Ho pensato più volte di riprendere in
mano i miei vecchi libri e riguardarli, che è un altro modo per dire
riscriverli.
Ho usato apposta il termine 'vecchi
libri' perché mi fa sentire una popo' di scrittrice, una che scrive
da tempo immemore.
In realtà, vecchi non sono per niente.
Ma ora credo di avere deciso di
lasciarli così.
Anche qui, per un motivo di amore.
Che tanto se non ci muove quello, cos'altro ci deve muovere?
Quei libri, così come sono scritti,
testimoniano la me di quel momento. Può darsi che siano opere
immature, anzi sicuramente lo sono, può darsi che siano
insignificanti, può darsi addirittura che siano brutti. Ma non per
me.
Per me sono i miei libri, sono quanto
di meglio sono riuscita a fare con gli strumenti che avevo.
Sono stata io a decidere quando
dichiararli chiusi, finiti, pronti.
Riscriverli ora sarebbe come rinnegare
un momento, un'arte, una testimonianza.
Non dico che le opere d'arte non si
possano riguardare e ritoccare. A londra ho visto un quadro di Renoir a cui ha deciso di dare delle pennellate nuove dopo un po' di anni e non si può certo dire che l'abbia sciupato, anzi.
Non dico quindi che non si potrebbe
fare, che non sarebbe utile, e che talvolta non costituisca una
tentazione del tipo 'vediamo cosa potrei farei ora di quel librino
scritto per primo'.
Dico che non voglio farlo
Perché quel librino lo amo così com'è
e se è brutto, forse lo amo ancora di più.
Le opere teatrali hanno una
caratteristica.
Sono uniche, irripetibili e lo spettatore che ne vede
una sa per certo che non ne vedrà mai un'altra uguale, anche se
tornerà a vedere lo stesso spettacolo. Questa è la magia e la bellezza del teatro. Ti giochi tutto in una volta, non hai
possibilità di replica né di riparare agli errori.
Quando ero piccina facevo saggi di
danza. Ricordo poco e niente della mia infanzia, ma se ci ripenso riesco ancora a sentire l'intensa sensazione di gioia dopo ogni saggio. Quando ero nel mio letto ci ripensavo e le emozioni vissute erano talmente grandi che non riuscivo a dormire, cosa incredibile per me, sia allora che ora. E se da un lato ero anche un po' triste che fosse già tutto finito, da un altro l'emozione era troppo
grande per accettare qualunque tipo di tristezza.
Ecco, tornare a mettere le zampe in un
mio libro, scritto e dichiarato finito, mi sembrerebbe come tornare sul palcoscenico a fare vedere a
quella piccola bambina cosa si è capaci di fare con un po' di studio
in più.
È molto probabile che se guardassi un
video, fortunatamente inesistente, di quella ingenua e immatura
performance, mi vergognerei di me stessa, ora. Ma volerla cancellare
o modificare sarebbe criminale.
Sarei quella che sono ora senza quei
saggi e quelle emozioni? Non credo.
Sono tasselli che ho messo lì e nei
quali ho creduto e lì voglio lasciarli, così come sono.
Il mio tempo e il mio impegno vanno
usati per andare avanti e creare nuove opere, non per rimettere le
mani in quelle vecchie.
Infine, tutto questa riflessione non
serve a convincermi del fatto che, andandole a modificare, sarei
sicura di migliorarle.
Ma non è questo il punto.
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