C'è chi riceve inviti per andare a prendere un caffè, o per andare a cena fuori, o per andare a una festa o per fare una bella passeggiata o altro che non mi viene in mente. Io ricevo inviti per vedere le stelle.
Non quelle che vede Paperino quando gli staccano una piuma dalla coda, ma quelle vere, che sono nel cielo, quelle che noi continuiamo a vedere anche se sono morte un bel po' di tempo fa.
Però Paperino c'entra, perché l'invito è giunto dal corso di inglese più divertente che abbia mai fatto, che purtroppo è finito e che mi ha permesso di presentare Paperino, che lì mi è toccato chiamare Donal Duck, al mondo.
Il corso era frequentato da un variegato gruppo di persone, così come è il mondo e fra questi c'era un fisico che tra le cose che gli fa fare il suo lavoro, si diverte anche a costruire telescopi da solo, così, come niente fosse. Con quel telescopio lui ci guarda il cielo, perché è a questo che servono i telescopi.
Ora, ci ha invitati tutti a una gita collettiva con relativa osservazione del cielo. Lo scambio di mail avviene in inglese anche se siamo tutti italiani, un po' perché la prof è inclusa in questo progetto e è bene che non si accorga che fuori dalla classe noi parliamo italiano e un po' perché eravamo il gruppo di inglese, quindi è giusto così.
Il programma prevede l'osservazione della luna, di qualche costellazione, di Saturno e di Giove e mi piacerebbe molto fermarmi qui, ma invece la gita ha un neo. Grosso. Grossissimo. Nel programma è previsto anche Marte. Sarebbe motivo sufficiente a un netto rifiuto, se non fosse che sono curiosa come una scimmia e che durante il corso ero stata una delle più grandi sostenitrici di questo serata a naso in su, anzi, a telescopio in su.
Perché il tutto avvenga è necessario che le nuvole si spostino, almeno dalle nove piemme all'una aemme. Io spero che ne rimanga giusto una, quel tanto che basta a coprire Marte. In fondo non mi pare di chiedere molto.
La gita, meteo permettendo, è prevista per il giorno tredici, ma io inizio a prepararmi fin da ora.
Non quelle che vede Paperino quando gli staccano una piuma dalla coda, ma quelle vere, che sono nel cielo, quelle che noi continuiamo a vedere anche se sono morte un bel po' di tempo fa.
Però Paperino c'entra, perché l'invito è giunto dal corso di inglese più divertente che abbia mai fatto, che purtroppo è finito e che mi ha permesso di presentare Paperino, che lì mi è toccato chiamare Donal Duck, al mondo.
Il corso era frequentato da un variegato gruppo di persone, così come è il mondo e fra questi c'era un fisico che tra le cose che gli fa fare il suo lavoro, si diverte anche a costruire telescopi da solo, così, come niente fosse. Con quel telescopio lui ci guarda il cielo, perché è a questo che servono i telescopi.
Ora, ci ha invitati tutti a una gita collettiva con relativa osservazione del cielo. Lo scambio di mail avviene in inglese anche se siamo tutti italiani, un po' perché la prof è inclusa in questo progetto e è bene che non si accorga che fuori dalla classe noi parliamo italiano e un po' perché eravamo il gruppo di inglese, quindi è giusto così.
Il programma prevede l'osservazione della luna, di qualche costellazione, di Saturno e di Giove e mi piacerebbe molto fermarmi qui, ma invece la gita ha un neo. Grosso. Grossissimo. Nel programma è previsto anche Marte. Sarebbe motivo sufficiente a un netto rifiuto, se non fosse che sono curiosa come una scimmia e che durante il corso ero stata una delle più grandi sostenitrici di questo serata a naso in su, anzi, a telescopio in su.
Perché il tutto avvenga è necessario che le nuvole si spostino, almeno dalle nove piemme all'una aemme. Io spero che ne rimanga giusto una, quel tanto che basta a coprire Marte. In fondo non mi pare di chiedere molto.
La gita, meteo permettendo, è prevista per il giorno tredici, ma io inizio a prepararmi fin da ora.
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