Il numero di libri che sto leggendo contemporaneamente ammonta a otto. Sebbene sia un bellissimo numero, non sono pochi.
Considerando che la Recherche fa da sfondo a tutti gli altri e farà parte delle mie letture per un bel po' e che tre sono quasi in fondo, scenderò a cinque. Ma credo che durerà poco un numero così basso.
Perché?
Non lo so. Ci provo a leggerne uno alla volta, me lo dico anche ad alta voce 'ora ne leggi uno e lo finisci!', ma non ci riesco, non ci riesco più.
Ma invece lo so il perché e in verità, ora che ci penso, la risposta me l'ha data anche qualcuno in uno di questi libri, ma non ricordo più chi perché leggendoli tutti insieme forse faccio un po' di confusione.
Ed è che non puoi leggere ogni libro dappertutto e in ogni momento. Ognuno richiede particolari condizioni, di luogo e di testa.
Credo sia così per me. Non posso leggere lo stesso libro sempre e allora allargando la rosa delle possibilità, ne ho uno per ogni stato d'animo e se in un dato momento non ne trovo uno che mi si adatti, allora ne comincio uno nuovo. Tanto non mi mancano.
Questo comporta anche che siano molto diversi l'uno dall'altro, altrimenti non avrebbe senso fare tutta questa confusione.
C'è da dire che ogni libro è un mondo a sé e passando dall'uno all'altro non si fa punta fatica a calarsi e ritrovarsi in quelle nuove avventure. È come trovarsi in un'altra stanza, chiudere la porta e dimenticarsi totalmente di quella precedente.
Ma c'è un problema.
Che questo sistema vorrebbe insinuarsi anche nella scrittura e anche se sto scrivendo il mio quarto libro, che sarebbe anche questo un bel numero se mi ci dedicassi come merita, ne ho iniziati tanti altri e spesso mi viene voglia di tuffarmi di là, proprio come faccio con la lettura. Ma per la scrittura non cedo, perché non credo sia efficace saltare da una scrittura all'altra. O sì?
Il punto è che tutti si ostinano a suggerire metodi, ma in realtà l'unica cosa che bisognerebbe fare è sperimentare e vedere cosa viene fuori.
Allora perché non lo faccio?
Provare a scriverne due o anche tre o quattro contemporaneamente.
Ci penso, ma se poi fosse una trappola per non scriverne nessuno, se mi portasse a perdere tanto tempo senza scrivere niente di buono, se solo concentrandomi su uno c'è la possibilità di creare qualcosa di sensato? E se...
Ecco, innumerevoli se mi salgono in mente e mi fregano, sono loro che mi fregano, non provare a fare qualcosa, perché in realtà l'unica risposta è fare.
La strada è nel fare.
E se la mia si chiamasse paura?
Ma di cosa?
Uffa.
Intanto, c'è una citazione di un libro che dice così.
'Qualsiasi via è solo una via, e non c'è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nell'abbandonarla, se questo è ciò che il cuore ti dice di fare... Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione. Provala tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda... Questa via ha un cuore? Se lo ha, la via è buona. Se non lo ha, non serve a niente.'
Ora, la mia via certo che ce l'ha un cuore. Scrivere ce l'ha un cuore e fin qui ci siamo. Ma fra scrivere un solo libro e scriverne due o tre o quattro, chi ce l'ha di più?
E intanto i dubbi non servono a niente, anzi a qualcosa servono, a non farmi scrivere.
Considerando che la Recherche fa da sfondo a tutti gli altri e farà parte delle mie letture per un bel po' e che tre sono quasi in fondo, scenderò a cinque. Ma credo che durerà poco un numero così basso.
Perché?
Non lo so. Ci provo a leggerne uno alla volta, me lo dico anche ad alta voce 'ora ne leggi uno e lo finisci!', ma non ci riesco, non ci riesco più.
Ma invece lo so il perché e in verità, ora che ci penso, la risposta me l'ha data anche qualcuno in uno di questi libri, ma non ricordo più chi perché leggendoli tutti insieme forse faccio un po' di confusione.
Ed è che non puoi leggere ogni libro dappertutto e in ogni momento. Ognuno richiede particolari condizioni, di luogo e di testa.
Credo sia così per me. Non posso leggere lo stesso libro sempre e allora allargando la rosa delle possibilità, ne ho uno per ogni stato d'animo e se in un dato momento non ne trovo uno che mi si adatti, allora ne comincio uno nuovo. Tanto non mi mancano.
Questo comporta anche che siano molto diversi l'uno dall'altro, altrimenti non avrebbe senso fare tutta questa confusione.
C'è da dire che ogni libro è un mondo a sé e passando dall'uno all'altro non si fa punta fatica a calarsi e ritrovarsi in quelle nuove avventure. È come trovarsi in un'altra stanza, chiudere la porta e dimenticarsi totalmente di quella precedente.
Ma c'è un problema.
Che questo sistema vorrebbe insinuarsi anche nella scrittura e anche se sto scrivendo il mio quarto libro, che sarebbe anche questo un bel numero se mi ci dedicassi come merita, ne ho iniziati tanti altri e spesso mi viene voglia di tuffarmi di là, proprio come faccio con la lettura. Ma per la scrittura non cedo, perché non credo sia efficace saltare da una scrittura all'altra. O sì?
Il punto è che tutti si ostinano a suggerire metodi, ma in realtà l'unica cosa che bisognerebbe fare è sperimentare e vedere cosa viene fuori.
Allora perché non lo faccio?
Provare a scriverne due o anche tre o quattro contemporaneamente.
Ci penso, ma se poi fosse una trappola per non scriverne nessuno, se mi portasse a perdere tanto tempo senza scrivere niente di buono, se solo concentrandomi su uno c'è la possibilità di creare qualcosa di sensato? E se...
Ecco, innumerevoli se mi salgono in mente e mi fregano, sono loro che mi fregano, non provare a fare qualcosa, perché in realtà l'unica risposta è fare.
La strada è nel fare.
E se la mia si chiamasse paura?
Ma di cosa?
Uffa.
Intanto, c'è una citazione di un libro che dice così.
'Qualsiasi via è solo una via, e non c'è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nell'abbandonarla, se questo è ciò che il cuore ti dice di fare... Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione. Provala tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda... Questa via ha un cuore? Se lo ha, la via è buona. Se non lo ha, non serve a niente.'
Ora, la mia via certo che ce l'ha un cuore. Scrivere ce l'ha un cuore e fin qui ci siamo. Ma fra scrivere un solo libro e scriverne due o tre o quattro, chi ce l'ha di più?
E intanto i dubbi non servono a niente, anzi a qualcosa servono, a non farmi scrivere.
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