perplessi che mai.
Poi la vita riprese il suo corso e io quasi mi dimenticai di lui.
Fino a oggi. Perché l'universo ci mette sempre, sempre, lo zampino.
Era un giorno, quello odierno, in cui non riuscivo a concentrarmi e ogni minuscola cosa era motivo di distrazione. Una canzone sbagliata, una folata di vento, un foglia che si muove, una briciola sul tavolo, una penna che rotola e ogni attività esterna richiamava la mia attenzione in modo irresistibile. Ma poi è arrivato lui.
Lo sgabello work. Così è definito, nonostante la mia correzione. A ripensarci ora, non avrei dovuto comprarlo, ma è tardi per i ripensamenti.
Alla notizia dell'arrivo ho pensato che fosse la giusta motivazione, quell'iniezione di entusiasmo che mi serviva, la novità che mi avrebbe riportato la concentrazione e la volontà di cui ho bisogno.
Cinque minuti e fuori di nuovo, la talpa ha affrontato i chilometri che la separavano da quel negozio e la calura estiva, perché ci è andata alle ore tredici, mica ha potuto aspettare, per andare a ritirarlo.
Il negozio riposava nella penombra come l'altra volta, quindi non era questione di sabato e i due sonnecchiavano come sempre. 
'Buongiorno, sono venuta a ritirare lo sgabello'
'Ah, sì, lo sgabello da lavoro...'
'Umpf!'
Lui è andato di nuovo nelle segrete, per prendere il mio stavolta.
'Vedi, azionando questa levetta si alza e si abbassa, qui regoli i piedi e con questa lo schienale'
'Bello, mi piace'
E mi sono seduta felice mentre loro mi chiamavano un taxi che mi riportasse a casa con l'oggetto.
Il taxi non si trovava e lei era un po' imbizzita, perché dice che non si trovano mai, io non mi turbavo per niente perché ero seduta sul mio sgabellino e più tardi tornavo nella tana meglio era.
Ma poi il taxi è spuntato fuori purtroppo e in breve non solo mi ha riportato a casa, ma il tassista ha detto 'se mi apri il portone te lo porto dentro'.
Non c'erano dubbi, dovevo andare nella tana munita di sgabello.
Ecco perché ora sono quassù seduta, su uno sgabello che si ostinano a chiamare da lavoro e che non ha neppure i braccioli, tanto poco è adatto allo scivolamento verso il panciolle.
Eccomi qui a realizzare quanto sia stato incauto il mio acquisto.
Uno sgabello da lavoro.
Cosa diavolo mi è passato per la chiorbina, in quel lontano ventotto maggio?

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