Che vento è oggi?
Sentirmi rivolgere tale domanda subito, appena arrivata, mi ha trascinato in un millisecondo al banco di scuola, a quei noti momenti in cui avrei voluto avere il dono dell'invisibilità.
Però poi getti via quel panico che altro non è che ricordo e che non ha più motivo di esistere e ragioni.
Sì, perfino io ragiono.
Alzo lo sguardo e guardo da che parte svolazzano le vele, poi riporto la mia memoria fotografica sul tavolo su cui è disegnata la rosa dei venti e... accidenti, cosa c'era scritto a nord-est? Grecale, libeccio o cosa? E allora, proprio come a scuola ti arrampichi sugli specchi, che vuol dire afferrare le poche certezze che hai, ammesso che tu ne abbia qualcuna. Ebbene, io una ce l'ho, anzi due, e cioè che la tramontana soffia dal nord e il maestrale da nord-ovest, o est?
Ma arrampicarsi sugli specchi vuole anche dire non riuscire a trovare appigli perché il panico da scuola, maledetti condizionamenti, ti butta in mare anche le poche certezze che hai, e quindi azzardo un 'grecalino, tramontanino, maestralino'?
Ci sono andata vicino, che fa anche rima.
Ma a parte questo, che non è poco, il wind surf può essere frustrante.
Oggi vento di maestralino o tramontanino o grecalino, alla fine mica l'ho capito, ma rafficato, che equivale a dire molto dispettoso. E che equivale a queste disposizioni dell'insegnante 'oggi il vento è ignorante, è difficile, proviamo ma non lo so. Provate a fare i bordi ma state nel golfo, non andate fuori perché come uscite vi porta via'.
Al contrario delle prudenti raccomandazioni che mi venivano rifilate in elletì ogni momento e che ignoravo senza esitazioni, queste so di non doverle ignorare, perché il mare a volte va guardato attraverso gli occhi di chi lo conosce molto meglio di me.
Nondimeno, tali raccomandazioni a inizio di lezione, mi snervano.
Perché penso che se c'è qualcuno che ha voglia di seguirci col pedalò che pericolo potrà mai esserci? E perché nonostante sia tentata di fare l'esatto contrario, non posso farlo, devo stare lì. Perché il mare un po' di paura me la fa.
Risultato. Le raffiche sono dispettose, vorrebbero strapparmi la vela di mano, ma di rado ce la fanno, perché io mi sono presentata sulla spiaggia con una sola frase nella testa 'ORA BASTA!'. Era così, tutta maiuscola. Quindi a raffica potente, la talpa rispondeva aggrappandosi alla vela.
Ma i bordini sono pur sempre bordini. Quando vinci sulla raffica e con un ORA BASTA piantato nella testa c'è una bella probabilità di farcela, in tre secondi ti ritrovi sulla scogliera e devi virare, contro il vento che a questo punto ti dice 'ok, l'hai voluto tu, vuoi tenere su la vela? Ora vediamo come fai a tirarla giù per virare'. Sì, devo dirlo, viro mandando la vela a pelo d'acqua e usando la cima di recupero.
Poi riparti e sei addosso alle barche di là. Insomma, sul più bello devi calare la vela e il vento si faceva beffe di me, lo sentivo ridere alle mie spalle.
E proprio quando senti che dovresti lasciarti andare, abbandonare ogni prudenza e rischiare di finire all'Elba, invece ti fermi e torni indietro.
Ecco, rimanere entro il limite, del bordino, della baia, di quello che posso fare, è frustrante.
Perché tanto si sa, l'apertura è oltre, è sempre un po' più avanti di dove sono io, proprio laddove c'è il rischio di non tornare.
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