Tuesday, November 11, 2014

Troppe soluzioni.

Le soluzioni non sono mai troppe, avrei detto fino a ieri.
Ma poi mi è toccato, anche se solo per un paio d'ore, rivedere questa verità intoccabile.
Comunque ieri, stufa dei problemi legati al tetto della mia casa, ho avviato una serie di operazioni.
Mi sono lamentata con la padrona di casa, dicendo che ero decisa a fare un fagotto con le mie cose e partire, che tanto partire è il mio status e questa ne è una dimostrazione.
Ho chiesto intervento al muratore condominiale che da più di un mese ogni tanto viene, si fa un giro e poi se ne va. Inoltre il suo operaio ha più paura a salire sul tetto di quanta ne abbia io, quindi forse dovrei ripararlo da me.
Dopo l'ultima passeggiata del suddetto sul mio tetto, questo si è rifiutato di contenere perfino una sola goccia. La lascia cadere direttamente sulle mie pareti, poi sul pavimento, per poi risalire, se ne ha voglia, in qualche bacinella, al punto da farmi pensare a un racconto di Buzzati in cui una goccia risaliva le scale, tremenda e inesorabile.
Ne deduco che al tetto la sua visita non sia piaciuta per niente.
Ho cercato appartamenti online chiedendo informazioni per alcuni.
A un'ora precisa sono scoccate le reazioni, tutte insieme, tutte verso le cinque, l'ora del tè.
Mi chiamava l'amministratore, il tecnico odiato dal tetto e l'agenzia per propormi appartamenti senza che io avessi scritto il mio numero di telefono, il che pone sul tutto anche una certa aura di mistero, che non guasta mai.
Di fronte a questo troppo mi sono sentita sopraffatta e in tutta risposta sono andata a fare ciò che in questo periodo faccio sempre: una lezione di yoga.
Stamattina all'alba, visto che non  pioveva ho chiesto intervento al tecnico, il quale insiste nel dire che il tetto è scivoloso e per qualche motivo è reticente.
A questo punto, prima di infilarmi nella lezione di yoga dell'alba, ho girato tutto alla proprietaria dell'appartamento e all'amministratore, perché io con tutto il mio da fare, ben più importante, non voglio più disperdere energie fra tetti e tegole, a meno che non sia per andarci a prendere il sole.
Oggi manderanno qualcuno, che non è quello che il mio tetto odia, a mettere un po' di colla nel punto in cui piove.
Io, intanto, mi guardo intorno, perché non bisogna mai essere schiavi, tantomeno di una casa.
Siamo esseri liberi e questa è l'unica cosa da tenere presente.
È per questo che arrivano tante soluzioni tutte insieme, per ricordarci che le vie di uscita sono innumerevoli e che è a quelle che bisogna guardare.
Quindi ora alzo gli occhi al tetto e penso che non ne esiste uno che mi possa imprigionare.
Beh, in realtà ora sono in biblioteca, dove la connessione, strano a dirsi, funziona e sono seduta lontana dalla collezione di Paperino. Umpf!

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