C'è poca luce, apriamo tutto.
C'è troppa luce, il riverbero mi dà noia a non mi fa vedere bene i colori.
C'è troppo caldo.
Il sole ora tramonta troppo presto e le ore di luce sono poche, meglio il caldo.
Se mi sposto in qua è meglio, ma anche peggio.
Devo usare tutto il colore perché non ne farei mai uno uguale, mica sono van talp.
Devo finire oggi questo punto perché domani è tardi.
No, invece devo aspettare che asciughi, mica posso fare come mi pare.
La pittura è tiranna, decide lei tempi e luoghi.
Ci vuole troppa pazienza e io non ne ho.
Ho fretta, voglio vedere il risultato e invece no.
Noi pittori non siamo mai contenti.
E che la pittura è tiranna è vero.
Altrettanto vero è che le arti sono le uniche tiranne a cui mi sottometto volentieri.
Tanto che oggi quando ho ripreso in mano la tela mi sono chiesta, come sempre, perché lasci passare tanto tempo e come sia possibile che possa vivere senza.
Ma poi succede di nuovo.
E è sbagliato, profondamente sbagliato.
Perché la pittura mi restituisce a me stessa come poche altre cose nella vita.
Mi immerge nell'istante con una totalità che è l'essenza della pace e dell'armonia, anche quando mi innervosisco con la tela e con un braccio che se continuo così finirà per staccarsi dal mio corpo.
Ora ha un colore che è abbastanza distante dal naturale senza rinnegarlo del tutto.
Ora è il momento in cui un quadro può venire bellissimo e bruttissimo, nella stessa identica percentuale di probabilità.
È il punto di mezzo, che se mi fermassi qui non vedrei mai da che parte pende.
No, bugia, se mi fermassi qui penderebbe verso il brutto.
Quindi è il punto di mezzo da cui ci si deve muoversi e andare sperando di tracciare la bellezza.
È un momento, che nonostante contenga in sé tutto il rischio, io adoro.
La pittura è la perfezione dello stare.
Lo è a tal punto che a volte, mentre sono immersa nella tela, mi sento come se fossi alla fine del mondo.
Perché è tutto talmente perfetto che capisco che nella vita ho avuto amore, in quantità che alcuni non conoscono in una vita intera, che il tempo mi è amico, che ho ricevuto in anticipo il denaro per il lavoro che svolgo, senza neppure sapere se ne sarò mai all'altezza, che se la mia vita dovesse terminare qui, davanti a questa tela, in questo istante, non ci sarebbe nulla che dovrei aggiungere alla mia vita perché fosse perfetta.
E mi sento infinita.
E capisco che tutto questo è molto grande.
E essere all'altezza della grandezza è un compito che spaventa.
È per questo che a volte ho paura.
E forse per lo stesso motivo che lascio passare così tanto tempo fra una pennellata e l'altra.
C'è troppa luce, il riverbero mi dà noia a non mi fa vedere bene i colori.
C'è troppo caldo.
Il sole ora tramonta troppo presto e le ore di luce sono poche, meglio il caldo.
Se mi sposto in qua è meglio, ma anche peggio.
Devo usare tutto il colore perché non ne farei mai uno uguale, mica sono van talp.
Devo finire oggi questo punto perché domani è tardi.
No, invece devo aspettare che asciughi, mica posso fare come mi pare.
La pittura è tiranna, decide lei tempi e luoghi.
Ci vuole troppa pazienza e io non ne ho.
Ho fretta, voglio vedere il risultato e invece no.
Noi pittori non siamo mai contenti.
E che la pittura è tiranna è vero.
Altrettanto vero è che le arti sono le uniche tiranne a cui mi sottometto volentieri.
Tanto che oggi quando ho ripreso in mano la tela mi sono chiesta, come sempre, perché lasci passare tanto tempo e come sia possibile che possa vivere senza.
Ma poi succede di nuovo.
E è sbagliato, profondamente sbagliato.
Perché la pittura mi restituisce a me stessa come poche altre cose nella vita.
Mi immerge nell'istante con una totalità che è l'essenza della pace e dell'armonia, anche quando mi innervosisco con la tela e con un braccio che se continuo così finirà per staccarsi dal mio corpo.
Ora ha un colore che è abbastanza distante dal naturale senza rinnegarlo del tutto.
Ora è il momento in cui un quadro può venire bellissimo e bruttissimo, nella stessa identica percentuale di probabilità.
È il punto di mezzo, che se mi fermassi qui non vedrei mai da che parte pende.
No, bugia, se mi fermassi qui penderebbe verso il brutto.
Quindi è il punto di mezzo da cui ci si deve muoversi e andare sperando di tracciare la bellezza.
È un momento, che nonostante contenga in sé tutto il rischio, io adoro.
La pittura è la perfezione dello stare.
Lo è a tal punto che a volte, mentre sono immersa nella tela, mi sento come se fossi alla fine del mondo.
Perché è tutto talmente perfetto che capisco che nella vita ho avuto amore, in quantità che alcuni non conoscono in una vita intera, che il tempo mi è amico, che ho ricevuto in anticipo il denaro per il lavoro che svolgo, senza neppure sapere se ne sarò mai all'altezza, che se la mia vita dovesse terminare qui, davanti a questa tela, in questo istante, non ci sarebbe nulla che dovrei aggiungere alla mia vita perché fosse perfetta.
E mi sento infinita.
E capisco che tutto questo è molto grande.
E essere all'altezza della grandezza è un compito che spaventa.
È per questo che a volte ho paura.
E forse per lo stesso motivo che lascio passare così tanto tempo fra una pennellata e l'altra.
No comments:
Post a Comment