Oggi, che è sabato, sono andata a fare un workshop di yoga e poi, già che c'ero, ci ho attaccato anche una lezione, per un totale di tre ore.
Perché questa disciplina non conosce vacanza.
Il nome del workshop era ei bi si, che altro non è che ABC.
Insomma quello che noi chiamiamo volgarmente l'a b c e lo applichiamo un po' a tutto, in tali luoghi raffinati e international si chiama ei bi si e io solo dopo una settimana che mi ero iscritta ho capito che quel che stavo andando a fare era più una cosa semplice e utile, come la sigla suggerisce, che una misteriosa e complicata.
Ho anche capito che probabilmente io ero partita minimo dal DEF, e il corso di oggi me ne ha dato conferma, donandomi ad esempio un po' di maggiore familiarità con quei termini di cui non capisco un accidente.
Quando partono con tutti i bandas, ad esempio, mi ci viene anche un po' da ridere, perché l'unico che conosco io è 'tacabanda' e, stranamente, non viene usato.
Invece un po' di tacabanda ogni tanto anche lì non guasterebbe.
Poco prima di iniziare la lezione una tipa che sta per laurearsi, cioè dare l'esame finale per diventare insegnante di yoga, si è messa a parlare della meraviglia di questa disciplina.
E vabbè, grazie, ma ora facciamo lezione.
Alla fine mi chiede.
'Ti andrebbe di farmi da manichino?'
Dopo il primo istante di sorpresa, durato una frazione di secondo, mi ha invaso una sensazione di piacevole interesse.
Il manichino, bello. Senza sapere assolutamente a cosa si riferisse, la parola in sé, manichino, risvegliava la mia curiosità.
Il che accende una luce potente sulla mia mancanza di ambizione, visto che la sola richiesta di fare il manichino, un essere immobile e eventualmente guidato e spostato da altri, mi porta a dire di sì senza approfondire.
Ma voglio sperare che sia accaduto solo per il piacere della diversità.
Chi mai si è sentito chiedere nulla del genere? Vuoi fare il manichino? Certo che sì, lo voglio fare, perché forse mai più nessuno mi farà una domanda simile e perché deve essere qualcosa di divertente per forza.
Naturalmente nella mia testa si trattava anche di attività con fatica pari a zero.
La tipa mi ha poi spiegato che avrei dovuto fare da allieva per il suo esame.
D'accordo.
Non sarò proprio immobile, ma un manichino mica si muove da solo. Lei mi alzerà un braccio, una gamba e io starò lì con gli occhi chiusi a sonnecchiare.
All'uscita la mia insegnante mi ha detto.
'Allora sei stata scelta per fare la modella. Bene'.
Modella? Non ero un manichino?
E siccome la sua espressione era un po' furba, ho voluto chiedere bene di cosa si trattasse.
'Praticamente ti fai una lezione privata, tranquilla'.
Quel tranquilla finale, unito all'espressione mi ha fatto capire che non c'era per niente da stare tranquilli.
'Mi pare di capire che non ci sia nulla di riposante in questa faccenda', ho detto.
'No, per niente' ha risposto lei.
Insomma sarò nelle grinfie nervose di una laureanda, che si gioca tutto il corso sulle mie ossa e sui miei muscoli e che in quei momenti l'unica cosa a cui penserà sarà il suo esame e la bella figura che deve fare.
Probabilmente sarà un incubo, io sarò molto imbarazzata, lei tenterà di farmi fare cose che mi spezzeranno in due e chissà se tornerò mai come prima e anche se so che dovrei essere contenta di aiutare una persona a conseguire il suo pezzo di carta e realizzare il suo sogno, perché questo è lo spirito dello yoga, io non sono così altruista.
Inoltre, bevo cappuccini anziché tè come fanno loro di continuo e non mangio neppure una di quelle mele di cui la ciotola è sempre piena e tutti non fanno che sgranocchiarle mentre a me ricordano quella di biancaneve, che se non l'avesse mangiata si sarebbe risparmiata un sacco di guai.
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