Alla fine, che poi credo sia l'inizio,
ho dato una strizzatina ai miei neuroni.
Controllato che uscissero goccioline di
neurotrasmettitore.
Dato una lucidatina alla mia coscienza.
Tirato da una parte e dall'altra la mia
consapevolezza per vedere se si allungava un po' e forse qualche
micron l'ho guadagnato.
Girato gli occhi da una parte e
dall'altra e in su e in giù.
Stiracchiato i muscoli.
Fatto un po' di giri in tondo come fa
Paperone quando è disperato, ma io non sono arrivata a scavare un
solco.
E ho ricominciato a scrivere.
Perché dopo il post che avevo scritto
qui sotto non potevo fare altrimenti.
Avevo attivato una trappola, senza
saperlo.
Certo, avrei potuto cancellarlo,
rimuoverlo, ma non sarebbe bastato.
Insomma, mi è toccato andare fino in
fondo.
E fare delle piacevoli scoperte.
Intanto che il sovvertitore funziona
anche al contrario, quindi se dico che forse non sono una scrittrice
lui fa in modo che io mi metta a scrivere come una pazza solo per il
gusto di contraddirmi, quindi forse potrò sfruttarlo a mio favore.
Che non importa che io sia nessuno o
niente, una scrittrice o un'imbianchina, nel senso che dirlo o non
dirlo non ha alcun effetto su di me e sulle mie azioni e questa è
una scoperta a dir poco meravigliosa.
Che scrivere, mi ha fatto sentire
ancora più a casa, come se avessi legato fra loro le cellule in
vista di un lavoro comune e armonioso.
Che ho provato la gioia di qualcosa che
è perduto e poi ritrovato, per capire anche che non l'avevo mai
perso, perché non si può perdere ciò che ci appartiene davvero e
fa parte di noi.
Che il niente e nessuno non è così
spaventoso come credevo, perché sotto tutta quella roba, l'essenziale non si estingue.
Che invece forse va molto bene togliere
tutto e reinventarmi ogni momento.
Che in tutto questo non so cosa farò,
cosa sarò e cosa penserò domani, ma questa è un'altra storia.
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