La mia bici è bucata e abbandonata.
Urge intervento.
Il mio libro mi attende, sconsolato.
Crede che io abbia deciso di smettere.
In realtà non so cosa abbia deciso in proposito, perché le mie azioni non corrispondono ai miei pensieri, perché ho lasciato che i dubbi scavassero un abisso fra me e le righe da scrivere. Perché piuttosto che continuare come stavo facendo, che forse non era il miglior metodo del mondo, ma era almeno qualcosa, ho preferito lasciar perdere. Perché ho cercato risposte tutte insieme e le risposte non si cercano così, anzi non si cercano affatto.
Perché ho lasciato che la mia scrittura andasse alla deriva, anziché ricondurla a me o ricondurci l'una verso l'altra.
Perché non so.
Ma in tutto questo non sapere so una cosa. Che ciò che si comincia e in cui si crede, si porta a termine. Che metodo o non metodo, un libro iniziato si finisce, non importa come.
So che bisogna sempre andare fino in fondo.
Perché mollare indebolisce l'anima.
Perché fermarsi è buio e melma, andare è luce.
Perché il timore più grande è di fermarsi un attimo prima che il tesoro spunti davanti ai nostri occhi, correndo il rischio di non vederlo mai.
Perché può darsi che sia proprio la paura che ci fa fermare un attimo prima.
È proprio perché tutti questi dubbi non rimangano qui dentro ad inquinarmi che devo andare avanti, metodo o non metodo.
Perché cosa è in fondo la ricerca di un metodo, o il dubbio o l'incertezza, di fronte alla possibilità di abbandonare il campo, di non arrivare fino in fondo per vedere cosa c'è?
È per questo che relegherò in un angolino i dubbi che non vogliono saperne di ritirarsi e continuerò a scrivere il mio libro e arriverò alla parola fine, qualunque essa sia.
Perché arrendermi non faccia parte della mia vita.
E perché se c'è una vocina che continua a mormorare dentro, bisogna ascoltarla.
E perché per vivere ci vuole coraggio.
Urge intervento.
Il mio libro mi attende, sconsolato.
Crede che io abbia deciso di smettere.
In realtà non so cosa abbia deciso in proposito, perché le mie azioni non corrispondono ai miei pensieri, perché ho lasciato che i dubbi scavassero un abisso fra me e le righe da scrivere. Perché piuttosto che continuare come stavo facendo, che forse non era il miglior metodo del mondo, ma era almeno qualcosa, ho preferito lasciar perdere. Perché ho cercato risposte tutte insieme e le risposte non si cercano così, anzi non si cercano affatto.
Perché ho lasciato che la mia scrittura andasse alla deriva, anziché ricondurla a me o ricondurci l'una verso l'altra.
Perché non so.
Ma in tutto questo non sapere so una cosa. Che ciò che si comincia e in cui si crede, si porta a termine. Che metodo o non metodo, un libro iniziato si finisce, non importa come.
So che bisogna sempre andare fino in fondo.
Perché mollare indebolisce l'anima.
Perché fermarsi è buio e melma, andare è luce.
Perché il timore più grande è di fermarsi un attimo prima che il tesoro spunti davanti ai nostri occhi, correndo il rischio di non vederlo mai.
Perché può darsi che sia proprio la paura che ci fa fermare un attimo prima.
È proprio perché tutti questi dubbi non rimangano qui dentro ad inquinarmi che devo andare avanti, metodo o non metodo.
Perché cosa è in fondo la ricerca di un metodo, o il dubbio o l'incertezza, di fronte alla possibilità di abbandonare il campo, di non arrivare fino in fondo per vedere cosa c'è?
È per questo che relegherò in un angolino i dubbi che non vogliono saperne di ritirarsi e continuerò a scrivere il mio libro e arriverò alla parola fine, qualunque essa sia.
Perché arrendermi non faccia parte della mia vita.
E perché se c'è una vocina che continua a mormorare dentro, bisogna ascoltarla.
E perché per vivere ci vuole coraggio.
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