Wednesday, August 27, 2014

Rientrare.

Ieri c'era vento e la mia insegnante mi ha dato una vela cinque e cinque, perché dice che per me ci vuole quella.
Che vuol dire che in tre secondi ti trovi fuori anche se vuoi stare dentro e che la cinque e cinque, che non è il panino, ti porta dove vuole lei.
A un certo punto volevo rientrare.
È facile, col vento alle spalle non ci vuole niente, rientri di poppa.
Peccato che tutte le volte che ci provavo o rischiavo di finire sulla scogliera, o poggiavo e la vela mi scaraventava in acqua o continuavo misteriosamente ad andare nella direzione opposta.
Certo, c'era un pedalò in assistenza, non si trattava di avere paura, ma della possibilità di rientrare, senza la quale uscire è sempre un enigma che innervosisce.
È come decidere di andare al mercato, la mattina, chiudere la porta di casa e incamminarsi, sapendo già che non si troverà la strada del ritorno.
Ecco, in una condizione così, non è che uno parta proprio baldanzoso. Io non mi godo neanche i minuti in cui sto sulla tavola, perché non faccio che pensare 'sì, continuo ad andare in là, ma poi come faccio a tornare?'.
Col vento in poppa è facile, dicono.
Ma invece di facile non c'è nulla.
Dopo un po' di volte, dopo che le braccia non me le sentivo più e temevo si potessero staccare dal mio corpo, dopo che non sapevo proprio più cosa fare, mi sono seduta un po' sulla tavola a fare finta di riflettere e a riposare e poi ho riportato la tavola a nuoto.
A pochi metri dalla spiaggia, lei mi ha detto che in queste condizioni puoi anche prendere la cima di recupero e la vela ti porta da sé.
Gli ultimi tre metri li ho fatti così.
Se solo lo avessi saputo prima...
Ma me ne sarei poi ricordata? E non è che la sicurezza della riva ti fa fare cose che in alto mare ti dimentichi?
Sì, io ce le ho e le voglio proprio chiamare amnesie da alto mare.

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