Thursday, April 21, 2016

Una talpa a Dawnton.

Come faccia io a cacciarmi nei guai con questa facilità, non lo so. Sembra che si formi una corsia preferenziale per la talpa, ovviamente mascherata, con palloncini, giocattoli e quant'altro possa allettare la talpa, che così non vede dove si sta cacciando realmente, ma anzi si avvia tutta saltellante.
Arrivata nel British mondo, col suo librino nello zaino, pronta per sedersi lì e ascoltare, senza fatiche, l'unica cosa da evitare era addormentarsi e cadere dalla sedia, così pensava lei, le hanno fatto subito capire che avrebbe fatto meglio a stare a casa.
Dunque. L'unica paura che avevo era infondata e questo ormai dovrei averlo imparato, che le mie preoccupazioni si raggruppano su un fronte su cui generalmente non c'è niente da temere mentre quelle vere sono dove non le vedo. Che vuol dire che posso smettere di preoccuparmi, tanto non è proficuo, nel mio caso. Quindi, il rischio di cadere, ronfante, dalla seggiola, non c'era perché le poltroncine avevano i braccioli.
Però appena entrata mi è stato detto 'sei qui per la lettura, allora leggi'. 'no che non leggo, sono qui per ascoltare'.
Solo io potevo pensare di cavarmela in una cosa che si chiamava reading e non listening. 
E siccome sono inglesi, non si sono messi a discutere, ma hanno sorriso, quindi io sono entrata certa di aver chiarito la mia posizione e di poter fare pisolini tranquilli su quelle comode seggioline. Appena cominciato il tutto, la signora, o meglio quel carabiniere che organizzava il tutto, mentre assegnava personaggi come fossero medaglie, si è guardata bene dal saltarmi. Tu fai il messenger, mi ha detto. 'don't worry, you have just a few lines'.
Peccato che le few lines fossero nelle prime pagine. 
C'è un vantaggio nell'abitare dentro di noi e non fuori, non l'avevo mai capito così bene, perché sono davvero molto felice di non aver assistito allo spettacolo che ho dato di me. Fisicamente. Nonostante il luogo fosse fresco e rilassante, nel giro di trenta secondi ero sudata da capo a piedi, credo viola in viso e se non sono finita in ospedale è solo perché a quanto pare sono più forte di quanto non pensi, perché ci stava di tirare il calzino.
Non contenta, la signora carabiniere poi mi ha assegnato un altro personaggio che non era per niente few lines, ma anzi pezzi che non finivano mai. Io non so se ci si possa rendere conto di cosa significhi per una talpa mettersi a leggere Shakespeare, in inglese, in mezzo a persone inglesi o americane, ma per lo più inglesi, in una delle librerie più belle che abbia mai visto, con i libri che coprivano le pareti fino al soffitto, di legno intarsiato, di fronte a una parete di finestre lunghe fino al soffitto su cui si rifletteva il riflesso dell'acqua e un panorama che avrebbe voluto che io stessi lì in piedi a guardare un po' fuori e un po' dentro, perché meraviglie simili meritano la tranquillità. Io invece dovevo leggere. Shakespeare. In inglese. In mezzo agli inglesi. Non Harry Potter, ok? No. Shakespeare. Che non mi si fraintenda, HP per me è meglio di Shakespeare, ma insomma, già lui mi creerebbe dei problemi, figuriamoci William. C'erano momenti in cui mi pareva di essere stata risucchiata dallo schermo del mio computer per finire dritta in Downton Abbey, tanto loro parlavano uguale e il luogo poteva essere una delle loro stanze. 
C'era uno bravissimo, che faceva Benedick. Ecco. Ho scoperto che era un prof che si occupa solo di William, che poi ieri ha fatto una conferenza e che si occupa dei testi delle maggiori produzioni cinematografiche e teatrali riguardanti Shakespeare. Mi pareva bravino. Un signore, va detto, di una simpatia straordinaria. E poi c'era uno che si addormentava e che tutte le volte che toccava a lui, dovevano richiamarlo e fargli vedere dove doveva leggere perché aveva perso il segno. Ma lui poteva, era inglese e mi sa che praticamente vive lì dentro. Lui sì che si addormentava, beato.
Insomma, chi se la dimentica questa cosa qui.
A questo punto c'è un chiarimento che voglio fare, con l'universo. L'ho già fatto lì, ma voglio ripeterlo ogni giorno, perché sia chiaro.
Più di una volta mi è stato detto 'talpa, stai attenta ai desideri che esprimi, perché poi si avverano'. Va bene. Infatti non li esprimo più i desideri, perché ho capito che sono una gran fregatura.
Ma desidero chiarire alcune cosine su quelle centinaia che ho espresso in passato. Uno era questo. Non facevo che dire che mi sarebbe piaciuto incontrarmi con un gruppo e leggere opere teatrali. Però il gruppo che intendevo era di amici, come lingua intendevo l'italiano e come luogo una casa qualunque.
Il desiderio si è avverato anni dopo a Downton Abbey, fra gufi e altri strani animali, in inglese, con me che ho avuto la tachicardia per più di due ore, la faccia viola, e ero tutta sudata, nonostante lì la temperatura sia sempre perfetta.
Dunque, quello che vorrei chiarire con l'universo, è che non si può addormentare per anni, poi un giorno svegliarsi e dire 'ah, già, la talpa, voleva fare questa cosa qui della lettura. Ecco, mandiamola lì, che è anche vicino a casa sua. Vai! fatto!'.
No. Innanzitutto le condizioni andrebbero controllate meglio. Ma siccome a questo punto non mi fido più, voglio precisare che qualora esprimessi ancora qualche desiderio, per sbaglio, se si realizza nella giornata stessa e esattamente come l'ho formulato, bene, altrimenti grazie lo stesso e non importa. Ripeto, a meno che io non lo riformuli, la richiesta ha validità di 24 ore, dopo di che si prega di ritenerla nulla. 
Inoltre chiedo che tutti quelli chiesti precedentemente siano annullati, perché vai a sapere cosa ho chiesto e non mi vorrei ritrovare sulla luna appesa a testa in giù.

No comments:

Post a Comment