Wednesday, August 27, 2014

Le gare.

Il vento comanda e questo fa di lui un bel prepotente.
Per colpa sua, infatti, oggi siamo rimasti sulla spiaggia perché c'era vento, onda e corrente e la mia insegnante ha detto che oggi sarebbe stata dura anche per lei.
Allora abbiamo fatto teoria e ripasso con vela sulla spiaggia.
Sono state spiegate, a un certo punto, in lungo e in largo, le regole della regata.
Così io a un certo punto mi sono schiarita la voce.
'Ehm, io devo confessarvi una cosa... cioè voglio dire che queste regole sono bellissime e le voglio stare a sentire tutte e poi continuiamo a parlarne, ma io non sono competitiva e le gare in genere non mi interessano. Quel che mi interessa è divertirmi e...ecco, insomma, è un po' così'.
L'ho confessato e siccome per gli sportivi credo sia una specie di vergogna, meglio dichiararsi subito e che non ci si pensi più.
Però devo dire una cosa. Sentire parlare di regata, di regole e di scie e di precedenza e di scarto e di boe e roba che se non stai sulla tavola non ti serve a niente, sminuisce un po' tutto il resto, cioè quello che mi sforzo di fare io ogni mattina e lo rende più accessibile.
'Passi la regata, ma questa roba qui la so fare'. Così ti viene di dire.
Poi sali sulla tavola e vedi che non è proprio così, ma questa è un'altra storia.
Ma insomma, che mentre tu sei impegnato a guardarti i piedi, le mani sul boma, la vela e l'ondina vicina e lo spazio che la concentrazione permette di coprire arriva si e no a un metro quadrato di acqua, loro ti parlino di boa e di strategia e di percorsi, come dire, ti alza un po' lo sguardo, anche se solo immaginario.
Intanto, a dispetto della mia dichiarazione, fra un po' ci sarà una reatina e mi hanno detto di andare e io tenterò di passeggiare avanti e indietro e stavolta, di vederla, almeno, la boa.

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