Con il mare calmo che più calmo non si può e un vento leggero che più leggero non si può, si acquista fiducia e si impara.
La vela cinque e cinque diventa amica.
Si impara a fare le manovre senza usare la cima di recupero, anche se me la ritrovo sempre fra i piedi e non so perché.
Si spostano i piedi dietro all'albero che è più elegante.
In mare ci sono solo io e diverse farfalle che sono molto più coraggiose di me, perché volano in mare aperto senza temere la riva lontana e una caduta, per loro, sarebbe fatale.
Per lunghi tratti chiudo gli occhi senza pericolo di scatafasciarmi.
Tornando di poppa, potrei davvero avere una poltroncina, anche perché la poppa è soporifera e se chiudo gli occhi per troppo tempo, rischio di addormentarmi.
Non cado mai e la vela rimane sempre fra le mie zampine, il che mi fa sentire perfino caldo a un certo punto e la sensazione di non essere in un posto acquatico.
Vado fuori, sempre un po' più in là e anche se l'acqua diventa scura e profonda, non mi fa paura.
Esco da sola, come una vera surfista e rientro quando voglio.
E se voglio riesco e se voglio rientro di nuovo.
Nessuno si preoccupa per me che sono fuori.
Mi rilasso.
Troppo.
Perché troppi giorni così, di calma piatta e poco vento, con un livello di difficoltà che va da zero virgola cinque a uno, sono pericolosi, perché poi non riuscirò ad accettare un vento che mi strappa di mano la vela e mi scaraventa in acqua ogni cinque minuti, perché tanto lo so, quando cambiano le variabili cambia tutto.
Ma ho l'impressione che per ora le condizioni rimarranno queste e che il mare abbia deciso di salutarmi dolcemente e di farmi capire che ce la posso fare.
Però, devo dirlo, sono soddisfatta di me stessa e la mattina, da sola, portare la mia tavola in mare e poi partire mi fa sentire bene e anche parecchio smorfiosa.
La vela cinque e cinque diventa amica.
Si impara a fare le manovre senza usare la cima di recupero, anche se me la ritrovo sempre fra i piedi e non so perché.
Si spostano i piedi dietro all'albero che è più elegante.
In mare ci sono solo io e diverse farfalle che sono molto più coraggiose di me, perché volano in mare aperto senza temere la riva lontana e una caduta, per loro, sarebbe fatale.
Per lunghi tratti chiudo gli occhi senza pericolo di scatafasciarmi.
Tornando di poppa, potrei davvero avere una poltroncina, anche perché la poppa è soporifera e se chiudo gli occhi per troppo tempo, rischio di addormentarmi.
Non cado mai e la vela rimane sempre fra le mie zampine, il che mi fa sentire perfino caldo a un certo punto e la sensazione di non essere in un posto acquatico.
Vado fuori, sempre un po' più in là e anche se l'acqua diventa scura e profonda, non mi fa paura.
Esco da sola, come una vera surfista e rientro quando voglio.
E se voglio riesco e se voglio rientro di nuovo.
Nessuno si preoccupa per me che sono fuori.
Mi rilasso.
Troppo.
Perché troppi giorni così, di calma piatta e poco vento, con un livello di difficoltà che va da zero virgola cinque a uno, sono pericolosi, perché poi non riuscirò ad accettare un vento che mi strappa di mano la vela e mi scaraventa in acqua ogni cinque minuti, perché tanto lo so, quando cambiano le variabili cambia tutto.
Ma ho l'impressione che per ora le condizioni rimarranno queste e che il mare abbia deciso di salutarmi dolcemente e di farmi capire che ce la posso fare.
Però, devo dirlo, sono soddisfatta di me stessa e la mattina, da sola, portare la mia tavola in mare e poi partire mi fa sentire bene e anche parecchio smorfiosa.
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