Monday, April 11, 2016

La bellezza della tristezza.

E ancora una volta devo cambiare idea.
Una settimanella fa avevo dichiarato che per me il cinema era svago, cartone, commedia e sprofondare nella poltrona sgranocchiando pop corn.
Ieri mi sono immersa per l'intero pomeriggio, dalle ore quindici alle ore ventuno, nel mio cinema, per l'ultima giornata del festival che mi pareva giusto salutare degnamente. Se non avessi avuto molta fame, mi sarei fermata anche per la sera. Ma non si è trattato solo di fame, ho voluto chiudere in bellezza, vale a dire con l'ultimo film visto. Un documentario su un carcere femminile minorile iraniano. A caldo, dico che è uno di quei film che ti cambia la vita. Però l'autore dell'altro giorno, quello che si fa le due domandine mentre scrive, dice anche che non si deve scrivere quando le emozioni sono ancora forti, ma se ne può scrivere solo dopo che si sono placate, solo quando si possono guardare da lontano.
Questo documentario che di certo non si poteva dire allegro, tutt'altro, era toccante. Io non so e non voglio descrivere, ma il regista ha saputo metterci una luce dentro, la sua luce. Era lui che intervistava le ragazze e se fossi una giornalista o una strizzacervelli vorrei prendere lezioni da lui per il modo di avvicinarsi all'animo delle persone, di chiedere senza pretendere e senza invadere, di essere vicino mentre si sta parlando di cose di cui non si dovrebbe mai parlare, di cui una ragazza non dovrebbe mai raccontare. Che una ragazza non dovrebbe mai vivere.
Questo film mi ha schiacciato nella poltrona per più di un'ora e quando sono uscita non ero più la stessa. 
Cosa fa una talpa che non è più la stessa? Niente di particolare, a parte mangiare, poi mettersi a fare il cambio delle scarpe alle undici di sera, chissà perché e spalmarsi il corpo di crema, anche quello, chissà perché. Perché una talpa è una talpa.
Anche la lezione di danza oggi era diversa però. Essere lì era diverso, perché un film così fa vivere le cose in modo diverso. Definisci diverso talpa. Vuol dire che ti fa smettere, almeno per un po', di vivere le cose come se fossero ordinarie, perché non lo sono per niente.
Stavolta non mi sento ingiusta nel godere della leggerezza e del mio tipo di vita, anzi sento che ci devo stare dentro più che mai.
Vorrei vedere anche gli altri documentari di questo qui, vorrei vedere tutto quello che ha fatto. 
Questo regista mi ha insegnato che non è con la rabbia e con il compatimento che ci si avvicina alla tristezza e agli orrori, ma cercando di vedere oltre.
Bisogna sempre cercare di vedere oltre, anche quando sembra che oltre non ci sia proprio niente.
Io lo sapevo che il festival mi avrebbe riservato enormi regali e questo è stato senza dubbio il migliore. L'ho votato e gli ho dato quattro cuori, anche se sta vincendo premi ovunque, quindi quattro cuori in più o meno non fanno alcuna differenza. Ma è proprio così? Perché lui, che era in sala, diceva invece che ognuno di noi può fare la differenza anche con un piccolo gesto e allora forse quattro cuori in più o in meno non sono come niente.

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