Saturday, April 30, 2016

Piccoli inconvenienti.

Da quando ho ripreso a strimpellare la mia chitarrina, la mia cucina è peggiorata.
Nemmeno io credevo fosse possibile, pensavo non ci fosse margine di peggioramento, invece c'era. La pasta scuoce puntualmente e le spinacine ne escono ancora più carbonizzate. Per fortuna non cucino quasi altro, quindi i danni culinari si fermano qui, un danno tutto sommato sopportabile, considerando che la ricompensa consiste nel diventare una grande musicista. Cosa vuoi che sia un po' di sbruciacchiato e di pasta molliccia, in confronto?
Il motivo per cui le due cose sono correlate in un progresso inversamente proporzionale è che, appena metto qualcosa sul fuoco, decido di utilizzare quel noioso tempo di attesa per esercitarmi nell'arte della chitarra. Alla fine la mia linea di apprendimento si conterà sulla base del numero di spinacine bruciate e di pasta immangiabile. Se credessi nel sacrificio come punizione necessaria alla ricompensa, il tutto potrebbe avere un senso, ma purtroppo non la penso così, anzi credo esattamente il contrario. Nonostante questo, il mio cibo continua a bruciare.  E io continuo a suonare.
E a imparare?
Ehm.
Oggi ho cercato di inserire il metronomo. C'è un vantaggio nel fatto di aver ripetuto così tante volte la prima settimana del corso, ed è che il signor Thaddeus nella prima lezione elenca gli oggetti fondamentali, che io naturalmente mi ero affrettata a comprare, a parte la chitarra (classica) che avevo già.
Lui dice che senza metronomo non si può vivere. Fondamentale lo chiama. Figuriamoci se non correvo a comprarlo e se mi rassegnavo a vivere senza.
Ma quella scatolina grigia con quel tic tic mi fa venire un'ansia che poche cose nella vita mi hanno generato con tale intensità e allo stesso modo del canto, quando lo accendo, anziché guidarmi e sostenermi, mi manda in tilt e quel che prima, senza di lui, almeno un po' riuscivo a farlo, me lo fa sparire. Tra un tic e l'altro a me non mi ci sta niente. All'inizio credevo bastasse diminuire la velocità per ovviare a tale problema, anche se questo significa suonare una nota ogni mezz'ora e addormentarsi sulla chitarra, ma neppure questo funziona, perché al primo tic il mio cervello si impalla, le dita si intrecciano e prima che capisca cosa devo fare, l'latro tic sopraggiunge, inesorabile.
Io la scatolina grigia che si chiama metronomo, la odio.
Io voglio suonare senza tempo, a modo mio.
Però quando lo faccio, non mi sento tranquilla.
Non lo sono con l'oggetto infernale e non lo sono senza.
E allora mi ripongo la solita domanda: perché insisto a cimentarmi in imprese che sono chiaramente al di sopra delle mie possibilità?
Non ho mai trovato una risposta a questa domanda e qualcosa mi dice che non la troverò mai e qualcos'altro mi dice che continuerò a confrontarmi con queste prove impossibili e a bruciare le spinacine.

Cronaca di un rebound.

Alla fine quel che temevo o, più probabilmente, speravo, è giunto. 
L'effetto rebound, detto anche anti british.
Non è giunto con un'aggressione improvvisa, come fa a volte, ma con un effetto lento e quindi un po' subdolo, come fa la marea quando sale piano e te ne accorgi solo quando lo scoglio che prima vedevi, scompare.

Ore 14.00
Bene, eccomi qui. Ho fatto la lezione, che poteva andare meglio ma anche peggio, sono tornata a casa e anche se c'è un sole splendente, io non me ne interesso, perché ora mi metto qui, buona e diligente e scrivo. Nulla potrà distogliermi, sarò inamovibile come il dente nella mascella di un caimano.

Ore 14.10
Perché? Ci sono dubbi? Mi sento volenterosa come non mai.

Ore 14.30
Non sarebbe meglio provare prima a disegnare un po', ripassare poi la mia canzoncina perché si sa, le note vanno e vengono e forse lavarmi i capelli, perché mettersi al lavoro puliti e ordinati è importante? Ma no, lavoro e basta, perché mi sento rigorosa. Eh eh!

Ore 14.40
Certo che i capellini puliti sono bellini e a lezione ho sudato. Ma sì, meglio lavarli, tanto che vuoi che sia una mezz'oretta in più o in meno.

Ore 15.10
Ecco, ora sì che la condizione è perfetta. Lo sapevo che con questa banale operazione avrei risolto tutti i miei problemi, a volte basta veramente poco. Ora mi infilo le cuffie, comincio e non mi fermo più. Vado a prenderle.

Ore 15.20
Uh! Queste qui non vanno bene, mi spiaccicano i capelli appena lavati e ancora umidi. Non sia mai fatto! Mi servono le altre, gli auricolari, vado a prenderli e prima rimetto a posto queste perché sono una talpa molto precisa. 

Ore 15.30
Queste sì che vanno bene. Vediamo un po' quale playlist scegliere... ecco questa.

Ore 15.40
Mmmm, no questa musica non va bene, scegliamo quest'altra.

Ore 15.50
Uff, cosa ha oggi la mia musica che non va? Per caso qualcuno ha messo le zampe nelle mie playlist, perché non mi parevano così, erano bellissime ieri. Deve essere stata quella scellerata di TT che non tiene mai le mani a posto.

Ore 16.00
Ma questa sedia è sempre stata così dura? Eppure c'è il cuscino. E il tavolo, quando è cresciuto? Non credevo che anche gli oggetti avessero l'ormone della crescita. Ma guarda un po', non si finisce mai di fare scoperte.

Ore 16.10
Come faccio ad abbassarlo? Mica posso scrivere così. Ma come diavolo ho fatto gli altri giorni? A volte mi stupisco di me stessa. 

Ore 16.20
Certo che è parecchio splendente oggi il sole.

Ore 16.30
Oggi non ho preso il cappuccino e forse neanche ieri e forse neanche l'altro ieri. Oddio, forse sono mesi che non bevo un bel cappuccino. Sarò malata? Cosa mi sta succedendo?

Ore 16.40
Mmmm, la mia scrittura mi sa che ha qualcosa che non va, non mi torna niente e forse devo rivedere un po' di cose. Il metodo soprattutto, no, così non funziona.

Ore 16.50
Non sarà il caso che mi fermi un po' a riflettere, a fare il punto? Ogni tanto va fatto il punto, è inutile andare avanti come i cavalli. La riflessione è necessaria, certo, meno male che l'ho capito prima che fosse troppo tardi. Sono un genio. Perché non oggi, perché non ora? Ma certo, è il momento giusto!

Ore 17.00
Però, visto che devo prendere una penna, aprire il mio quaderno e riflettere, perché stare in casa? Perché non unire l'utile al dilettevole? Perché non farlo in un bel posticino, davanti a un bel cappuccino, così faccio anche due passi nel sole, che il sole fa bene a tutti e non importa se in genere non lo sopporto.

Ore 17.20
(la talpa si sta già precipitando giù dalle scale. Raramente le ha fatte così velocemente. Esce dal portone e è come se d'improvviso il mondo si fosse illuminato. La talpa non capisce più niente e soprattutto neanche ricorda dove fosse fino a venti minuti prima)
Ah, ecco! Questo è proprio quel che mi ci voleva.

Ore 17.40
(al bar)
Un cappuccino grazie!
Ora apro il mio quaderno, però prima aspetto il cappuccino, perché non è bello farsi trovare coi quaderni sul tavolo.

Ore 17.50
Che fantastico cappuccino. Ne bevo prima un po' e poi comincio, perché un cappuccino va onorato come se deve, mica con una penna in mano.

Ore 18.00
Ecco. Però prima leggo un po', perché in fondo questa è l'ora di svago e posso fare quel che voglio e poi la lettura serve sempre, chissà che non trovi qualche spunto fondamentale per il mio lavoro, del resto scopiazzare un po' non ha mai fatto male a nessuno.

Ore 18.10
Ecco, lo sapevo io. Cosa scrivo a fare se questi qui dicono che quel che cerchiamo di rappresentare con le parole sono solo stupidi concetti, che non hanno niente a che vedere con l'esperienza. Lo sapevo io.

Ore 18.20
Ma in fondo, a che serve fare il punto? Perché devo fare una cosa che non ho mai fatto? Funzionava tutto bene anche senza, credo sia una cosa inutile, anzi, a pensarci bene, credo possa essere addirittura dannoso. I punti, per definizione, inibiscono e io sono contraria alle inibizioni.

Ore 18.30
No no, meno male che mi sono ravveduta giusto in tempo. L'ultima cosa da fare, è proprio  il punto. Devo solo aprire il computer e scrivere, ma quale punto. Ecco riprendo il libro e bevo il cappuccino. Finalmente un po' di pace.

Ore 19.00
Ora posso fare due passi prima di tornare a casa. Per scrivere è troppo tardi, per fortuna. 

Thursday, April 28, 2016

Felicità è.

Aver disegnato un Paperino bruttino. 
Essermi preoccupata per un giorno intero al pensiero di non riuscire più, per tutta la vita, a farne uno bellino. 
Aver deciso che oggi non avrei messo piede fuori finché non sarei riuscita nell'intento. 
Scoprire che la mia paura era infondata e che posso ancora disegnare un bel Paperino e che la mano mi obbedisce, probabilmente perché non ne può più di sentire le mie lagne e mi vuole fuori dai piedi. 
Ma questo non importa. 
Esco per andare a lezione e lascio sul tavolo la soluzione alle mie angosce. 

Wednesday, April 27, 2016

La mia canzoncina.

Ci sono, le so tutte le note della mia canzoncina.
Ora, ehm, bisogna suonarle, ma questo è solo un piccolo dettaglio e si sa che io i dettagli non li considero, servono solo a confondere le idee.
Tutte le so, le note, dalla prima all'ultima.
Che la mia canzoncina avesse le note facili e talpose a me sembra una cosa prodigiosa, come se l'avessero scritta apposta per me.
Però c'è un problemuccio.
Il canto.
Siccome io sono una talpa e non sono multitasking come amano definirsi gli umani al giorno d'oggi, trovo un po' difficoltoso cantare mentre suono, mentre insomma tento di suonare. Come cerco di aggiungere una parolina, mi si confonde il cervello, gli occhi mi si appannano, le dita mi si intrecciano, vado in tilt e non riesco a fare più niente.
Come fanno i cantanti a suonare e cantare insieme? E non sono pochi quelli che ci riescono, quindi questa capacità pare una cosa piuttosto diffusa.
Mi domando se le talpe ne siano prive o se non debba solo affinare un tantino ancora la parte musicale. 
Sarei quasi tentata di dire al signor Thaddeus che io ho una canzoncina di cui conosco tutte le note, ma proprio tutte, ma cosa ne vuole sapere lui e poi gli insegnanti hanno il brutto vizio di volere insegnare cose che non sai e hanno anche il brutto vizio di voler fare le cose a modo loro e quando fai un corso, ti devi adeguare.
Uffa.
Però, è chiaro che affrontare un corso sapendo di conoscere tutte le note della mia canzoncina mi dà tutto un altro passo e mi rende anche ardita, per non dire sbruffoncella.
Gliela farò vedere io a quella manciata di sprovveduti.

Ora te la faccio vedere io se non ti metti subito a scrivere.

Ma è possibile che tu non abbia mai niente da fare?

Mi pare che questo sia il TUO problema, non il mio.

Ma se è tutta la mattina che studio la mia canzoncina.

Con risultati scarsissimi. E comunque non è quello il tuo compito.

Oggi ho tutto il giorno a disposizione, quindi posso fare quello che voglio. Mica è colpa mia se la mia insegnante si è ammalata e io ho tutto il giorno a disposizione?

Intanto il tuo giorno è diventato pomeriggio, perché sono le tre.

Anche questo è uno stupido dettaglio e io i dettagli...

Non li consideri, l'abbiamo capito. Infatti si vede dai pessimi risultati. 

Mi annoi terribilmente, credo che andrò a suonare un altro po', così gliela farò vedere io al signor Thaddeus.

Tu non vai da nessuna parte, stai qui e non ti alzi finché non hai finito di scrivere.

Io non sopporto la prepotenza, te l'hanno mai detto? E tu sei una maleducata prepotente e sei anche brutta.

I tuoi insulti non mi fanno né caldo né freddo, resta invece il fatto che ora ti metti a scrivere.

Va bene, ma prima devo rimettere la mia chitarrina nella custodia, poi fare un giro a vedere se nel mondo è tutto a posto, poi controllare che i miei bodyni non volino via, poi fare un giro per la tana, poi rimettere il peso fra il primo e il terzo dito qualora si fosse spostato di qualche millimetro, poi ridisegnare un paperino che ieri sera mi è venuto male, poi cominciare a pensare in quale bar dovrei prendere un bel cappuccino, poi pensare a cosa potrei comprare in questa settimana, poi... ehi, tieni giù quelle zampacce! Lasciami stare, NO!!! Non puoi chiudere qui, se no mi sparisce il post!!! Scriteriata che non sei altro!!!! Stai ferma!!!

......

Ehm, per motivi non dipendenti dalla mia volontà sono costretta a chiudere, ma ci libereremo di lei, non temete.

Il signor Thaddeus.

Il vento birbone è ancora qui, arruffa sempre le nuvole e anche io sono qui. Per qui intendo al tavolo, davanti alle finestre e alle nuvole arruffate dal vento birbone.
Niente danza oggi, anche se avevo appena ricominciato, perché la mia insegnante si è ammalata. Il suo messaggio mi è giunto ieri sera, sul tardino, in un momento di follia. Stavo pulendo la tana, o almeno una parte, e avevo iniziato a farlo alle otto passate, che vuol dire che alle dieci e mezza non avevo ancora cenato e tutto questo spiega anche perché stanotte abbia avuto degli incubi mentre in genere sogno farfalline, fiorellini e arcobaleni.
Perché mi sia messa a pulire a quell'ora tarda non ci è dato saperlo.
Quindi ho accolto il messaggio con un misto di sollievo e di dispiacere.
Però ieri non sono successe solo cose brutte.
Ieri sono tornata dal signor Thaddeus.
Tale signore abita nei MOOC, che sta per Ma Ora Occorre Capire, anche se io, come sempre, non capisco quasi niente.
Questo luogo pullula di professori all'apparenza tutti molto cordiali e simpatici, ma qualcosa inizia a dirmi che quella loro apparente simpatia sia una specie di trappola per talpe.
Alcuni corsi hanno scadenze settimanali, sì come il latte, quelle famose deadline; (punto e virgola) altri non ne hanno, vai lì e fai una lezioncina quando ti pare. Di questo ultimo tipo ne ho iniziato uno, proprio in virtù di questa sua caratteristica non scadente. Infatti lo sto facendo da un anno, si intitola Learning how to learn e l'unica cosa che ho imparato è che per imparare meglio bisogna ridurre tutto in chunk (per dovere di sincerità sono costretta a dire che questo termine non me lo ricordavo e pochi istanti fa ho dovuto riaprire la pagina della lezioncella per cercarlo, quindi non ho imparato neppure questo nonostante lo ripetano fino all'ossessione). Dicevo. Questi chunk bisogna fare per imparare. Ma io i chunk non li so fare, quindi sono destinata a non imparare. L'altro concetto chiaro è la famosa deadline, che in genere non mi piace, ma la loro sì, perché va fissata nella giornata e funziona così: tu dici 'alle cinque oggi finisco, punto e basta' e alle cinque chiudi tutto. Io questa ho deciso di adottarla senza pensarci mezza volta. C'è solo un dubbietto che ogni tanto mi viene, che è questo: 'ma quando arrivano quelle cinque, bisogna aver finito tutto? Cioè, è importante la dead o la line? Io non lo so, ma alle cinque chiudo tutto e chi s'è visto s'è visto'. Il corso, chissà se mai lo finirò. Anche perché ora c'è il signor Thaddeus.
Si tratta di un ragazzo con i capelli un po' lunghi con le treccine, che sta sempre seduto e ha una mano, la destra, con le unghie lunghe e una con le unghie corte, perché suona la chitarra. Se lo può scordare che io mi faccia crescere le unghie a una mano sola, questo sia chiaro fin da subito.
Anche questo signore non è nuovo nella mia vita, perché questo corso, che non è senza scadenza come l'altro (e quindi io finisco sempre deteriorata perché vado oltre la data), l'ho cominciato già tre volte e mi sono sempre fermata alla prima settimana. 
Cosa succede? Che la prima ormai la so a memoria, quindi comincio tutta baldanzosa e mi sento anche una specie di genio, perché so tutto, poi arriva la seconda e mi blocco.
Ma stavolta, sento che è quella buona (faccio notare che lo dico sempre, ma prima o poi sarà davvero quella buona o no?)
Il corso inizia sempre con un punto oscuro, perché come ho già detto la prima settimana è sempre la stessa, che io ogni volta ignoro anche se lo so che mi turba e getta un'ombra sulla serenità necessaria al mio apprendimento. Dice di scegliere fra chitarra acustica e elettrica. Ecco. La mia è classica. Perché, perché diavolo il signor Thaddeus non nomina la mia chitarrina? No, questa cosa non getta un'ombra, questa cosa mi fa imbizzire, mi fa iniziare il corso imbizzita e getta un'ombra sul mio rapporto con lui. 
Comunque mi sforzo di essere superiore e cerco anche di pensare che non sia un problema. Del resto la mia chitarrina NON PUO' (come si fa la o maiuscola con l'accento?) essere uno sbaglio.
Poi arriva il secondo inghippo. Lui le note e quindi le corde, non le chiama DO RE MI Fa etc, ma le chiama A B C etc e quindi, oltre a cercare di ricordare le note sulle corde, le note sul pentagramma, devo anche ricordarmi a cosa corrisponda la A e poi la B e la C e via dicendo. È chiaro a tutti che l'impresa è quasi folle. Ma io proseguo imperterrita.
Arriva così il terzo inghippo, quello che nelle precedenti sessioni durate non più di una settimana avevo deciso a priori di evitare, ma siccome stavolta mi sento coraggiosa, ho deciso invece di superare.
Gli esami, con il signor Thaddeus, si fanno inviandogli il video dell'esercizio, ovvero delle mie zampine sulla chitarra.
Perché ho deciso di spargere figurette non solo nel mondo britannico, ma anche in quello delle lontane americhe? Non lo so, forse sotto sotto odio il mondo e voglio punirlo di qualcosa.
Ieri ho guardato la spiegazione del signor Thaddeus su come si può registrare il proprio esamuccio e inviarlo.
Prima bisogna usare Garage Band e fare un centinaio di operazioni di cui ho capito solo la prima, cioè aprire l'applicazione. Dopo aver fatto questo centinaio di cose, come se non bastasse bisogna farsi un accout in un posto che si chiama Soundcloud, buttare lì dentro il file e appiccicare il link che questo posto ci dovrebbe dare indietro da qualche altra parte che non ho capito perché il signor Thaddeus lo veda.
Va da sé che in mezzo a tutte queste operazioni, allucinanti anche solo a pensarle, dovrebbe esserci l'esercizio da svolgere che, in teoria, dovrebbe essere la cosa più difficile, il vero scoglio, il vero scopo del corso.
Ecco.
Che dire. Buona giornata talpa.
E che il signor Thaddeus mi assista e inserisca la chitarra classica fra le dilette, se non vuole fare una finaccia.

Tuesday, April 26, 2016

Scivolare dentro.

Si è alzato un vento birbone, che arruffa le nuvole e scuote le pareti della mia tana e anche il tetto, ma io non lo sento perché ho le cuffie.
A me piace moltissimo avere le cuffie, mi piace talmente che mi impediscono di fare le cose che mi costringerebbero a toglierle, tipo alzarmi, o uscire o fare la doccia o leggere e un sacco di altra roba. Insomma, per farlo devo superare la sofferenza che mi procura il rimuoverle.
È grazie a loro che scrivo.
Ma ho scoperto che non è un male o un bene solo mio. Il signor King dice che quando si scrive bisogna avere la porta chiusa e anche lui usa le cuffie e dice che sono un ulteriore modo di chiudere la porta. Io la porta non ce l'ho, quindi uso solo loro. Però senza la musica non credo che ce la farei. Non solo a scrivere, ma anche a disegnare e a dipingere. È come se fosse la benzina, senza rimango ferma, il mio cervello non si muove e neppure le mie mani.
Nei giorni facili forse possono anche essere un accessorio, nei giorni difficili, come oggi che non riesco a stare seduta, sono una necessità, sono l'oggetto indispensabile affinché io possa stare qui. 
Quando le accendo e comincio, allora scivolo dentro. Questa sensazione di scivolare dentro è bellissima. È il motivo credo, per cui esco anche di continuo, perché così posso scivolare dentro di continuo. E questo è un fatto talposo, non credo che il signor King lo faccia.
E se spengo un attimo allora sento il vento che imperversa e poi riaccendo e tutto scompare, perché sono proprio mondi diversi.
Comunque per oggi non sono arrivata ancora al livello più basso, anche se punto al top, e ci punto anche alla svelta, così posso alzarmi e saltellare un po', ma soprattutto così posso andare a imparare la mia canzoncina, che mi costringe a togliermi le cuffie, ma per quella sì che ne vale la pena.

L'inghippo.

Dunque.
Io ora, che sono quasi le due, dovrei mettermi a lavorare.
Ma mi riesce un po' difficile, non solo mentalmente, anche fisicamente, perché non riesco a stare seduta. Non si tratta di inquietudine o che so io, ma piuttosto di una certa allegria del corpo che non mi permette di stare in una sola posizione. 
Non ci sono riuscita per mangiare, figuriamoci se ce la posso fare per scrivere. Mentre pranzavo mi sono alzata una decina di volte, per cambiare musica, nonostante abbia anche un telecomando, per provare l'equilibrio sul primo e secondo dito, per sentire le gambe... già loro. 
Perché oggi, dopo quattro giorni di scuola chiusa, sono tornata a lezione. La mia insegnante, durante il nostro panciolle non è stata ferma, ma è andata a fare un corso alla scala e ne è tornata piuttosto rinvigorita. Io la adoro la mia insegnante. Anche se oggi, mentre si accaniva sulle mie ginocchia, mi ha detto 'ho parlato anche delle tue gambe alla scala'. 
Ecco. Non ho chiesto cosa avesse detto di loro, ho preferito non approfondire. Alcuni (non so bene chi) dicono che è bene che si parli di noi, bene o male non importa, purché se ne parli. Io ci ho pensato a questa cosa qui, se mi piacerebbe che si parlasse di me o no, senza stare a considerare per il momento il bene o il male, che forse è vero che è irrilevante e sono arrivata alla conclusione che no, non credo che mi piaccia e ho capito anche che la mia condizione ideale sarebbe che, dopo ogni mia apparizione nel mondo, ci si dimenticasse della mia esistenza. Finché ci sono, bene e quando non ci sono, come se non fossi mai esistita. Questo mi piacerebbe. 
Comunque, per tornare a loro, il tenore del discorso sulle mie gambe alla scala credo sia stato tipo quello che potrebbero avere i signori British, a Dawnton Talp, dopo la mia miserevole, seppur coraggiosa, prova.
'Cara, ma te la ricordi quella straniera, italiana, che è venuta qui a leggere? Poverina, quanto non avrei voluto essere nei suoi panni. A un certo punto ho creduto proprio di doverla soccorrere con dei sali. Beviamoci sopra un tè e non pensiamoci più, certe cose non meritano di essere ricordate e poi non credo facciano bene alla pelle'.
La cosa bizzarra è che, nonostante questo, io persista.
Perché dentro di me, in realtà, io vorrei imparare a danzare come la Zakharova, a scrivere come Murakami Haruki, a disegnare come Leonardo da Vinci, che è mio amico, a dipingere come Matisse, a suonare come Ben Harper e forse tante altre cose che ora non mi vengono in mente. 
Diciamo che se fossi una che si accontenta facilmente, potrebbe bastare, ma invece non è così. Perché c'è un inghippo, che rende tutto molto più complicato. Ed è che invece l'unica persona che devo cercare di imitare sono io, me stessa, me medesima.
E il motivo, tanto semplice quanto difficile è la sua messa in atto, è che nessuno può fare me meglio di quanto non possa fare io.
Questo rende tutto davvero molto complicato.
Ma ci proverò, perché la talpa ci prova sempre. Diciamo quasi sempre.

Monday, April 25, 2016

L'erba cattiva.

Siccome l'erba cattiva non muore mai (o almeno mi pare fosse l'erba cattiva, non sono molto ferrata nei detti), lei è tornata. Con la differenza che lei morirà eccome.

Perché non stai ancora scrivendo?

Perché è festa oggi e perché sono cinque giorni che scrivo ininterrottamente, quindi sono a credito.

Essendo in debito degli altri trecentossessanta, non mi pare tu ti possa gloriare di alcunché.

Sei sempre esagerata e anche antipatica, dovresti fare dei corsi di simpatia, prova a vedere se su amazon li vendono, se vuoi posso sentire clotalp.

Ci mancava solo lui.

Mi hai già stufato. Te ne puoi andare per favore, ho da fare.

Cosa, di grazia? E per cortesia, non ricominciare con le farfalline.

Stavo appunto citando loro, ma visto che non ti piacciono, passerò allora alla mia chitarrina. Hai visto com'è bellina?

Già. Un'altra bella scusa per non fare niente.

Suonare non è fare niente, scervellata.

Intanto quello che produci tu non è suonare, e poi sai perché l'hai tirata fuori?

No, dimmelo tu, ficcanaso rompiscatole.

Per avere l'illusione di fare qualcosa mentre non fai niente.

Ora mi hai stancato veramente, se non sparisci all'istante ti prendo a pedate, rovinatrice delle giornate altrui.

Fossi in te la rimetterei nella custodia e mi metterei a scrivere.

Fossi in me, come per fortuna sono, farei fuori te, la chitarrina la lascerei dov'è, scriverei quando mi pare e piace e continuerei a imparare la canzoncina che mi dà parecchie soddisfazioni e inizia a venirmi anche bene. Sparisci, stregaccia malefica.

Hai un'ora per metterti a scrivere, non un minuto di più.

La impiegherò a studiare il modo per ucciderti, perché ci deve essere, DEVE ESSERCI. e ora vado a suonare, che comincio a sentirmi bravina.

Sunday, April 24, 2016

Tentativo di soluzione fallito.

Ora, tutte le volte che soccombo a quella dicitura 'compra ora con 1 click' ho una bella scusa che mi giustifica, anche se non ne avevo bisogno, però averla è meglio che non averla. Lo faccio per clotalp. 
È così che ho cliccato per acquistare un fumetto disney che si intitola 'Le migliori storie mitologiche' e poi mi sono recata da lui.

Ehi, clotalp!

Oh, finalmente sei qui, ci hai così messo tanto...

Ho le mie cose da fare, cosa credi? Però ti ho salvato la pelle che non hai, visto? L'ho fatto per te.
(così dicono tutti quelli che fanno le cose per sé stessi e in effetti funziona quasi sempre. Quasi appunto)

No, non l'hai fatto per me, ti piaceva averlo.

Ma no, clotalp, tra l'altro non è neppure solo di paperi, ma c'è anche topolino e roba così, non li compro quasi mai.

Sì, ma hai detto che questo tanto non lo avresti mai comprato di carta e sul tuo kindle male non ci stava, proprio così hai detto. Pensato anzi.

(Dimenticavo che questo qui mi legge nella testa)
Ma sì, avrò pensato anche questo, ma l'ho fatto anche per te e se continui a discutere ti abbandono al tuo destino.

No, ti prego, è che qui siamo abituati a essere molto precisi. Sono in pericolo.

Ma se ti ho salvato proprio oggi!

No, lui non si rassegnerà finché non comprerai quel Paperino, altrimenti vorrà una valida spiegazione del perché non lo compri.

Senti clotalp, te lo puoi scordare che io ne compri un altro solo per salvarti la pellaccia.

Non ho la pellaccia.

Sì, me l'hai già detto.

Lo so, ma qui siamo molto...

Precisi, sì ho capito. Devi dirgli che ce l'ho già, punto e stop.

Non posso.

Allora arrangiati, io altro non posso fare.

Talpa, ma tu come fai a entrare in contatto con me?

Ti ho già detto che non lo so.

E perché non lo sai?

Che domanda del cavolo è questa? Se non lo so, come faccio a sapere il perché? Non lo so e basta.

Perché qui abbiamo risposte per tutto.

Clotalp, non si può tutte le volte ricominciare da capo e le risposte e che cos'è il sonno e i negozi, fattene una ragione, ok?

Il sonno! Continui a farlo, ho visto lo sai? Ma ora so che quando sparisci è perché stai facendo quella strana cosa.

Non è strana, è normale.

No, non può essere normale, perché noi non la conosciamo.

Senti, cosa ha detto mister amazon, cosa ti fa se non sveli l'arcano?

Mi riduce a un cubetto di ghiaccio.

Ecco, a me non sembra una gran perdita. Ma se fanno fuori te, io rimango senza clone?

No, ne verrà costituito un altro, meno difettoso di me.

Questa è una buona notizia, però tu non sei difettoso, sono loro a esserlo.

Sì, invece perché non riesco a capirti, tu dici e fai cose strane e invece io dovrei capire tutto di te.

Ti ho già spiegato che ci sono molte cose che invece non puoi capire. Ma lo vuoi aprire un po' il tuo cervello sì o no?

Ci ho provato, non ci riesco. Voglio venire da te.

Non scherziamo, ok? Rimani dove sei, non ti muovere da lì.

Se rimango qui divento un cubetto e finirò per sciogliermi, perché non credo che mi terranno in un congelatore. Quindi mi ridurrò a delle goccioline d'acqua e poi evaporerò.

Non è male diventare acqua.

Ma io voglio stare con te.

Non puoi, devi stare nel mondo amazon.

Allora puoi darmi la soluzione?

Non c'è una soluzione diversa da quella che ti ho detto.

Quella è sbagliata.

Non è sbagliata, è la verità.

Allora la tua verità mi ucciderà.

Vacci piano clotalp, non puoi far ricadere su di me la responsabilità delle vostre magagne. Se il vostro è un sistema imperfetto mica è colpa mia.

Allora devi farmi venire da te.

CLOTALP! Perché sei cocciuto come un mulo?

Perché il mio cervello è...

Di' un'altra parola e sarai un cubetto che cuoce al sole.

Come sei entrata in contatto con me?

MISTER AMAZOOOOOOON!!!!

Shhhh! Non urlare così, potrebbe sentirti.

E secondo te cosa volevo fare?

Farmi diventare cubetto.

Esatto, vedo che cominci a capire.

Se tu mi dici come sei entrata in contatto con me, io forse riesco a venire da te.

Questo sarebbe un ottimo motivo per tenerlo per me anche se lo sapessi, ma per fortuna non ne ho la minima idea.

Va bene, cercherò di scoprirlo io. Potresti fare un po' meno di quella cosa in cui spegni il cervello così avrei più tempo?

Intendi il dormire?

Sì sì, quello!

Non ci penso neanche, anzi ora cercherò di intensificare.

Va bene, comincio subito. Non c'è altra soluzione, cioè, un'altra c'è e sarebbe che tu comprassi Paperino, così andrebbe tutto a posto. Non puoi farlo?

Se me lo chiedi un'altra volta giuro che vengo lì e ti stritolo con le mie mani.

Allora l'unica possibilità sta nella mia fuga.

Va bene, auguri. E addio ghiacciolino, è stato un piacere conoscerti.

A presto, talpa.

(quel che mi preoccupa è la sua cocciutaggine)



I tre livelli.

Dopo i giorni dedicati al mondo British in cui mi sono persa in mondi diversi distribuendo figurette non indifferenti, avevo previsto un effetto rebound che mi avrebbe scalzato dai miei, ehm, diciamo doveri, sputandomi chissà dove come una palla di cannone.
Ma invece non è successo e questo mi preoccupa.
Contrariamente al previsto, il più rigido rigore si è impossessato di me, al punto da farmi temere che il sentirsi British possa diventare una specie di malattia di cui non ci si libera.
Da giorni, esattamente da giovedì, sto scrivendo come una pazza. 
Come una pazza per me vuol dire attestarmi sui livelli più alti. 
Può essere utile sapere che ho definito tre tipi di obiettivi quotidiani; (punto e virgola) uno basso, al di sotto del quale non dovrei mai (mai significa proprio mai) andare; (di nuovo punto e virgola) uno medio, che  dà una certa soddisfazione e uno top, che mi definisce una specie di campionessa.
Dunque.
Il primo ha dei problemucci con quel mai, che talvolta si trasforma e diventa 'vabbè, se oggi salto chi se ne importa, mica posso essere così rigida'. Sono i giorni in cui il panciolle si impadronisce di me e mi porta a saltellare per la città in cerca di cose da vedere e da annusare.
Il secondo sarebbe bellino se non fosse che quando arrivo lì e mi fermo perché sono stremata, dopo un paio d'ore di contentezza, vivo un tipo di sconforto che dice 'vabbè, oggi sono andata bene, ma dato che c'ero allora potevo arrivare anche al top. Cavolo, mancava pochissimo'.
Il terzo è top e non si porta dietro alcun tipo di pensiero, chiudo il computer come chi ha fatto i compiti e fino al giorno dopo può distendersi sull'amaca.
Fino a ieri. 
Dopo aver letto del plateau, questo piano top, comincia a somigliare pericolosamente a quel plateau in cui è proibito fermarsi.
Però questo top, è top per davvero e non credo che dovrei avere di simili pensieri. 
Da questa analisi emerge che la posizione peggiore è quella via di mezzo, in cui mi sono fermata a pochi passi dal traguardo, mentre la migliore è quella al di sotto del primo livello, cioè quella in cui spengo il computer e me ne vado in giro, fregandomene di ogni programma.
Il che conferma, che sono una talpa da panciolle.
Nonostante questo, da giovedì sono al livello top e non so spiegarmi il perché.
E non è tutto.
Nella mia tana ho una chitarra, che non so suonare, anche se ogni tanto ci provo.
Per mesi me ne ero dimenticata, quando un giorno, senza apparenti ragioni, ha ricominciato a ballonzolarmi davanti agli occhi, con un'insistenza tale che non ho potuto fare altro che toglierla dalla sua custodia, ripristinare il leggio con spartiti e quant'altro, accordarla, e riprovarci. Da due giorni ogni volta che la vedo, cioè sempre, provo un irresistibile desiderio di suonarla. E così faccio. Anche se non mi riesce.
Cosa mi sta succedendo?

Saturday, April 23, 2016

Plateau.

Un bel po' di tempo fa comprai un libro sul cervello. Perché poi continui a comprare questi libri non lo so, visto che il mio cervello è talposo e non umano e quindi non funziona nello stesso modo. 
Il tizio che lo ha scritto è una specie di stalker americano e ogni tanto mi manda delle mail che a volte cestino senza guardarle e a volte no. Oggi era il giorno no.
In quelle mail lui ci piazza un po' di pubblicità sui seminari che fa in giro per il mondo e un po' di video e articoli. 
Oggi c'era un articoluccio acchiappa talpe.
Si intitolava Why attitude is more important than QI.
Sì, era in inglese e sì, è una specie di condanna. Del resto lo stalker è americano.
Ma dopo aver letto Shakespeare in inglese, che nemmeno lo so scrivere questo nome e tutte le volte devo pensare bene a dove stanno le a e le e insomma, quello lì, il signor William, dopo aver letto proprio lui in mezzo a quei perfettini inglesi, potrò pur leggere un articolo per conto mio, ma non nel silenzio della mia testa, perché l'inglese, William o non Wiiliam, lo leggo ad alta voce. Mi sono persa. Dicevo, che ho letto questa roba qui in inglese per conto mio, e anche se non capisco non fa niente, anzi forse è meglio.
Il titolo mi ha rallegrato molto, perché sebbene io non abbia mai fatto un test per valutare il mio IQ, e spero che non mi capiti mai una tragedia del genere, sono sicura che se lo facessi otterrei un risultato sotto lo zero e qualora questo fosse impossibile, potrei diventare il primo caso nella storia dei viventi tutti e vorrei evitare che questo accada. 
Ecco, comunque questo QI, che sta per quoziente irrilevante, come dicono le iniziali stesse, non serve. Basta l'attitude, che per chi non lo sapesse è anche una bellissima posa di danza, su cui fra l'altro sto lavorando rischiando ogni giorno di spaccarmi un ginocchino sul pavimento. Quindi io e questa attitude intanto qualcosa in comune ce l'abbiamo.
Andando avanti con la lettura il mio entusiasmo si è un po'assottigliato per andare, verso la fine, a spiaccicarsi sul plateau.
Io, questo plateau, me lo immagino come uno spiazzo bellissimo in cima a una montagna, pieno di fiorellini gialli, ruscelli freschi e piante con delle amache già piazzate, più di una in modo da poter scegliere. Me lo immagino il posto in cui una talpa arriva e non c'è minaccia di morte che possa spostarla da lì. Perché va da sé che il mio plateau si trova un po' in alto, non troppo, ma abbastanza da aver fatto un po' di faticuccia per arrivarci.
Ecco, questi qui, che poi sono dei signori di Forbes una rivista di cui non so niente e che non ho mai letto perché non credo sia adatta a una talpa e se prima lo pensavo e basta, ora ne ho la certezza; (punto e virgola, perché non si usa più? È bellino invece. Ehm, mi scuso per la divagazione sulla punteggiatura;) questi qui dicono che sul plateau non ci puoi stare, è proibito. 
Ma perché non si può mai stare fermi? 
Perché bisogna sempre andare da qualche altra parte?
Perché non ci si può mai rilassare?
Perché bisogna andare oltre i propri limiti?
Il plateu è quel posto dove arrivi quando ti sei dato un obiettivo, ma invece di essere contenta e distenderti sull'amaca che ti aspettava da tempo, devi salutarla, e anche i fiorellini devi salutare.
'grazie per avermi atteso qui e soprattutto per avermi spinto a queste immani fatiche per raggiungervi, ma ora me ne devo andare, perché era tutta un'illusione. Non esiste plateu, voi siete come le oasi del deserto per i viaggiatori assetati, che moriranno senza mai trovarvi sul loro cammino. Voi siete quelli che cerchiamo e che non troveremo mai, perché anche quando arriveremo, dovremo fare finta di non vedervi. Voi siete quelli che ci attendete invano. Addio adorato plateau. Sappi però che non è colpa mia ma di quello stupido articolo, perché io sarei rimasta qui, con te, per sempre'
Così bisogna fare, perché se ogni giorno non fai un po' più del giorno prima, non vai oltre il limite, non una volta all'anno o due o tre, no, ogni giorno, allora sei già morto e se poi hai il quoziente irrilevante, che per alcuni non lo è per niente, irrilevante, allora cara talpa, sei fregata.
Quindi sono giunta in fondo all'articolo capendo che non ho il QI, ma neppure l'attitude. 
A questo punto spero solo di aver capito male, e di poter contare sul mio pessimo inglese in modo che anche lui possa avere la sua rivincita.
E se così non fosse allora la domanda è: vale la mia attitude, quella di danza, quella che tutti i giorni provo a mandare un po' più su, anche solo di un millimetro ma ci provo. Che qualcuno mi dica che almeno quella vale.

Thursday, April 21, 2016

Una talpa a Dawnton.

Come faccia io a cacciarmi nei guai con questa facilità, non lo so. Sembra che si formi una corsia preferenziale per la talpa, ovviamente mascherata, con palloncini, giocattoli e quant'altro possa allettare la talpa, che così non vede dove si sta cacciando realmente, ma anzi si avvia tutta saltellante.
Arrivata nel British mondo, col suo librino nello zaino, pronta per sedersi lì e ascoltare, senza fatiche, l'unica cosa da evitare era addormentarsi e cadere dalla sedia, così pensava lei, le hanno fatto subito capire che avrebbe fatto meglio a stare a casa.
Dunque. L'unica paura che avevo era infondata e questo ormai dovrei averlo imparato, che le mie preoccupazioni si raggruppano su un fronte su cui generalmente non c'è niente da temere mentre quelle vere sono dove non le vedo. Che vuol dire che posso smettere di preoccuparmi, tanto non è proficuo, nel mio caso. Quindi, il rischio di cadere, ronfante, dalla seggiola, non c'era perché le poltroncine avevano i braccioli.
Però appena entrata mi è stato detto 'sei qui per la lettura, allora leggi'. 'no che non leggo, sono qui per ascoltare'.
Solo io potevo pensare di cavarmela in una cosa che si chiamava reading e non listening. 
E siccome sono inglesi, non si sono messi a discutere, ma hanno sorriso, quindi io sono entrata certa di aver chiarito la mia posizione e di poter fare pisolini tranquilli su quelle comode seggioline. Appena cominciato il tutto, la signora, o meglio quel carabiniere che organizzava il tutto, mentre assegnava personaggi come fossero medaglie, si è guardata bene dal saltarmi. Tu fai il messenger, mi ha detto. 'don't worry, you have just a few lines'.
Peccato che le few lines fossero nelle prime pagine. 
C'è un vantaggio nell'abitare dentro di noi e non fuori, non l'avevo mai capito così bene, perché sono davvero molto felice di non aver assistito allo spettacolo che ho dato di me. Fisicamente. Nonostante il luogo fosse fresco e rilassante, nel giro di trenta secondi ero sudata da capo a piedi, credo viola in viso e se non sono finita in ospedale è solo perché a quanto pare sono più forte di quanto non pensi, perché ci stava di tirare il calzino.
Non contenta, la signora carabiniere poi mi ha assegnato un altro personaggio che non era per niente few lines, ma anzi pezzi che non finivano mai. Io non so se ci si possa rendere conto di cosa significhi per una talpa mettersi a leggere Shakespeare, in inglese, in mezzo a persone inglesi o americane, ma per lo più inglesi, in una delle librerie più belle che abbia mai visto, con i libri che coprivano le pareti fino al soffitto, di legno intarsiato, di fronte a una parete di finestre lunghe fino al soffitto su cui si rifletteva il riflesso dell'acqua e un panorama che avrebbe voluto che io stessi lì in piedi a guardare un po' fuori e un po' dentro, perché meraviglie simili meritano la tranquillità. Io invece dovevo leggere. Shakespeare. In inglese. In mezzo agli inglesi. Non Harry Potter, ok? No. Shakespeare. Che non mi si fraintenda, HP per me è meglio di Shakespeare, ma insomma, già lui mi creerebbe dei problemi, figuriamoci William. C'erano momenti in cui mi pareva di essere stata risucchiata dallo schermo del mio computer per finire dritta in Downton Abbey, tanto loro parlavano uguale e il luogo poteva essere una delle loro stanze. 
C'era uno bravissimo, che faceva Benedick. Ecco. Ho scoperto che era un prof che si occupa solo di William, che poi ieri ha fatto una conferenza e che si occupa dei testi delle maggiori produzioni cinematografiche e teatrali riguardanti Shakespeare. Mi pareva bravino. Un signore, va detto, di una simpatia straordinaria. E poi c'era uno che si addormentava e che tutte le volte che toccava a lui, dovevano richiamarlo e fargli vedere dove doveva leggere perché aveva perso il segno. Ma lui poteva, era inglese e mi sa che praticamente vive lì dentro. Lui sì che si addormentava, beato.
Insomma, chi se la dimentica questa cosa qui.
A questo punto c'è un chiarimento che voglio fare, con l'universo. L'ho già fatto lì, ma voglio ripeterlo ogni giorno, perché sia chiaro.
Più di una volta mi è stato detto 'talpa, stai attenta ai desideri che esprimi, perché poi si avverano'. Va bene. Infatti non li esprimo più i desideri, perché ho capito che sono una gran fregatura.
Ma desidero chiarire alcune cosine su quelle centinaia che ho espresso in passato. Uno era questo. Non facevo che dire che mi sarebbe piaciuto incontrarmi con un gruppo e leggere opere teatrali. Però il gruppo che intendevo era di amici, come lingua intendevo l'italiano e come luogo una casa qualunque.
Il desiderio si è avverato anni dopo a Downton Abbey, fra gufi e altri strani animali, in inglese, con me che ho avuto la tachicardia per più di due ore, la faccia viola, e ero tutta sudata, nonostante lì la temperatura sia sempre perfetta.
Dunque, quello che vorrei chiarire con l'universo, è che non si può addormentare per anni, poi un giorno svegliarsi e dire 'ah, già, la talpa, voleva fare questa cosa qui della lettura. Ecco, mandiamola lì, che è anche vicino a casa sua. Vai! fatto!'.
No. Innanzitutto le condizioni andrebbero controllate meglio. Ma siccome a questo punto non mi fido più, voglio precisare che qualora esprimessi ancora qualche desiderio, per sbaglio, se si realizza nella giornata stessa e esattamente come l'ho formulato, bene, altrimenti grazie lo stesso e non importa. Ripeto, a meno che io non lo riformuli, la richiesta ha validità di 24 ore, dopo di che si prega di ritenerla nulla. 
Inoltre chiedo che tutti quelli chiesti precedentemente siano annullati, perché vai a sapere cosa ho chiesto e non mi vorrei ritrovare sulla luna appesa a testa in giù.

Tuesday, April 19, 2016

A British mole.

Cosa può avere una talpa di british? Niente. 
È proprio per questo, per puro spirito di contraddizione che oggi la talpa si infilerà in un pomeriggio molto British, alle prese perfino con una giornata Shakesperiana.
Si sorbirà, sperando di non addormentarsi sulla seggiolina e qualora lo facesse di non produrre almeno ronfii molesti, la lettura di Much ado about nothing. Tale lettura sarà fatta dai presenti e pare si possa stare lì semplicemente ad ascoltare oppure partecipare, tipo alzare la zampina e dire 'scusate, ora vorrei leggere un po' anch'io, che diamine'. La lettura, essendo british, per lo più si svolgerà in inglese ma sull'opuscolino c'è scritto che nessuno ti vieta di farla in un'altra lingua, solo che in una situazione del genere mettersi a leggere in italiano sarebbe vergognoso come presentarsi ignudi nella piscina comunale.
Però non è escluso, a questo punto, che qualcuno si metta a leggere in portoghese o cinese o giapponese o spagnolo o che ne so. Per ovviare a questo problemuccio io, che come ho già detto, oggi mi sento british, mi porterò il mio librino, in inglese con testo a fronte e seguirò con il ditino, così se qualcuno si metterà a cianciare in giapponese io non mi sentirò perduta come una foglionina in una raffica di vento in un bosco del nord. Ecco.
In serata poi sarà proiettato anche il film, che la talpa non si farà mancare. Va detto che di questa versione del film, che la mia insegnante di recitazione mi segnalò come straordinaria, la talpa ha il dvd, perché dopo tale segnalazione io andai a comprarlo senza passare dal via. Ma mi sono ben guardata dal proiettarlo sullo schermo del mio talpabook, perché i dvd mica si comprano per guardarli, allo stesso modo con cui ai netflix non ci si abbona per usarli e gli aeroplanini si comprano per tenerli negli hangar con le copertine addosso. Perché la talpa a volte acquista per il gusto della potenzialità a disposizione, quella possibilità di sviluppo che lei tiene a lungo allo stato di latenza, per goderne così, ben sapendo quanto sia pericoloso, perché si rischia di rimanere sempre lì, nello spazio della possibilità senza mai saltare in quello dell'azione e della realizzazione. Insomma la potenzialità a un certo punto va trasformata e la talpa in questo ha qualche problemuccio, ma ci sta lavorando, questo è sicuro. Anche se sa bene che non riuscirà mai a essere quella del tutto e subito, tranne che negli acquisti, nei quali invece riesce a portarsi sempre avanti.
Insomma, quel film che ho nella tana e che non ho mai visto, stasera andrò a vederlo nella situazione British, perché le situazioni comunitarie, specie quel sconosciute, mi piacciono.
Il tutto mi è stato segnalato da una compagna di danza, che come spesso accade, forse non verrà. Perché alla fine io vado e gli altri no, chissà perché.
Il mio essere British oggi non finisce qui. Poiché il pomeriggio lo trascorrerò assieme al signor Shakespeare, e essendo un onore molto grande, credo anche che sceglierò un abbigliamento adeguato, la mattina la sto passando a lavorare piuttosto che nella sala di danza.
A questa giornata di precisione e rigore molto inglesi, in cui questo pomeriggio mi appare avvolto nel mistero e per questo interessante, seguiranno giorni di grande caos, perché l'effetto rebound mi colpisce sempre sparandomi a chilometri di distanza, in luoghi per lo più sconclusionati.
Ma oggi è oggi e è, senza ombra di dubbio, British.

Monday, April 18, 2016

Confusione.

Buongiorno, sono la talpa e vorrei sapere, dato che a volte vi dimenticate di scrivermi, cosa ne avete fatto del libro che vi ho mandato e su cui ho gettato quintali di sudore, di malesseri e di bizzelle. Grazie e arrivederci a tutti voi che non so chi siete.
Risposta degli sconosciuti.
È tutto sotto controllo talpa, ce la siamo presa comoda perché alcuni autori stanno riscrivendo in tutta calma e noi li stiamo aspettando, perché siamo cordiali e pazienti.
Risposta della talpa agli sconosciuti. (falsa)
Oh, non c'è problema, anch'io del resto sono molto paziente e non ho alcuna fretta. Divertitevi e continuate a fare tutto con molta calma, tanto chi vi corre dietro?
Intervento mentale della talpa bizzosa.
Ma guarda un po' questi! Non solo si erano dimenticati di me e quindi ero penalizzata, ma mi sono affannata e ho trascorso perfino cinque giorni in casa per consegnare entro i termini. Perché mai ora dovrei aspettare questi qui che se la prendono calma? Chi credono di essere? E perché il resto del mondo si deve adattare a loro? Già questi qui non li sopportavo, ora li sopporto ancora meno, anche se non so chi siano e le bizzelle contro ignoti non sono molto facili, è più facile scagliarsi contro un volto, una figura, qualcosa insomma. Mandatemi una foto, che possa lanciarci contro le freccette. Così è un po' difficile perfino per me, ma per fortuna sono una professionista nel campo delle bizzelle e non mi lascio intimidire da una mancanza di sostanza. Una massa di inconcludenti parolai, ecco cosa siete, umpf e sgrunt!
Intervento mentale della talpa razionale.
Dai talpa, non vale la pena imbizzirsi con questi qui, puoi utilizzare le tue energie in modo diverso, anziché sprecarle con loro. E poi è vero quello che hai detto, che per te non cambia niente, hai fatto il tuo lavoro, quello che fanno gli altri non deve riguardarti. Tu continua a fare il tuo lavoro, vai avanti e guarda dritto davanti a te, con la testa alta, mi raccomando, tutto il resto sono solo stupidi dettagli.
Secondo intervento della talpa bizzosa.
Altroché se mi importa! Per colpa di quella massa di scellerati è tutto fermo e IO potevo prendermi tutto il tempo, IO ho finito in tempo, IO ho rispettato i tempi, IO sono stata brava, IO non vedo perché, visto il mio straordinario lavoro debba aspettare questi qui, e IO; IO IO IO IO e ancora IOOOO. Sgrunt!!!
Intervento di quella rompiscatole di TT.
La vuoi abbozzare con queste stupide bizze? Tu l'hai finito solo perché non lo volevi più fra i piedi, non per rispettare i tempi e per tutto questo tempo ti eri dimenticata anche di quello che doveva succedere lì, e sai bene che il quando non ti cambierà la vita e neppure il come e neppure il cosa. Quello che te la cambierò invece sarà metterti al lavoro, ora, subito e fare quel che devi fare, invece di perdere tempo con queste stupide faccende.

Perché dovrei mettermi a lavorare se ognuno nel mondo fa come gli pare?

Perché il tuo lavoro è indipendente dal mondo e perché ci sono io a controllare che tu lo faccia.

Umpf! Vi odio tutti.

Definisci tutti.

Tutta questa gente che sta parlando.

Sei sempre tu, qualora non l'avessi capito.

Non è possiibile, diciamo cose troppe diverse, quale sarebbe quella vera?

Tutte.

Mah, secondo me vince quella bizzosa. O almeno lo spero, perché tutta questa ragionevolezza mi disturba parecchio.

.....................

Poi dice che una ha la confusione nella testa. Vorrei anche vedere. E comunque sono imbizzita IO e mi rifiuto di lavorare in questo mondo di squinternati.

Sunday, April 17, 2016

Una talpa preoccupata.

Dopo aver lasciato clotalp in quelle condizioni, nelle mani dell'enorme e spietato mister amazon, come potevo io dormire sonni tranquilli? Infatti sono riuscita a dormire solo una decina di ore.
Mentre mi tormentavo, però, c'era anche qualcun altro che viveva i suoi tormenti e era proprio mister amazon, anche se negli amazon studios non dormono mai, quindi possono tormentarsi notte e giorno senza problemi. L'energumeno è diviso tra il desiderio irrefrenabile di fare del male a clotalp e quello di risolvere il problema e sa bene che l'uno esclude l'altro. Questo è il motivo per cui clotalp è ancora incolume. E ci ha provato a pensare, certo, ma per tutta la notte il suo cervello non ha partorito altro che dei mumble mumble ripetuti, cosa che mister amazon non ha mancato di rilevare, producendo a più riprese nuvole di gelido vapore. 
Io, a causa dei miei tormenti, appena sveglia stamattina, sono andata a trovare clotalp. Come ci riesca non lo so, sono quei misteri della vita su cui è meglio non farsi troppe domande.
Non c'era pericolo di interrompere pensieri importanti e anche riprendere il filo per lui sarebbe stato semplice.

Ehi! Clotalp!
Mumble mum... uh?
Ehi!
Chi sei?
Sono io, la talpa, citrullo!
La talpa? Come fai a essere qui? E come fai a sapere chi sono?
Non lo so.
Come non lo sai?
Non lo so e basta. Dobbiamo passare la mattina dietro a queste stupide domande?
Mah...
Bella lavata di testa ti sei beccato ieri eh?
Come fai a saperlo?
Senti, se mi rifai un'altra volta questa domanda vado da mister amazon.
N-n-n-n-n-no  t-t-t-i  p-p-p-p-p-rego!
Allora smetti di fare domande stupide e anche di balbettare.
Sì.
Ecco. Non ce l'hai la soluzione vero?
Come fai a sap... uh!
Senti clotalp
Come fai a sapere...
Il tuo nome. Lo so e basta. Vieni, andiamo da mister amazon, tanto con te è tempo perso, l'ho già capito.
No no no! Non la faccio più la domanda, prometto! 
Sono venuta a portarti la soluzione per mister amazon, dato che tu sei in grado di pensare solo mumble mumble.
Come fai a sap...
CLOTALP!!!!
Oh!
Perché mi doveva capitare il clone tonto?
Ehm... talpa?
Sì?
Non vorrei che te la prendessi, ma il mio cervello è uguale al tuo.
Mi sa che tu ci tieni a fare una finaccia!
No no, ma ho preferito avvertirti, ecco.
Tienteli per te gli avvertimenti.
Va bene.
Dicevamo, che a fronte dei tuoi mumble, io ho la spiegazione che ti serve.
Io, sai, ho provato a leggere nella tua testa, ma tu ogni giorno spegni il cervello per moltissime ore, non capisco perché.
Perché io dormo, clotalp, si chiama sonno.
Sonno?
Sì sonno.
E dove si compra?
Sei proprio uno di amazon. Non si compra da nessuna parte.
Impossibile.
Ehi, razza di clone, non mi contraddire ok? Ricordati che sono qui per salvarti la pelle.
Io non ho la pelle.
Vabbè, quel che hai. Accidenti come sei puntiglioso. Te la vuoi salvare la pelle che non hai oppure no?
Sì.
Ecco, allora comincia a stare un po' zitto.
...
Il tuo problema è il mancato acquisto di Paperino, giusto?
Come fai a saperlo?
(io non ce la posso fare con questo qui)
Lo so e basta. Comunque è quello no?
Già. Ma perché non l'hai comprato?
Se non mi avessi interrotto venti volte con la stessa stupida domanda te l'avrei detto un'ora fa. Perché ce l'avevo già.
Ce l'avevi già?
Sì.
Impossibile.
Senti, ora basta. Andiamo da mister amazon e che ti riduca a un cubetto di ghiaccio almeno sarai utile per una coca cola. Andiamo!
No no no!
Allora finiscila di dire impossibile, perché tu non sai tutto ok? E soprattutto, non avete tutto voi.
Come no?
No! Il paperino ce l'avevo già.
Impossibile impossibile e ancora una volta impossibile.
Ma perché sei così cocciuto?
Ehm, perché il mio cervello è ugua...
Basta così, ho già capito. Comunque, esistono negozi in cui si possono comprare le cose, fuori dagli amazon studios.
Davvero?
Sì, davvero.
E come sono fatti?
vabbè, ora ti devo descrivere i negozi?
Negozi?
Clotalp, sei snervante.
Io non ci credo.
E io me ne frego che tu ci creda o no e anche che quello ti riduca a un ghiacciolo a questo punto. Ciao.
No, aspetta. Proverò a crederci. Ma come faccio a dirgli una cosa del genere?
E che ne so io?
Lui non potrà mai capire e neppure posso dirgli il modo in cui ne sono venuto a conoscenza. A proposito, come hai fatto?
E ritonfa! Ti ho già detto che non lo so.
Ah, già, me ne ero dimenticato. Quindi come faccio?
Clotalp, perché fai sempre le stesse domande? 
Perché non riesco ad andare avanti finché non ho avuto le risposte.
Beh, dovrai imparare che a volte le risposte non esistono, esistono solo le domande.
Non ci credo, è impossibile.
Cavoli tuoi, ghiacciolino.
Noi qui agli studios abbiamo risposte per tutto.
Beh noi qui no.
Dove è qui?
Qui, nel mondo.
Noi siamo il mondo.
Voi siete un po' dappertutto e siete anche dei bei ficcanaso, ma fortunatamente c'è una gran parte di mondo che non avete considerato perché l'energumeno pensava fosse irrilevante e pensava anche che ignorandola, alla fine si sarebbe atrofizzata. Ora lui l'ha dimenticata, perché ne è rimasto fuori e non la vede più.
Tu sei troppo difficile, io non ti capisco. Eppure io dovrei capire tutto di te.
Tu non capisci niente di me.
E quella cosa in cui spegni il cervello, come l'hai chiamata?
Sonno.
Ecco, il sonno. Perché lo fate?
Per dormire.
Dormire? Cos'è dormire?
Io non ti sopporto. Dormire è quando sei stanco, ti si chiudono gli occhi, allora vai nel letto, metti la testa sul cuscino, tiri su le copertine e chiudi gli occhi.
È una cosa molto strana questa qui.
Da noi non lo è per niente. Lo facciamo tutti.
Tutti tutti?
Tutti tutti, sì.
E perché lo fate?
Per riposarci.
Riposarci? Cosa è riposarci?
Clotalp, senti, io ho da fare, non posso passare la giornata a rispondere alle tue stupide domande. Ero venuta qui solo per dirti che il Paperino ce l'avevo già.
Ma io come faccio?
Senti io ora devo andare. Ci si vede un'altra volta. Ciao
Aspetta! Promettimi che torni presto!
Io non ti prometto un bel niente.
Ti prego talpa, pensa che potresti non trovarmi più.
Non vedo il problema.
...
Va bene, torno. Ciao.

.........................

Come si può vedere il rapporto con clotalp si annuncia molto faticoso.