La casina che mi ospita al mare e lo fa
egregiamente, è pacifica.
In genere le abitazioni sono rese
pacifiche o meno dalle persone che le abitano, o almeno questo è
quel che pensavo io prima di conoscere lei, che ha la pace come
caratteristica propria.
Le sue pareti ne sono impregnate, come se
fosse stata costruita con mattoni tenuti insieme da polvere di tranquillità
agglomerante e un po' di nutella.
Questo comporta che il fatto che io
possa varcare la soglia in uno stato di tranquillità o imbizzimento
o totale follia, per lei è irrilevante.
Lei ti dice con voce soave 'Ora entra,
siedi e mettiti tranquilla, che per tutto il resto c'è sempre tempo'
e tu non pensi più a niente e fai come dice lei.
È una casina che apre un sorriso nel
cuore.
Ho provato a scuoterla un po' anche con
metodi più bizzarri, tipo mettermi a ballare come una pazza, cantare
a squarciagola, scrivere sui suoi pavimenti e saltellare su un piede.
Lei non si scompone, mi guarda e sorride come una saggia signora coi
capelli raccolti, seduta su una sedia a dondolo sotto un albero dalla
chioma larga e rassicurante e anche fresca.
Caso vuole, che proprio a due passi da
lei ci sia uno scoglio, cioè ce ne sono tanti, ma uno in particolare
che è diventato mio amico e a volte vado lì al tramonto e parlo un
po' con lui.
Non sempre lo faccio tra me e me. A volte, quando mi
sembra che non ci sia nessuno, ma non si può mai sapere con certezza
se ci sia o no qualcuno, gli parlo con la voce, bassa però.
Alla fine mi prenderanno per pazza,
come quelle signore dei film che vivono nei parchi e parlano solo coi
piccioni. E non avrebbero mica tutti i torti. Però io con i piccioni
non voglio avere nulla a che fare.
Comunque quello scoglio mi ha suggerito
la maggior parte delle poesie che ho scritto, quindi è mio amico.
Ad ogni modo la casina pacifica più lo scoglio fanno un bel team.
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