Un bel po' di tempo fa comprai un libro sul cervello. Perché poi continui a comprare questi libri non lo so, visto che il mio cervello è talposo e non umano e quindi non funziona nello stesso modo.
Il tizio che lo ha scritto è una specie di stalker americano e ogni tanto mi manda delle mail che a volte cestino senza guardarle e a volte no. Oggi era il giorno no.
In quelle mail lui ci piazza un po' di pubblicità sui seminari che fa in giro per il mondo e un po' di video e articoli.
Oggi c'era un articoluccio acchiappa talpe.
Si intitolava Why attitude is more important than QI.
Sì, era in inglese e sì, è una specie di condanna. Del resto lo stalker è americano.
Ma dopo aver letto Shakespeare in inglese, che nemmeno lo so scrivere questo nome e tutte le volte devo pensare bene a dove stanno le a e le e insomma, quello lì, il signor William, dopo aver letto proprio lui in mezzo a quei perfettini inglesi, potrò pur leggere un articolo per conto mio, ma non nel silenzio della mia testa, perché l'inglese, William o non Wiiliam, lo leggo ad alta voce. Mi sono persa. Dicevo, che ho letto questa roba qui in inglese per conto mio, e anche se non capisco non fa niente, anzi forse è meglio.
Il titolo mi ha rallegrato molto, perché sebbene io non abbia mai fatto un test per valutare il mio IQ, e spero che non mi capiti mai una tragedia del genere, sono sicura che se lo facessi otterrei un risultato sotto lo zero e qualora questo fosse impossibile, potrei diventare il primo caso nella storia dei viventi tutti e vorrei evitare che questo accada.
Ecco, comunque questo QI, che sta per quoziente irrilevante, come dicono le iniziali stesse, non serve. Basta l'attitude, che per chi non lo sapesse è anche una bellissima posa di danza, su cui fra l'altro sto lavorando rischiando ogni giorno di spaccarmi un ginocchino sul pavimento. Quindi io e questa attitude intanto qualcosa in comune ce l'abbiamo.
Andando avanti con la lettura il mio entusiasmo si è un po'assottigliato per andare, verso la fine, a spiaccicarsi sul plateau.
Io, questo plateau, me lo immagino come uno spiazzo bellissimo in cima a una montagna, pieno di fiorellini gialli, ruscelli freschi e piante con delle amache già piazzate, più di una in modo da poter scegliere. Me lo immagino il posto in cui una talpa arriva e non c'è minaccia di morte che possa spostarla da lì. Perché va da sé che il mio plateau si trova un po' in alto, non troppo, ma abbastanza da aver fatto un po' di faticuccia per arrivarci.
Ecco, questi qui, che poi sono dei signori di Forbes una rivista di cui non so niente e che non ho mai letto perché non credo sia adatta a una talpa e se prima lo pensavo e basta, ora ne ho la certezza; (punto e virgola, perché non si usa più? È bellino invece. Ehm, mi scuso per la divagazione sulla punteggiatura;) questi qui dicono che sul plateau non ci puoi stare, è proibito.
Ma perché non si può mai stare fermi?
Perché bisogna sempre andare da qualche altra parte?
Perché non ci si può mai rilassare?
Perché bisogna andare oltre i propri limiti?
Il plateu è quel posto dove arrivi quando ti sei dato un obiettivo, ma invece di essere contenta e distenderti sull'amaca che ti aspettava da tempo, devi salutarla, e anche i fiorellini devi salutare.
'grazie per avermi atteso qui e soprattutto per avermi spinto a queste immani fatiche per raggiungervi, ma ora me ne devo andare, perché era tutta un'illusione. Non esiste plateu, voi siete come le oasi del deserto per i viaggiatori assetati, che moriranno senza mai trovarvi sul loro cammino. Voi siete quelli che cerchiamo e che non troveremo mai, perché anche quando arriveremo, dovremo fare finta di non vedervi. Voi siete quelli che ci attendete invano. Addio adorato plateau. Sappi però che non è colpa mia ma di quello stupido articolo, perché io sarei rimasta qui, con te, per sempre'
Così bisogna fare, perché se ogni giorno non fai un po' più del giorno prima, non vai oltre il limite, non una volta all'anno o due o tre, no, ogni giorno, allora sei già morto e se poi hai il quoziente irrilevante, che per alcuni non lo è per niente, irrilevante, allora cara talpa, sei fregata.
Quindi sono giunta in fondo all'articolo capendo che non ho il QI, ma neppure l'attitude.
A questo punto spero solo di aver capito male, e di poter contare sul mio pessimo inglese in modo che anche lui possa avere la sua rivincita.
E se così non fosse allora la domanda è: vale la mia attitude, quella di danza, quella che tutti i giorni provo a mandare un po' più su, anche solo di un millimetro ma ci provo. Che qualcuno mi dica che almeno quella vale.
Il tizio che lo ha scritto è una specie di stalker americano e ogni tanto mi manda delle mail che a volte cestino senza guardarle e a volte no. Oggi era il giorno no.
In quelle mail lui ci piazza un po' di pubblicità sui seminari che fa in giro per il mondo e un po' di video e articoli.
Oggi c'era un articoluccio acchiappa talpe.
Si intitolava Why attitude is more important than QI.
Sì, era in inglese e sì, è una specie di condanna. Del resto lo stalker è americano.
Ma dopo aver letto Shakespeare in inglese, che nemmeno lo so scrivere questo nome e tutte le volte devo pensare bene a dove stanno le a e le e insomma, quello lì, il signor William, dopo aver letto proprio lui in mezzo a quei perfettini inglesi, potrò pur leggere un articolo per conto mio, ma non nel silenzio della mia testa, perché l'inglese, William o non Wiiliam, lo leggo ad alta voce. Mi sono persa. Dicevo, che ho letto questa roba qui in inglese per conto mio, e anche se non capisco non fa niente, anzi forse è meglio.
Il titolo mi ha rallegrato molto, perché sebbene io non abbia mai fatto un test per valutare il mio IQ, e spero che non mi capiti mai una tragedia del genere, sono sicura che se lo facessi otterrei un risultato sotto lo zero e qualora questo fosse impossibile, potrei diventare il primo caso nella storia dei viventi tutti e vorrei evitare che questo accada.
Ecco, comunque questo QI, che sta per quoziente irrilevante, come dicono le iniziali stesse, non serve. Basta l'attitude, che per chi non lo sapesse è anche una bellissima posa di danza, su cui fra l'altro sto lavorando rischiando ogni giorno di spaccarmi un ginocchino sul pavimento. Quindi io e questa attitude intanto qualcosa in comune ce l'abbiamo.
Andando avanti con la lettura il mio entusiasmo si è un po'assottigliato per andare, verso la fine, a spiaccicarsi sul plateau.
Io, questo plateau, me lo immagino come uno spiazzo bellissimo in cima a una montagna, pieno di fiorellini gialli, ruscelli freschi e piante con delle amache già piazzate, più di una in modo da poter scegliere. Me lo immagino il posto in cui una talpa arriva e non c'è minaccia di morte che possa spostarla da lì. Perché va da sé che il mio plateau si trova un po' in alto, non troppo, ma abbastanza da aver fatto un po' di faticuccia per arrivarci.
Ecco, questi qui, che poi sono dei signori di Forbes una rivista di cui non so niente e che non ho mai letto perché non credo sia adatta a una talpa e se prima lo pensavo e basta, ora ne ho la certezza; (punto e virgola, perché non si usa più? È bellino invece. Ehm, mi scuso per la divagazione sulla punteggiatura;) questi qui dicono che sul plateau non ci puoi stare, è proibito.
Ma perché non si può mai stare fermi?
Perché bisogna sempre andare da qualche altra parte?
Perché non ci si può mai rilassare?
Perché bisogna andare oltre i propri limiti?
Il plateu è quel posto dove arrivi quando ti sei dato un obiettivo, ma invece di essere contenta e distenderti sull'amaca che ti aspettava da tempo, devi salutarla, e anche i fiorellini devi salutare.
'grazie per avermi atteso qui e soprattutto per avermi spinto a queste immani fatiche per raggiungervi, ma ora me ne devo andare, perché era tutta un'illusione. Non esiste plateu, voi siete come le oasi del deserto per i viaggiatori assetati, che moriranno senza mai trovarvi sul loro cammino. Voi siete quelli che cerchiamo e che non troveremo mai, perché anche quando arriveremo, dovremo fare finta di non vedervi. Voi siete quelli che ci attendete invano. Addio adorato plateau. Sappi però che non è colpa mia ma di quello stupido articolo, perché io sarei rimasta qui, con te, per sempre'
Così bisogna fare, perché se ogni giorno non fai un po' più del giorno prima, non vai oltre il limite, non una volta all'anno o due o tre, no, ogni giorno, allora sei già morto e se poi hai il quoziente irrilevante, che per alcuni non lo è per niente, irrilevante, allora cara talpa, sei fregata.
Quindi sono giunta in fondo all'articolo capendo che non ho il QI, ma neppure l'attitude.
A questo punto spero solo di aver capito male, e di poter contare sul mio pessimo inglese in modo che anche lui possa avere la sua rivincita.
E se così non fosse allora la domanda è: vale la mia attitude, quella di danza, quella che tutti i giorni provo a mandare un po' più su, anche solo di un millimetro ma ci provo. Che qualcuno mi dica che almeno quella vale.
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