Monday, August 25, 2014

Talpa is back.

Ed eccoci.
Talpa is back.
C'era una volta uno sport che avevo iniziato e poi mollato, ma con il quale avevo un conto in sospeso.
A giugno avevo fatto un po' di domande in qua e là e avevo ottenuto incoraggianti risposte circa la possibilità di riprovarci.
Poi ero partita per altri lidi e non ci avevo più pensato, ma ci sono cose che anche se non ci pensi, lavorano dentro di te e se sono avviate tu non puoi fermarle. Loro vanno avanti per conto loro.
Arrivata sul mare quindi, i miei piedi mi hanno riportato proprio lì.
E il destino ci ha messo un po' della sua zampa.
Perché questo corso partiva quest'anno e perché in questa piccola città c'è un'unica pista ciclabile, che spunta senza sapere perché e altrettanto misteriosamente scompare, ma collega in maniera quasi esatta il luogo in cui abito con quello in cui si svolge il corso. Quindi la mattina non devo fare altro che salire sulla bici, rotolare lungo la pista e giungere fin là, come fosse tracciata appositamente per me, perché il sonno o eventuali disorientamenti non mi portino altrove.
All'arrivo, nell'aria timida e profumata del mattino, prendere tavole e vele e portarle sulla riva è un privilegio di cui tutto il mondo, almeno una volta, dovrebbe nutrirsi.
La mia insegnante stavolta è una donna e le donne non ti buttano in mare come fanno gli uomini, ma ti stanno dietro e ti spiegano pazienti.
Nonostante questo il primo giorno sono stata recuperata con pedalò perché ho rischiato di fracassarmi con la tavola sulla scogliera.
E questa, ahimè, era una scena che avevo già visto e che non avrei voluto ripetere.
Poi, credevo di avere finalmente capito la bolina e invece ora non ne sono più sicura. Non so mai da dove venga il vento e come si faccia ad andare di qua o di là, ma provo, un po' orzando e un po' poggiando e la prua che un po', a volte, mi obbedisce mi rincuora.
Quando non mi sbatte addosso la vela, quando l'onda non mi scaraventa giù, quando l'insegnante non mi urla 'Dai ora, stramba!' e io urlo 'Non la so fare la strambata!' e lei risponde 'È quella che hai fatto finora!' e io penso, ma non lo dico 'Ma non era la virata quella?', scivolo sull'acqua felice.
E il primo giorno che ho fatto solo le prove di equilibrio sulla tavola e sono caduta quasi cento volte, ma la sfida fra me, la tavola e il mare era aperta, io mi sentivo che ne potevamo parlare.
Poi ieri c'era una regata seria, con quelli bravi intendo e la mattina noi abbiamo fatto regatina, che voleva dire provare a seguire le regole di una regata e io non ho capito neanche dove fosse la boa, ma la mia istruttrice se ne è catafottuta e mi ha urlato 'Vai, continua!' e allora io andavo uguale senza sapere dove, che tanto non sono competitiva e delle gare non me ne importa niente e l'unica cosa che mi interessa è divertirmi.
E per questa prova indegna ho ricevuto anche una medaglia e anche se non significa niente e l'abbiamo avuta tutti, io mi sono sentita molto felice perché una medaglia non l'avevo mai ricevuta in vita mia e ho capito che non è mai troppo tardi per riceverne una.
Anzi, ho capito che non è mai troppo tardi per niente. Il tardi e il presto sono concetti stupidi. L'unica cosa che conta è sentirsi.
E posso dire anche un'altra cosa.
Che mi sento strongabbestia.

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