Mi domando se agli umani possa davvero piacere l'insalata. Voglio dire che capisco che venga ruminata perché è sana, fa bene (dice) e tutta quella roba lì, ma mi chiedevo se esistesse qualcuno che potesse trovarla gustosa, perché se così fosse io questo o questi soggetti vorrei conoscerli, vorrei vederli ecco, anche per accertarmi della loro reale esistenza.
Anch'io talvolta la mangio e il motivo per cui lo faccio è che non devi fare niente per prepararla, basta aprire un sacchetto e svuotarlo in un piatto, ma va da sé che la trovo insignificante e l'unica cosa che me la rende gradita è l'aceto che ci butto dentro e l'eventuale spinacina sbruciacchiata che l'accompagna.
Detto questo, due giorni fa ho scoperto che non solo non sa di niente, ma mi fa anche male, mi fa venire strani pensieri in testa. Perché proprio mentre la mangiavo mi è venuto in mente che l'eternità potrebbe essere come la sardana.
Non sarà facile spiegare questo pensiero dettatomi da quelle foglie moleste, ma ci provo.
Un bel po' di anni fa ero molto dentro alle danze spagnole, finché non ne sono uscita e non ne ho voluto più sapere, per fortuna.
Il mio maestro non era solo molto bravo, era anche un mago, cioè se le inventava tutte per riuscire a fare quello che voleva negli spettacoli. Una volta si mise in testa di chiudere con la sardana, ballo che a me non piaceva per niente, ecco perché l'insalata molesta me l'ha riportato nella testa. Solo che il mio pensiero non è partito da quelle danze, che anche se non mi piacevano, comunque mi ci divertivo parecchio. No, mi è partito dal concetto di eternità, anzi nello specifico di aldilà.
Notare come questo aldilà sia scritto tutto attaccato. È un sostantivo. In genere lo usiamo per dire, al di là della porta trovi un cancello e lì ci sono le bottiglie che cerchi, oppure al di là del divano c'è uno spazio che potremmo usare per farci delle pirouettes, oppure al di là di ogni ragionevole dubbio, possiamo affermare che l'insalata fa veramente schifo. No, non è questo, quando aldilà è sostantivo vuol dire un luogo, che nessuno conosce ma che però esiste. La cosa bella di questo spazio è che è un po' magico, ognuno se lo può immaginare come vuole. C'è chi pensa a una specie di contenitore a cui dà vari nomi in cui ci si ritrova un po' tutti e ci si saluta, ehi ciao, da quanto tempo, e magari si gioca a carte, anche se spero di no, perché giocare a carte non mi piace e forse si fanno anche lezioni di danza. C'è chi pensa che ci si trasformi in briciole e non ne vuole più sapere, quindi per questi qui si tratta di un non luogo. C'è chi pensa di attraversare numerose porte. C'è chi pensa di entrare in mondi paralleli. Dunque. Quale sarà l'interpretazione esatta? Chi può dirlo. Ma immaginiamo per un attimo che siano tutte vere e che ognuno si scelga la propria. Quelli che pensano al contenitore finiscono tutti lì dentro a giocare a carte e io spero che non siano molti, perché per quanto grande possa essere, se si esagera questi qui finiscono tutti appiccicati e in fondo un po' di spazio fa comodo a tutti. Chi vuole essere briciola, grossi problemi in fondo non ne ha. Chi attraversa molte porte si diverte e è portato all'avventura e di problemi ne avrà molti, perché fa parte del gioco. Chi entra in mondi paralleli può darsi che ci entri con le stesse fattezze e sentirà quindi una certa familiarità ma dovrà attraversare prove che vanno al di là delle fattezze, che quindi diverranno irrilevanti e forse trasformabili a comando.
Cosa pensa la talpa? In quale gruppo vorrebbe finire? Beh, alla talpa non piacciono i gruppi e le comunità, quindi mi sa che il contenitore non fa per lei, anche se si rende conto che lì il panciolle sarebbe piuttosto assicurato. Ma la talpa ha un altro grandissimo problema, emerso nel festival dei superpoteri. Per giustificare il panciolle della vita attuale, deve per forza immaginare fatiche immani nelle precedenti e un'indole guerriera che non può che provenirle da lì e che le serve, ora, perché in questa non ha tempo di formarsene una nuova di zecca.
È qui che l'insalata mi ha fatto sorgere la domanda: ma allora, noi delle porte, dei saltelli da una vita all'altra, siamo una massa di persone riciclate? E siamo sempre gli stessi, cioè è una quantità di materia finita oppure c'è altra materia che rimane latente e poi si riforma, insomma, quello che mi turba è la quantità di materia e quindi di energia, che viene così ad avere un valore finito, in contrasto con il concetto di infinito che invece dovrebbe avere. Insomma, tutto questo passare e trasformarsi riguarda sempre lo stesso gruppo di matti? È come avere una massa di pongo da cui si staccano le persone, che ogni tanto tornano lì e poi si ristaccano, ma la palla di pongo sempre quella è.
Che c'entra la sardana? Nell'istante in cui sono rimasta folgorata da questo pensiero (per colpa dell'insalata) mi è tornata in mente lei. Si tratta di una danza che si fa in cerchio muovendo piccoli passi che non ricordo perché li ho rimossi e man mano che si va avanti, al cerchio si aggiungono nuove persone. È un ballo catalano. Siccome noi non eravamo una massa infinita di persone, come il mio maestro avrebbe voluto, perché i ballerini non gli bastavano mai, ne avrebbe voluti centinaia a disposizione, lui si inventò un trucco perché sembrassimo infiniti. Il cerchio si formava dalle quinte, si percorreva il palcoscenico, e quando si usciva si correva nel retropalco per raggiungere di nuovo la quinta di entrata e riunirsi al gruppo, così sembrava non finisse mai, ma in realtà eravamo sempre gli stessi.
È così che funziona anche l'eternità con le sue varie forme di aldilà (sostantivo)? Come fa l'infinito a essere finito e viceversa?
Questo post l'ho scritto fondamentalmente perché si capisca quanto sia dannoso mangiare l'insalata.
Anch'io talvolta la mangio e il motivo per cui lo faccio è che non devi fare niente per prepararla, basta aprire un sacchetto e svuotarlo in un piatto, ma va da sé che la trovo insignificante e l'unica cosa che me la rende gradita è l'aceto che ci butto dentro e l'eventuale spinacina sbruciacchiata che l'accompagna.
Detto questo, due giorni fa ho scoperto che non solo non sa di niente, ma mi fa anche male, mi fa venire strani pensieri in testa. Perché proprio mentre la mangiavo mi è venuto in mente che l'eternità potrebbe essere come la sardana.
Non sarà facile spiegare questo pensiero dettatomi da quelle foglie moleste, ma ci provo.
Un bel po' di anni fa ero molto dentro alle danze spagnole, finché non ne sono uscita e non ne ho voluto più sapere, per fortuna.
Il mio maestro non era solo molto bravo, era anche un mago, cioè se le inventava tutte per riuscire a fare quello che voleva negli spettacoli. Una volta si mise in testa di chiudere con la sardana, ballo che a me non piaceva per niente, ecco perché l'insalata molesta me l'ha riportato nella testa. Solo che il mio pensiero non è partito da quelle danze, che anche se non mi piacevano, comunque mi ci divertivo parecchio. No, mi è partito dal concetto di eternità, anzi nello specifico di aldilà.
Notare come questo aldilà sia scritto tutto attaccato. È un sostantivo. In genere lo usiamo per dire, al di là della porta trovi un cancello e lì ci sono le bottiglie che cerchi, oppure al di là del divano c'è uno spazio che potremmo usare per farci delle pirouettes, oppure al di là di ogni ragionevole dubbio, possiamo affermare che l'insalata fa veramente schifo. No, non è questo, quando aldilà è sostantivo vuol dire un luogo, che nessuno conosce ma che però esiste. La cosa bella di questo spazio è che è un po' magico, ognuno se lo può immaginare come vuole. C'è chi pensa a una specie di contenitore a cui dà vari nomi in cui ci si ritrova un po' tutti e ci si saluta, ehi ciao, da quanto tempo, e magari si gioca a carte, anche se spero di no, perché giocare a carte non mi piace e forse si fanno anche lezioni di danza. C'è chi pensa che ci si trasformi in briciole e non ne vuole più sapere, quindi per questi qui si tratta di un non luogo. C'è chi pensa di attraversare numerose porte. C'è chi pensa di entrare in mondi paralleli. Dunque. Quale sarà l'interpretazione esatta? Chi può dirlo. Ma immaginiamo per un attimo che siano tutte vere e che ognuno si scelga la propria. Quelli che pensano al contenitore finiscono tutti lì dentro a giocare a carte e io spero che non siano molti, perché per quanto grande possa essere, se si esagera questi qui finiscono tutti appiccicati e in fondo un po' di spazio fa comodo a tutti. Chi vuole essere briciola, grossi problemi in fondo non ne ha. Chi attraversa molte porte si diverte e è portato all'avventura e di problemi ne avrà molti, perché fa parte del gioco. Chi entra in mondi paralleli può darsi che ci entri con le stesse fattezze e sentirà quindi una certa familiarità ma dovrà attraversare prove che vanno al di là delle fattezze, che quindi diverranno irrilevanti e forse trasformabili a comando.
Cosa pensa la talpa? In quale gruppo vorrebbe finire? Beh, alla talpa non piacciono i gruppi e le comunità, quindi mi sa che il contenitore non fa per lei, anche se si rende conto che lì il panciolle sarebbe piuttosto assicurato. Ma la talpa ha un altro grandissimo problema, emerso nel festival dei superpoteri. Per giustificare il panciolle della vita attuale, deve per forza immaginare fatiche immani nelle precedenti e un'indole guerriera che non può che provenirle da lì e che le serve, ora, perché in questa non ha tempo di formarsene una nuova di zecca.
È qui che l'insalata mi ha fatto sorgere la domanda: ma allora, noi delle porte, dei saltelli da una vita all'altra, siamo una massa di persone riciclate? E siamo sempre gli stessi, cioè è una quantità di materia finita oppure c'è altra materia che rimane latente e poi si riforma, insomma, quello che mi turba è la quantità di materia e quindi di energia, che viene così ad avere un valore finito, in contrasto con il concetto di infinito che invece dovrebbe avere. Insomma, tutto questo passare e trasformarsi riguarda sempre lo stesso gruppo di matti? È come avere una massa di pongo da cui si staccano le persone, che ogni tanto tornano lì e poi si ristaccano, ma la palla di pongo sempre quella è.
Che c'entra la sardana? Nell'istante in cui sono rimasta folgorata da questo pensiero (per colpa dell'insalata) mi è tornata in mente lei. Si tratta di una danza che si fa in cerchio muovendo piccoli passi che non ricordo perché li ho rimossi e man mano che si va avanti, al cerchio si aggiungono nuove persone. È un ballo catalano. Siccome noi non eravamo una massa infinita di persone, come il mio maestro avrebbe voluto, perché i ballerini non gli bastavano mai, ne avrebbe voluti centinaia a disposizione, lui si inventò un trucco perché sembrassimo infiniti. Il cerchio si formava dalle quinte, si percorreva il palcoscenico, e quando si usciva si correva nel retropalco per raggiungere di nuovo la quinta di entrata e riunirsi al gruppo, così sembrava non finisse mai, ma in realtà eravamo sempre gli stessi.
È così che funziona anche l'eternità con le sue varie forme di aldilà (sostantivo)? Come fa l'infinito a essere finito e viceversa?
Questo post l'ho scritto fondamentalmente perché si capisca quanto sia dannoso mangiare l'insalata.
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