Tuesday, October 28, 2014

Breakfast.

Questa mattina sono rotolata di nuovo giù dalle scale, con gli occhi ancora chiusi, per andare a fare yoga.
Non so se serva per risvegliare il corpo, quel che so è che lo faccio dormendo e osservo gli esercizi come se stessi ancora sognando e li eseguo come se al mio posto ci fosse qualcun altro.
Quando sono uscita, dopo la lezione, c'era il sole e il cielo azzurro, come del resto quando sono entrata, perché il cambio dell'ora, che di fatto mi indispone, pare serva proprio a questo, a farti uscire di casa nella luce anziché nel buio.
Nel breve tratto di strada fino a casa sorridevo stupidamente, e anche se me ne rendevo conto, non potevo smettere.
Se ci fosse stato un osservatore invisibile nell'aria, avrebbe attribuito la mia espressione alla pratica dello yoga e avrebbe pensato 'ma guarda un po', che effetto benefico! Forse tutti dovrebbero farlo la mattina prima di andare al lavoro, se questo è il risultato' e forse avrebbe sorriso a sua volta, perché pare che il sorriso come pure la risata, siano molto contagiosi.
Però no, in realtà non è per nulla esatto e l'osservatore si sarebbe sicuramente ingannato.
Il mio sorriso incancellabile altro non era che la gioia di avvicinarmi alla colazione. Una tazza di caffellatte guidava i miei passi e appiccicava quell'espressione estasiata sul mio viso.
Anche perché a metà lezione avevo pensato di rimanerci secca, dato che in genere, a digiuno, non ho più di una ventina di passi di autonomia.
Ora sono in biblioteca e ho preferito sedermi a un tavolo, piuttosto che sul divano, perché nonostante il secondo cappuccino che mi sono fermata a prendere prima di entrare qui, rischiavo di fare la fine dell'orso che russava l'altro giorno.
Come a dire che due stuzzicadenti a tenere su le palpebre, alla maniera di paperino, mi farebbero sicuramente comodo.
Intanto spero che la musica nelle orecchie possa tenermi un po' su.
Forse lo yoga non è così proficuo, almeno non a quell'ora malsana, checché se ne dica.

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