Wednesday, June 1, 2016

Domande e risposte.

Dopo i dubbi in cui mi sono arrovellata l'altro giorno, tutto si è dissolto.
Notare bene che ho detto dissolto e non risolto, perché in realtà non ho risolto un bel niente sull'andare in Scozia a comprare un gonnellino oppure no, ma ho anche capito che non può essere definito problema, e poiché io sono contraria ai problemi, per principio, chi me lo fa fare di crearmene uno inesistente?
E quindi ecco la soluzione, sparito problema, spariti anche i dubbi, anche se non so cosa fare né più né meno di prima.
La sparizione di un problema e dei relativi dubbi comporta il sopraggiungere di una certa sonnolenza. Se questo significhi che sono i problemi a tenerci svegli non lo so, se così fosse sarebbe un bel problema e come si può vedere non c'è da preoccuparsi, perché in un modo o nell'altro loro si ripresentano a tenerci svegli.
Quindi c'è da scrivere, certo, chi ha mai detto il contrario. Non è quel che sto facendo anche ora? (Yawn!)
Ma che fretta c'è? 
Perché coltivare l'arte della pazienza comporta anche che non si debba mai avere fretta. Nel mio caso è un effetto pericoloso, perché potrei diventare come Sid, il bradipo dell'era glaciale.
È bizzarro che io riesca a essere impaziente e lenta al tempo stesso. Ma devo usare l'imperfetto, ero, perché per riuscire in un intento è necessario che l'immagine della talpa precedente sia relegata al passato e che io mi veda già come l'essere più paziente del mondo.
Tale tecnica l'adotto anche con le pirouettes, la chitarra, e tutto quello che mi metto in testa di imparare, ma mi sa che sbaglio qualcosa, ci deve essere qualche pezzettino della vecchia me che mi rimane appiccicato, impedendomi un progresso rapido e sicuro. Ma dato che coltivo la pazienza, che fretta devo avere? Imparo, mi do il tempo di imparare e mi concedo di sbagliare. Eh eh, tutte regolette formidabili. Il problema sta solo nel ricordarle. Infatti le scrivo su molti fogliettini, però poi mi dimentico dove li metto e mi dimentico anche di andarli a cercare e di rileggerli. Perché eccola l'insidia dell'apprendimento, che la talpa a tratti si dimentica che sta apprendendo qualcosa.
A proposito di pazienza, anzi dell'arte della pazienza, perché solo così la posso tollerare, l'altro giorno, ma non lo stesso del gonnellino scozzese, mi chiedevo quale fosse il limite. Insomma, che vuol dire essere pazienti? Perché a una come me, che ne è sempre stata priva, mancano gli elementi base per capire. Che cosa è questa pazienza, la cui arte mi sono messa in testa di coltivare? (vai a sapere perché)
Quindi mi facevo degli esempi.
Se qualcuno mi fa imbizzire devo fare finta di niente perché la sua rabbia non mi riguarda? Se una macchina si mette di traverso davanti alla bici e non mi fa passare, devo guardare il cielo e le nubi? Se qualcuno arriva a un appuntamento tre ore dopo devo dire che stavo benissimo e in quel frangente ho imparato moltissime cose e anzi gli consiglio di farsi un giro e tardare ancora un po'? Se qualcosa non va come vorrei, devo dire che anche se non lo capisco, sicuramente per me è meglio così e se non apprezzo è solo perché sono zuccona? Insomma di esempi me ne sono venuti in testa molti, e su tutti poi incombeva il fattore tempo. La pazienza è infinita? Quanto tempo a guardare il cielo devo passare prima che possa sbizzellare e spaccare la testa a tutti quelli citati qui sopra? 
Voglio stupire il mondo dicendo che stavolta la risposta l'ho trovata e ancora una volta annulla il problema. 
La pazienza, quella vera, quella che è arte, non si pone nei modi in cui io mi sono posta quelle domande. La pazienza non aspetta, non si imbizzisce, non concepisce il mondo e i suoi eventi come ostacoli, perché lei vive a monte di tutta quella roba là. La pazienza, quella vera, la nobile, la regina delle pazienze, usa sempre il tempo e quelli che noi comuni mortali chiamiamo ostacoli, a suo favore. La pazienza si conforma, che vuol dire che si forma con le cose, quindi lei, la pazienza è l'unica al mondo a non avere problemi.
Sebbene io abbia trovato la risposta, è evidente che ho poco da essere contenta, perché io e questa cosa nobile di cui ho parlato abitiamo in pianeti diversi.
Va bene talpa, mi sono detta, ti puoi accontentare di qualcosa di minore, di meno nobile, non importa pretendere di coltivare subito la regina delle pazienze, possiamo adottare una tattica di avvicinamento accontentandoci dei servitori che vivono nei piani bassi, come in Dawnton, ma la risposta della talpa è stata categorica: "No, no e poi no!!!! O quella o niente!”.
Quindi mi è sorta un'altra domanda: può una tale cocciutaggine convivere con quella reginetta?
E qui la risposta non l'ho trovata o forse ho solo preferito non ascoltarla.

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