Si è alzato un vento birbone, che arruffa le nuvole e scuote le pareti della mia tana e anche il tetto, ma io non lo sento perché ho le cuffie.
A me piace moltissimo avere le cuffie, mi piace talmente che mi impediscono di fare le cose che mi costringerebbero a toglierle, tipo alzarmi, o uscire o fare la doccia o leggere e un sacco di altra roba. Insomma, per farlo devo superare la sofferenza che mi procura il rimuoverle.
È grazie a loro che scrivo.
Ma ho scoperto che non è un male o un bene solo mio. Il signor King dice che quando si scrive bisogna avere la porta chiusa e anche lui usa le cuffie e dice che sono un ulteriore modo di chiudere la porta. Io la porta non ce l'ho, quindi uso solo loro. Però senza la musica non credo che ce la farei. Non solo a scrivere, ma anche a disegnare e a dipingere. È come se fosse la benzina, senza rimango ferma, il mio cervello non si muove e neppure le mie mani.
Nei giorni facili forse possono anche essere un accessorio, nei giorni difficili, come oggi che non riesco a stare seduta, sono una necessità, sono l'oggetto indispensabile affinché io possa stare qui.
Quando le accendo e comincio, allora scivolo dentro. Questa sensazione di scivolare dentro è bellissima. È il motivo credo, per cui esco anche di continuo, perché così posso scivolare dentro di continuo. E questo è un fatto talposo, non credo che il signor King lo faccia.
E se spengo un attimo allora sento il vento che imperversa e poi riaccendo e tutto scompare, perché sono proprio mondi diversi.
Comunque per oggi non sono arrivata ancora al livello più basso, anche se punto al top, e ci punto anche alla svelta, così posso alzarmi e saltellare un po', ma soprattutto così posso andare a imparare la mia canzoncina, che mi costringe a togliermi le cuffie, ma per quella sì che ne vale la pena.
A me piace moltissimo avere le cuffie, mi piace talmente che mi impediscono di fare le cose che mi costringerebbero a toglierle, tipo alzarmi, o uscire o fare la doccia o leggere e un sacco di altra roba. Insomma, per farlo devo superare la sofferenza che mi procura il rimuoverle.
È grazie a loro che scrivo.
Ma ho scoperto che non è un male o un bene solo mio. Il signor King dice che quando si scrive bisogna avere la porta chiusa e anche lui usa le cuffie e dice che sono un ulteriore modo di chiudere la porta. Io la porta non ce l'ho, quindi uso solo loro. Però senza la musica non credo che ce la farei. Non solo a scrivere, ma anche a disegnare e a dipingere. È come se fosse la benzina, senza rimango ferma, il mio cervello non si muove e neppure le mie mani.
Nei giorni facili forse possono anche essere un accessorio, nei giorni difficili, come oggi che non riesco a stare seduta, sono una necessità, sono l'oggetto indispensabile affinché io possa stare qui.
Quando le accendo e comincio, allora scivolo dentro. Questa sensazione di scivolare dentro è bellissima. È il motivo credo, per cui esco anche di continuo, perché così posso scivolare dentro di continuo. E questo è un fatto talposo, non credo che il signor King lo faccia.
E se spengo un attimo allora sento il vento che imperversa e poi riaccendo e tutto scompare, perché sono proprio mondi diversi.
Comunque per oggi non sono arrivata ancora al livello più basso, anche se punto al top, e ci punto anche alla svelta, così posso alzarmi e saltellare un po', ma soprattutto così posso andare a imparare la mia canzoncina, che mi costringe a togliermi le cuffie, ma per quella sì che ne vale la pena.
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