Thursday, March 31, 2016

Il Talpa-marzo.

Oggi è l'ultimo giorno del mese e quindi voglio onorarlo dicendo cosa mi ha portato.
Il talpa mese di marzo ha portato, in ordine sparso perché quello cronologico non me lo ricordo.

Un aeroplanino in un hangar, blu e rosso con le stelle bianche sulla coda, chiamato Talpaplane e fornito dalle Vpn airlines.

Un libro nuovo finito.

Un libro vecchio riscritto.

Un nuovo raccontello.

Un libro nuovo iniziato.

Un altro libro vecchio in riscrittura. (come faccio a non fare confusione?)

Duecentodiciotto ore, trentadue minuti e cinque secondi di panciolle. Escluse le ore di sonno, naturalmente, perché quello non è panciolle.


Un body nuovo. (Verde)

Due pirouettes quasi perfette a sinistra dotate di una certa ripetibilità, che è quando vuol dire che forse non è un caso ma stai imparando davvero. 

Un applauso in sala per il miracolo delle pirouettes avvenute, che mi ha reso felice finché non ho capito che sottolineava la mia inettitudine. Ma a volte è meglio non stare a sottilizzare.

Un peso che ha iniziato a spostarsi fra il primo e il secondo dito e dà delle soddisfazioni.

Un taglio di capelli spettacolare.

Uno stereo tornato a casa sano e salvo.

Cinquantacinque bizzelle registrate più un centinaio non registrate dalla mia memoria.

Due matite rosse e blu di quelle che usano le maestre cattive e che io probabilmente non userò mai, ma averle mi fa sentire bene.

Un corso di inglese terminato, in cui non ho imparato niente, come era prevedibile, ma mi sono divertita moltissimo.

Ottantaquatttro cappuccini.

La comprensione di niente popo' di meno che Leonardo da Vinci, mio amico.

Un impermeabilino blu.

Sei puntate della prima serie della mia vita, e forse ultima.

Un maggiordomo non pervenuto, per fortuna, perché non tutti i mali vengono per nuocere.

Una tosse persistente stroncata grazie alle cure consigliate dallo scrittore Thomas Mann nella Montagna incantata. Perché in effetti la lettura forse serve a qualcosa.

Una visita-regaletto in un museo spettacolare in cui ho trovato perfino quattro talpe.

Milleduecentoventidue giri in bici.

Un'entrata non proprio trionfale nel Netflix mondo.

Un confronto finito a schifio con le forze dell'ordine a cui mi ero spontaneamente consegnata. Che mi ha insegnato che la sincerità può essere controproducente e quindi va usata con parsimonia.

Mi pare di avere finito.
Come si fa con i ringraziamenti quando si riceve l'Oscar, chiedo scusa per le cose che sicuramente saranno sfuggite al mio elencuccio.

Inoltre. Mancano tre ore e tredici minuti alla fine del mese e come insegna Philip Petit, molti funamboli muoiono negli ultimi tre passi, proprio quando pensano di essere arrivati. Io voglio solo dire che sottovalutare le ultime tre ore non è saggio, ecco.

Una Leo-talpa.

Oggi ho capito Leonardo da Vinci.
Un po' pretenzioso da parte mia, ma che ci posso fare se l'ho capito.
Cioè mica ho capito tutti i suoi studi, no, però ho capito i suoi mezzi di esplorazione.
Perché io mi sento uguale.
Mi ci sono sempre sentita un po' somigliante a Leonardo. Una volta un regista mi disse anche che avevamo gli stessi capelli, io e Leo e non gli avevo mai parlato della mia passione per lui. Quindi qualche somiglianza evidente c'è.
E poi anche lui si riteneva un cialtrone e un incapace. Sì, anche lui. Quindi chi può dirci che anch'io non mi sottovaluti e non sia in realtà un genio di tale portata?
Insomma, vai a sapere dove sta la verità.
Comunque anche se mi sono librata fin quassù, perché librarsi è facile, il mio post era partito con basse intenzioni, come si conviene a una talpa.
Quel che volevo dire è che ho capito perché danzo e anche perché disegno. Sul resto non ho ancora riflettuto, perché non si può fare tutto insieme.
Non faccio quel che faccio perché ne sia particolarmente capace, ma perché attraverso quelle pratiche capisco la vita.
Beh, forse 'capisco' è un po' troppo. Diciamo che mi forniscono qualche minuscolo tassellino per vederci un po' più chiaro.
Attraverso il disegno imparo a guardare meglio. Sia me stessa che il mondo. Credo che ogni tratto mi chiarisca un po' di più, anche se sono cose talmente impercettibili che prima che arrivino alla mia coscienza devo riempire minimo tre album. Ma questo particolare non è importante.
E lo stesso vale per la danza. Non c'è confine fra la sala e la vita. I cambiamenti che subisco là dentro, gli spostamenti, le conquiste, il mio corpo se le porta dietro e sono cambiamenti molto più profondi di quelli che posso vedere nello specchio.
Tutto questo mi suggerisce che non c'è confine tra il dentro e il fuori e anche fra una disciplina e l'altra. Tutto si compenetra.
È probabile, quindi, che ognuno nella vita si scelga le cose che lo aiutino a capire, se no tutto il mondo dovrebbe danzare e disegnare e invece non è così, anche se non sarebbe male per niente se lo fosse.
E non mi pare che danzatori, disegnatori e pittori siano dei geni, e il resto brancoli nel buio. Quindi ognuno avrà il suo modo.
Però ecco, c'è più di quel che si vede nel fare le cose.
Questo volevo dire.
E questo Leonardo lo aveva capito molto bene.
E ora io ho capito lui.
E non mi sembra poco.

Wednesday, March 30, 2016

Una talpa disorganizzata.

Anche se il maggiordomo non lo voglio più, è chiaro che qualche problemuccio di organizzazione ce l'ho, perché oggi non ho fatto quasi nulla di quello che avrei voluto fare e invece ho fatto alcune cose che non avrei voluto né dovuto fare.
L'errore c'è da qualche parte, ma non riesco a vederlo.
Inoltre ho scoperto che c'è un'ora migliore per fare le cose. E fin qui tutto fila liscio, anzi potrebbe sembrare un aiuto grandioso. Ma che succede se l'ora, e solo quella, risulta essere la migliore per un mucchio di cose? Ecco, un bel pasticcio. E è proprio quel che succede a me.
Ad esempio ho scoperto che il tempo migliore per disegnare è quello subito dopo la colazione. Giusto il tempo di togliere la tazza e di piazzare il necessario per il disegno. La mia mano è più ferma, anche il tempo pare fermarsi e io non smetterei mai, ma credo che questo sia solo l'effetto traditore del sapere che invece dovrò smettere eccome. Quel tempo però risulta perfetto anche per la danza, per la scrittura, per la pittura, per guardarmi nello specchio, per fare delle passeggiate che non faccio mai, ma se le facessi, vorrei farle in quel tempo lì, per leggere, per studiare, per pensare, per provare a stare a testa in giù, per partorire idee malsane e non, per vivere insomma. Tutto in quell'ora lì.
Inoltre, pur non facendo quasi niente, non ho più tirato fuori il mio aeroplanino.
Dalla talpa room naturalmente si sono fatti sentire con ben due messaggi che dicevano più o meno così.
"Ehm...talpa tutto bene? Sei viva? Senti noi non ti vogliamo disturbare. Facciamo che se hai bisogno di noi per qualunque, ma proprio qualunque cosa, siamo qui a tua disposizione. Se invece è tutto a posto, e tu e l'aeroplano state bene, allora non ti preoccupare neanche di rispondere, che sappiamo quanto il tuo tempo sia prezioso. A presto bravissima e simpatica talpa munita di Talpaplane".
So bene cosa è successo là dentro.
“Capo? Capo?
Sì, ditemi, che succede? Problemi con la talpa?
No, piuttosto il contrario.
Uhm...inquietante, arrivo subito. Non muovetevi, non fiatate, non fate niente.
...
Eccomi, allora ditemi, presto.
Il fatto è che non sono più pervenute richieste di aiuto, però la sua attività di volo risulta pari a zero. In quasi una settimana non ha effettuato decolli. Tutto tace.
Mmmm, molto preoccupante. Quando si risveglia dai periodi di quiete può essere capace di tutto. Avete letto nel dossier, no?
Sì, è per questo che l'abbiamo chiamata. Che facciamo?
La faccenda è complessa. Perché disturbarla senza motivo può essere altrettanto pericoloso che lasciarla in pace. Nel primo caso si sentirebbe pungolata, nel secondo ignorata. Fra le due non saprei quale scegliere. Entrambi gli interventi potrebbero causare reazioni incontrollate.
(il capo pensa un paio d'ore. I quattro attendono, in silenzio e un po' sonnecchianti. Poi il capo si riscuote e loro fanno un balzo sulla sedia).
Ci sono! E state su, dritti. Questa è una sala che richiede la massima attenzione, non questi atteggiamenti sonnolenti, intesi? Non voglio ripeterlo più!
(i quattro annuiscono cercando di tirare su la palpebra)
Dunque, ecco come agiremo. Invieremo messaggi gentili... come devono essere i messaggi? Rispondete!
Gentili. (rispondono in coro)
Bene. E non invadenti. Come ho detto?
Non invadenti.
Bene. In questi messaggi chiederemo con la massima gentilezza se è tutto a posto. È fondamentale che venga precisato che non è richiesta risposta, a meno che non abbia bisogno del nostro aiuto. La talpa deve sentirsi non abbandonata, supportata, ma libera e se qualcuno la costringe a rispondere lo prende come un attentato alla sua libertà. È tutto chiaro?
Signorsì!
Così vi voglio, reattivi!
Ma come facciamo a sapere se ha letto i messaggi se non risponde?
Vedo che non avete letto attentamente il dossier. A pagina due, riga quattordici c'è scritto che legge sempre tutti i messaggi. Rileggetelo, perché queste lacune sono imperdonabili. E ora, al lavoro!"
...
Ora però io ho sonno. 

Una vergogna indelebile.

L'ho combinata grossa.
Grossissima.
Lo dico?
No, non ci riesco, è troppo grossa.
E incresciosa.
Disonorevole.
Getta un'ombra permanente sulla mia figura talposa, penetrando anche all'interno. Se si fermasse solo in superficie sarebbe più sopportabile, ma non è così.
Credo sia peggio dei disonorevoli cinque giorni di lavoro.
Inoltre, mi proclama super banderuola senza possibilità di riscatto.
Dopo questo evento, mai più potrò essere riabilitata dall'essere poco credibile. 
Le mie affermazioni non solo valgono meno di zero, ma servono a farmi fare il contrario.
Lo dico, via.
Oggi, alle ore tredici e trenta, minuto più minuto meno, ho comprato un body verde.
Per giustificare la mia azione mi dico che non è verde verde e che guardato con una certa luce può avere anche una certa tendenza all'azzurro o a quel colore marino quando non riesce a decidersi.
Però poi lo butto sul tappeto e sono costretta a rassegnarmi. È verde.
Non mi riprenderò più da questa azione vergognosa.
Se poi si considera che l'unica volta che ho indossato qualcosa di verde a lezione ho sbizzellato con mezza scuola e sono venuta via a metà lezione, si capisce quanto sia incauto il mio acquisto.
Ma che posso farci?
Questo è quel che mi è accaduto oggi e non riuscirò mai a capire perché.

Tuesday, March 29, 2016

Sorpreselle e apparizioni moleste.

Se una giornata comincia con una sorpresella, è ovvio che dopo ce ne saranno altre. Niente succede per caso. E poi c'è anche il detto 'il buongiorno si vede dal mattino' e anche se i detti non mi piacciono e anche questo mi piace solo quando mi fa comodo, oggi lo trovo appropriato.
A un certo punto, mentre ero tormentata dai dilemmi, ho avuto modo di constatare che il terzo libro non dovevo rileggerlo, perché l'avevo già fatto e neppure riscriverlo, perché avevo già fatto anche quello. Il fatto che non me ne ricordassi vuol dire due cose. Una è che sono rincitrullita, e la seconda è che è passato talmente tanto tempo che come diavolo potevo fare a ricordarmene?
Però è stata una sorpresella fantastica.
Questo vuol dire che devo riscriverlo solo un'altra volta, che non ci sono letture forsennate all'orizzonte, che posso procedere placida al ritmo di una paginetta al giorno, tanto chi mi corre dietro...

Io.

Tu? Mi fai ridere.

Ridi pure, la sostanza non cambia.

Non l'hai ancora capito che hai i giorni contati? Perché non ti rilassi e non ti godi quel che ti resta da vivere?

Perché sarò viva e vegeta ancora a lungo.

È la battuta più formidabile che abbia mai sentito. Secondo le mie previsioni invece, fra non molto non sarai più di questo mondo, anche se non so in quale andrai. Dove le mandano le rompiscatole come te?

Più o meno nello stesso in cui mandano te.

Mi stai dicendo che in un certo futuro potrei averti di nuovo fra i piedi?

Ti sto dicendo che faresti meglio a impegnare meglio il tuo tempo, perché non riuscirai a liberarti di me.

Senti, io oggi ho avuto una bella giornata, ricca di sorpreselle e  non lascerò che una guastafeste come te me la sciupi. Sparisci prima che ti riduca in briciole!!!!

Ci vediamo domani.

Sparisci!!!

Domani mattina presto e vedi di pianificare il tuo lavoro.

Forse non mi sono spiegata. SPARISCI!!!!!

..............

Perché quando la vita è facile deve diventare difficile? 

Assurdità.

Nonostante abbia letto molti libri sulla scrittura, pochi consigli sono stata disposta ad ascoltare.
Tra questi, uno che sto a sentire è Stephen King.
Bene, se per stare a sentire si intende che poi metta anche in pratica quello che dice, allora forse l'espressione non è esatta. Diciamo che quando leggo i suoi suggerimenti penso 'Però, interessante questa cosa qui, quasi quasi potrei perfino pensare di farla, un giorno, più in là...molto più in là...'
Ad esempio lui dice che la rilettura di un libro va fatta in un giorno solo, massimo due. Considerando che lui scrive libri di non meno di cinquecento pagine, si può capire quanto siamo diversi. Durante tale rilettura veloce bisognerebbe anche porsi delle domande. L'unica che potrei pormi io, in tempi così ristretti è 'oddio, quanto tempo mi rimane?' e essere aggredita da una tale ansia da non capire niente di quello che ho scritto. Non capisco bene perché ci si debba sottoporre a una simile tortura, gli umani sono pieni di queste pratiche malsane. Probabilmente per lui è l'unico modo per cogliere l'idea di insieme e sicuramente lui ha un cervello molto diverso dal mio, che sono una talpa.
Però, oggi, che è uno dei giorni in cui potrei pensare di affrontare la rilettura del terzo libro, mi trovo già di fronte a interrogativi insolubili, ancora prima di cominciare.
Ne elenco alcuni.
Sono le undici e ventitre. Perché una simile impresa stia tutta in un giorno non andrebbe iniziata alle otto? O peggio alle sette? O peggio ancora alle sei?
Nonostante ora prevalga il sole e l'azzurro, alcune nuvolette si avvicinano. Qualora venisse anche una sola goccia di pioggia io dovrei uscire col mio impermeabilino blu e questo cozzerebbe con il titanico proposito.
Sono appena tornata nella city. Un'impresa simile non mi pare adatta ad ambientarsi. Non sarebbe meglio girellare un po' per la casa, leggere, ascoltare musica e a una certa ora del pomeriggio andare al cinema?
La tana è un po' sporchina. Considerando che è anche arrivato un pacchetto non sarebbe il caso che io la rendessi un degno e lindo contenitore?
Se una talpa ha un aeroplanino in un hangar non può comportarsi come se non ce l'avesse e anche se mi fa paura mettere in moto, chiedere l'autorizzazione al decollo e partire, credo che per il benessere mio e degli uomini reclusi nella talpa room, dovrei farlo. Si può leggere mentre si pilota un aeroplanino? Ponendosi le domande, per di più.
Nel frattempo ho dovuto fare alcune cose urgenti, tipo aggiornare il Talpapod, eliminare iCloud da tutti i miei dispositivi perché lo trovo insopportabile e ciò ha comportato che ora il mio computer scriva, in alto a destra, undici e cinquantasei. È mai possibile?
Nel frattempo sono arrivata alla conclusione che una doccia e una passeggiatina, con relativo consumo di cappuccino, ora e subito, non me la leva nessuno. Come fa il signor King a conciliare tutte queste cose e molte altre che sicuramente spunteranno come funghi nel corso della giornata, con la sua rilettura forsennata?
È impossibile, lui è più scriteriato di TT e mi chiedo perché mai mi sia messa in testa di starlo a sentire.
È evidente che anch'io, a volte, commetto qualche erroruccio.

Un pacchetto.

'Talpa... (pausa intenzionalmente sostenuta), c'è un pacchetto per te'.
Così mi dice, tutte le volte, il gufo dell'SDA che mi consegna i pacchetti, quindi io ne sono innamorata.
Il rapporto fra noi è partito dall'odio, a dire il vero.
La prima volta che lo incontrai mi lanciò un futon di cento chili nell'androne delle scale, andrino visto quanto è piccino. 
Io gli chiesi, sgomenta 'non me lo porta su?', lui fece un sorriso, disse no e un secondo dopo era scomparso. Io lo odiai a ogni scalino di più. Se si considera che sto al quarto piano, si può facilmente immaginare la quantità di odio che ero riuscita ad accumulare fin lassù. Una volta arrivata, fiera della mia impresa, mi dimenticai del tutto, come spesso accade e non pensai più a lui, fino a quando sentii uno che diceva, nel citofono 'Talpa... (pausa intenzionalmente sostenuta), c'è un pacchetto per te'. Solo quando aprii il portone scoprii che si trattava della stessa persona che mi ero impegnata ad odiare e forse è stata la volta in cui ho veramente capito che la vita è fatta di positivi e negativi che si annullano e mi pentii di non aver scritto su un quadernino tutti i segni più e quelli meno, per vedere come fossi messa nella somma algebrica e cosa ci fosse nella mia vita da pareggiare. 
Il gufetto ha suonato di primo mattino, mentre facevo colazione, ma siccome immaginavo si trattasse di lui, non mi sono innervosita per l'interruzione e quindi ho capito anche questo, che è l'unica persona... ehm volatile che può interrompere la mia colazione senza conseguenze catastrofiche.
Non solo ho lasciato che la interrompesse, ho risposto trafelata, gli ho chiesto due minuti, ho fatto volare via il pigiama e mi sono infilata una tuta, mi sono precipitata giù per le scale dell'odio-amore, ho aperto il portone e lui era lì, svolazzante nella sua divisa col mio pacchetto in mano. 
Sorrideva.
'Ciao, scusa se ti ho fatto aspettare'.
'Non ti preoccupare'.
'Devo firmare qualcosa?'
'No, a posto così. Ciao'.
E è volato via.
È l'unico che non mi fa firmare mai niente, credo firmi lui per me.
Tornata su ho mollato il pacchetto sul tappeto, perché lo faccio, non li apro mai subito. Ho finito la colazione e ogni tanto mi voltavo a guardarlo, perché una casa con un pacchetto dentro non è la stessa che senza pacchetto.
Poi mi sono seduta sullo scalino e l'ho aperto.
Sapevo cosa c'era dentro, anche se il gufo lo dice sempre come se fosse una sorpresa straordinaria. Cosa che è, anche se uno sa cosa c'è dentro, perché ora che nella cassetta delle lettere ci sono solo bollette e non più letterine e cartoline (anche se a me piacciono anche le bollette e per ricevere qualche cartolina mi ero iscritta a postcrossing, ma non ho spedito punte cartoline perché mi sfavollo), i pacchetti sono l'equivalente del biglietto dell'innamorato ai tempi di Jane Austen.
C'era la copia del mio libro riscritto e ristampato.
Ehm...avendo rifatto la copertina uguale, intenzionalmente, perché quando lo ripubblichi non ne tiene memoria, ti chiede di rifarla passo dopo passo come se nulla fosse mai esistito prima e io passo dopo passo l'ho rifatta identica alla precedente. Perché mi piaceva. Ora che il libro è giunto ho pensato che forse avrei dovuto cambiarla almeno un pochino, perché come faccio a distinguere questa versione dalle altre? 
Avevo già pensato di scrivere con una matita blu 'Seconda versione della talpa', quando ho visto che dentro è diverso. Si vede che è nuovo, è più bello, più pulito, è lo stesso eppure è un altro. È bellissimo.
Durante questa ristampa, ho anche scoperto che i formati di impaginazione si sono ridotti e  i libri, a meno che non si rimpicciolisca la scrittura fino a doverla leggere con una lente d'ingrandimento, risultano quasi raddoppiati nelle pagine. Con un po' di accortezze, tipo un'interlinea singola, un margine ridotto e roba così si può arrivare a una via di mezzo.
Questo l'ho mandato così com'era e anche se il sito mi diceva 'attenzione, per rispettare le dimensioni del formato il file è stato ridimensionato', io pensavo 'macché, ma se lo vedo che è uguale e cosa vuoi rimpicciolire tu'.
Invece l'hanno rimpicciolito davvero, quegli attentatori ai libri altrui.
Ma non di molto, mi piace lo stesso.
È lungo 256 pagine
È nuovo, ma è sempre lui.
Così è iniziata la mia giornata.
Potevo chiedere di più?

Monday, March 28, 2016

Zone insidiose.

Essendo giorno festivo, il treno che prendo di solito, dopo pranzo, è stato eliminato. Suppongo sia per permettere al macchinista di mangiare quanto vuole senza rischiare di addormentarsi sui binari mentre guida, quindi non mi posso neanche imbizzire e il non poterlo fare mi fa imbizzire ancora di più.
Stamattina pioveva e anche questo mi ha fatto imbizzire, perché non avevo qui il mio impermeabilino blu. Inoltre la pioggia mi ha costretto a scendere dall'amaca e ha fatto scappare tutte le farfalline, dandola vinta, indirettamente, a quella scellerata di TT. Ma tanto la sua fine si avvicina.
A causa di questi contrattempi non mi è rimasta altra scelta che iniziare un nuovo libro, anche perché avevo finito anche il racconto, almeno credo, perché non lo so mai se i racconti siano veramente finiti, come non lo so dei libri. Forse semplicemente a un certo punto mi stufo e li faccio finire.
Iniziare un nuovo libro è sempre insidioso, perché mi innervosisce, cosa che, su un soggetto talposo, è pericoloso. Come appiccare il fuoco su un mucchietto di dinamite.
Così mi sento quando inizio un libro.
Perché sono ancora attaccata a quello precedente e di quello nuovo, per le prime pagine, tutto mi snerva.
Ma a questo fuoco ci devo passare in mezzo, ormai lo so, cercando di sbruciacchiarmi meno possibile, e cercando di ignorare i dubbi, lo sconforto, la paura, la sfiducia, il senso di estraniamento, di scomodità, l'inquietudine, l'irrequietezza, il nervosismo profondo già menzionato che mi farebbe venire voglia di lanciare il computer chissà dove.
Sì è un nervosismo di quelli della peggior specie, che corre a fior di pelle, talmente veloce che perfino i vestiti addosso mi danno fastidio. Che sto seduta ma vorrei stare in un altro posto che non ho idea di quale potrebbe essere. È uno stato che non mi fa stare. Da nessuna parte. Che è complicato, perché da qualche parte bisogna pur stare.
Ma so che nonostante tutte queste controindicazioni, è una fase che va affrontata e che non c'è migliore momento e luogo per affrontarla che questo, la casina pacifica. E poi qualcosa mi dice che iniziarli qui i miei libri, porti bene, anche se nello specifico portare bene significa semplicemente uscire da questa zona minata. Quindi muovere una manciata di passi avanti, senza troppa cautela, anzi correndo perché è il modo migliore per scansarle tutte.
Siccome poi sta uscendo un po' di sole e il macchinista sta mangiando i cannelloni, un giro in bici non me lo leva nessuno. A patto di uscire prima dalla zona insidiosa, perché è una cosa che devo fare qui e ora, anche se non mi sento né qui né ora, ma a quanto pare non c'è altro modo per poterci tornare.

Sunday, March 27, 2016

La pace turbata.

Sono nella casina sul mare, la più calma del mondo.
Se non che.
Un cane nel cortile qui sotto si lamenta come se gli avessero sterminato l'intera famiglia, nel mondo non si trovasse più un osso nemmeno a pagarlo oro e gli avessero legato tutte e quattro le zampe con del filo spinato. Naturalmente nulla di tutto questo gli è accaduto. Le zampe sono libere, di ossi credo ne abbia in abbondanza, il pelo è lucido e spazzolato e la sua famiglia è viva e vegeta, credo sia andata semplicemente a farsi un giro decidendo di lasciarlo a casa, a scapito di una talpa.
Tra un lamentio e l'altro riesco a sentire qualche onda. Ora nemmeno quella, perché per sfuggire al pianto del cane, mi sono messa la musica nelle orecchie.
Qui non ho una connessione internet, perché la casina è pacifica e contraria. Talmente contraria che per riuscire a fare una telefonata o inviare un sms ti devi quasi buttare giù di sotto, finendo probabilmente addosso a quel cane e mettendolo a tacere per sempre, che forse sarebbe l'unico vantaggio.
Per ovviare a queste gravissime carenze, qui ho una specie di internet ricaricabile. Ieri sono andata a ricaricarlo. Per dieci euro, quindici se è scaduto come era accaduto a me, ti danno due giga per un mese. Io non so cosa ci si faccia con due giga. Più che di queste unità di misura mi piacerebbe si dicesse qualcosa tipo: hai dieci film, ottomilioni di pagine web, trentaquattro video, ottantatré mail e via dicendo. Cosa ci si fa con due giga? Quindi ho chiesto.
Scusate, ma con questi due giga posso vedere Netflix?
Mi sono guardata bene dal menzionare il mio aeroplanino.
I due dapprima mi hanno guardato sbigottiti e poi hanno cominciato a ridere.
Netflix?
Erano quasi peggio dei gendarmi con cui mi sono confrontata un paio di giorni fa.
Sì, netflix, è streaming, quindi mica li scarico.
Sì che li scarichi, ogni cosa che guardi la scarichi, anche i video su youtube.
Uffa, ho detto tra me e me.
Se ci guardi Netflix non arrivi a una settimana.
Non mi serve una settimana, io voglio arrivare a lunedì.
Allora puoi guardare tutto quello che vuoi.
Così hanno detto.
Ma non sapevano che la mia casina pacifica si rifiuta di far entrare alcunché e qui viaggio in 2G, che non è lo stesso dei due giga, non so se lo faccia per solidarietà. Ogni tanto passa a 3G e inizia a viaggiare a velocità invidiabile, poi di botto si riferma.
Snervante è dire poco.
Avevo pianificato di portare con me il terzo libro stampato da rileggere, perché ora nelle riletture e riscritture mi sento un portento. Se mi sono montata la testa? Ovvio che sì.
Ma quelle pagine scritte me le sono dimenticate. Guarda un po'.
Però ho il necessario per il disegno, più due biciclette.
E domani torno nella city, dove un aeroplanino in un hangar mi aspetta.
Però stasera ci provo a guardare una puntata di Downton abbey con questo ridicolo attrezzino.
Ma mi turba questa puntata. Perché mi sa che il maggiordomo, che alla fina avevo imparato ad accettare viene sostituito da uno cattivissimo. Dal canto mio, ho già smantellato la camerina che gli avevo preparato e comunicato che non lo voglio più un maggiordomo. Mi sembra che portino più problemi che altro e io non ne ho bisogno, sono già a posto così.
Quindi niente maggiordomo, grazie.

Eccola!

Cosa stai facendo sull'amaca?

Mi dondolo, sto in panciolle e guardo le farfalline che volano. E anche quelle che non volano.

E il lavoro?

Lavoro?

Sì lavoro.

Ho innumerevoli motivi per non contemplare tale vocabolo nella mia giornata e anche nelle prossime a venire. A quanto ammonti il 'prossime' non mi è dato saperlo. E ora sparisci, che mi infastidisci e mi pari anche i raggi del sole.

Non ti piaceva il sole, una volta...

Ora mi piace e comunque mi piace molto più di te.

Dunque, potrei avere l'onore di conoscere i motivi del tuo panciolle?

Giusto perché non sono troppo nervosa. Ma lo sarò a breve se non sparirai dalla mia vista. Dicevo. Provengo da fatiche disumane e le fatiche umane non possono entrare in una talpa, questione di capienza capisci? Ma cosa vuoi capire tu. Se non ci stanno quelle umane, figuriamoci quelle disumane. Inoltre. Oggi è Pasqua, o non te ne ricordavi, smemorata? Inoltre è anche domenica, perché credo che la Pasqua nel mondo degli umani venga sempre di domenica, vai a sapere perché. Comunque una festa al quadrato. Terzo, le farfalline sono molte e prima che abbia finito di osservarle passerà molto, molto tempo. Potrei continuare fino a domani e anche dopodomani, ma non ho più voglia di parlare con te. Ti ho detto di spostarti da lì, che mi togli la luce del sole, scellerata!

Cinque giorni di lavoro per te sarebbero una fatica disumana?

Ovvio che sì, credo non mi sia capitato nulla del genere in tutta la mia vita e se tu non fossi esistita avrei continuato a vivere tranquilla, senza questa esperienza traumatica, nonché disonorevole. Non penserai mica che ne vada fiera. Anzi, prima me ne dimentico e meglio è. SE NON TI SPOSTI TI PRENDO A PEDATE!!!!!

Nervosetta.

La tua presenza non giova alla mia calma. Vattene!

Non ho finito.

Stai facendo scappare tutte le farfalline.

Così finisci prima di osservarle e vai a lavorare.

Te lo puoi scordare.

Prima o poi dovrai pur ricominciare...

Meglio poi che prima e in ogni caso tu non verrai a saperlo.

Io lo saprò prima di te.

L'ho sempre detto che sei una brutta ficcanaso.

Hai detto molte cose, ne dici sempre tante...

Cosa vorresti insinuare?

Che la tua parola non vale niente.

Te l'hanno mai detto che le parole le porta via il vento? Sono le azioni che contano.

Perfetto. E le tue azioni quali sarebbero?

Sei anche tonta, te le ho appena dette. Stare in panciolle, dondolare, e contare le farfalline, sia quelle che volano che quelle che...

Che non volano, sì abbiamo capito.

Gradirei che non mi interrompessi, maleducata.

Parlavo di azioni costruttive.

Qui vorrei dirti di nuovo che non ho una ditta edile, ma con te è fiato sprecato, allora ti rispondo che non capisco cosa ci sia di più costruttivo, per usare il tuo stupido termine, di un panciolle fatto bene e lasciatelo dire, in questo sono maestra. Sarei anche disposta a darti qualche lezione, se volessi.

Non mi servono grazie.

Vuoi dire che ci riesci già da sola?

Voglio dire che non è un'attività in cui ami dilettarmi.

Non mi stupisce, ecco perché io e te non potremo mai andare d'accordo. Se non ti sposti entro due secondi ti faccio fare una finaccia.

Quindi quelle sono le tue uniche attività...

Sono ben tre, mi sembrano tante. Se poi pensi che le faccio contemporaneamente, potrei definirmi addirittura multitasking, sai quel termine che ora amano usare gli umani? Perché si sentono tutti come dei computer, mentre è provato che il cervello non può essere multitasking, cioè non può fare, in modo consapevole, lo sottolineo, in modo consapevole, più cose alla volta. Solo passare molto velocemente dall'una all'altra. Vuol dire che ci si potrebbe ridurre a una massa di imbecilli. Però io, in quanto appartenente ad altra specie, posso fare queste tre cose insieme, senza stancarmi. Mi sento un portento. Guarda bellina quella lassù, è blu...

Non mi interessano le farfalle. Senti...

Ti trovo molto noiosa. Un'altra cosa che sto facendo, a tempo pieno questa, è studiare un modo per ucciderti. Te lo dico per correttezza, è giusto che tu abbia il modo per studiare una difesa, non mi piace combattere contro un nemico inerte e ignaro.

Ti ringrazio per la tua correttezza, ma non ho bisogno di preparare punte difese.

Come vuoi, io ti avevo avvertita. Quando giacerai a terra, agonizzante, implorando aiuto, ricordati di questo momento.

Me ne ricorderò, grazie.

E ricordati anche di questo!!!

Ahia!!

Te l'avevo detto di toglierti dal sole. Se non te ne vai te ne do un'altra. Sparisci!!!! Per colpa tua sono dovuta scendere dall'amaca. Vai!!!!

...

Tié, beccati quest'altra! Brutta rompiscatole!!!

...

Uff! A volte bisogna passare alle maniere forti. E non è che l'inizio questo. Scusate, farfalline.

Saturday, March 26, 2016

Tentativo fallito.

Siccome a volte sono una talpa di parola, come avevo detto mi sono consegnata spontaneamente alle forze dell'ordine.
Confesso che il mio tentativo aveva anche lo scopo di liberarmi di TT. Però è andata male.
Sono entrata, lo zaino in spalla, già pronto da una settimana e le zampine protese in avanti per accogliere le manette.
Del resto un aeroplanino in un hangar non è cosa che una possa pensare di nascondere a lungo.
Ecco come è andata.
Buongiorno. Ho detto a un gendarme seduto a una scrivania.
Buongiorno.
Vorrei consegnarmi spontaneamente alla giustizia, che siete voi.
Bene. Si segga.
Ehm...preferirei rimanere in piedi.
SI SEGGA, HO DETTO.
(si parte maluccio).
Ecco, sono seduta, contento?
Non faccia dello spirito.
Va bene, non lo faccio. Tornando al motivo per cui sono qui...
Il suo reato, appunto. Aspetti un attimo. Gendarme numero due, per favore venga qui a scrivere la deposizione di questa delinquentella!
Non mi pare il caso di esagerare ora...
TACCIA!
(accidentaccio, chi me l'ha fatto fare di venire qui...ah, TT fondamentalmente. Motivo in più per ucciderla).
Di quale reato si è macchiata? Omicidio? Possesso di armi illecite? Traffico internazionale di droga? Furto aggravato?
Ehm...possesso di un aeroplanino.
Cosa?
Possesso di un aeroplanino.
Non mi pare reato questo, lei può possedere tutti i mezzi di locomozione che vuole a patto di poterseli permettere. Ha rapinato una banca per comprarlo? Ah no, l'ha rubato! Furto di aereo!!! Grave, gravissimo!!!
No, non l'ho rubato, è mio. C'è anche scritto 'Talpaplane' sulla pancia e anche sulla schiena. Però vede, è l'acquisto in sé che mi turba un po', perché si tratta di un aeroplano un po' speciale...
Trafficante, l'avevo detto!
Oh, ma lei è fissato con questi traffici e furti. Mi faccia un po' parlare!!
TACCIA!!! Come si permette di rivolgersi così a un rappresentante delle forze dell'ordine? Gendarme numero tre, l'arresti subito!!!
Andiamo, si calmi! Le chiedo scusa va bene? Posso parlare ora?
Si sbrighi e venga al punto!
Lei per caso è amico di TT?
Di chi?
Lasciamo perdere. Dunque si tratta di VPN...
Vuppichi?
VPN, che significa Vedere Più Netflix.
Netche?
Senta, però così si va poco lontano. Faccia uno sforzo per capire, che diamine. Non sa niente lei. Forse dovrebbe leggere Keep calm e impara l'inglese, male non le farebbe.
Mi sta dando dell'ignorante?
No no, sto dicendo che è normale che un gendarme della sua statura non sappia di cosa sto parlando, roba con cui la feccia è solita mescolarsi.
Può ben dirlo.
Ecco. Tornando a noi, quel VPN mi ha fornito un aereo per vedere più Netflix.
Il signor Vpn da lei menzionato è un boss della mafia?
Ma che boss della mafia! È una specie di aeroporto, con molti aerei dentro, lei ne compra uno e viaggia per il web di tutto il mondo, ma io lo uso per netflix e basta.
Webche? E di nuovo questo Flix!!! Lei la deve smettere di usare queste parole sconce altrimenti la rinchiudo subito e getto via la chiave!!! Le proibisco di pronunciare ancora una volta quelle parole!!! INTESI?
Sì sì, intesi, ma come faccio a confessare se non posso nominare il mio reato?
AAAAAAAH Allora c'è un reato da confessare!
Ma se glielo sto dicendo dall'inizio!
Allora perché mi sta facendo perdere tempo con tutte quelle stupidaggini? Confessi il suo reato, ora, subito!!!
Uffa!
Cosa ha detto????
Niente, solo che qui dentro fa un po' caldo, signor gendarme.
Prosegua e non mi faccia perdere altro tempo.
Allora, io ho pagato una piccola sommina a quelli lì che non posso nominare se no lei mi chiude in gattabuia e getta via la chiave, mentre io vorrei starci un po' meno, giusto il tempo per cui TT se ne vada a farsi friggere.
Friggere? E chi è questo TT? C'è un omicidio dunque.
Non ancora, ma ci sarà, glielo posso assicurare.
Lei è un elemento pericoloso.
Sì, lo so, più per me stessa però che per gli altri.
Questo lo lasci decidere a me, delinquentella.
Ci vada piano con le parole.
NON MI DIA ORDINI!!!
Va bene, ci vada come vuole purché mi faccia finire.
Prosegua.
Dunque, quelli lì che non posso nominare mi hanno fornito un aeroplanino e con quello posso andare in giro a vedere più di quell'altra cosa che non posso nominare.
Di cosa si tratta in particolare? Cosa è che lei va a vedere? Soldi riciclati? Armi? Partite di droga? Animali rari? Corni di rinoceronte?
E basta, via. Si tratta di vedere più film.
PIRATERIA!!!
Ma che pirateria! Non ho detto che li filmo, ho detto che li guardo.
Lei guarda film con un aeroplano? È per questo che è venuta qui?
Più o meno...
Dove vive lei? Sono decenni che la gente viaggia in aereo e guarda film per passare il tempo. Dovrei arrestarla solo per il tempo che mi ha fatto perdere. Se ne vada prima che la arresti e...
E getta via la chiave, sì, l'ho capito.
SPARISCA!!!! IMMEDIATAMENTE!!!
...
Io, del resto, ce l'ho messa tutta.

Friday, March 25, 2016

Talpa room.

Ieri sera mi sono decisa a comunicare con lo staff riunitosi appositamente per rispondere alle mie emergenze.
Si tratta di una decina di persone, chiuse in una stanza chiamata 'Talpa room'. Quelle persone hanno l'ordine di occuparsi solo di me.
Ieri sera ho detto loro che il mio aeroplanino aveva ripreso a funzionare ma che non avevo idea di come fosse accaduto. Ho anche detto che di alcune cose che mi avevano comunicato avevo capito poco e niente. Almeno questo è quel che credo di aver detto, perché è molto probabile che tra quel che volessi comunicare e quel che abbia detto realmente ci sia una certa discrepanza. Quindi vai a sapere. 
Ma lì, al terminal, non si sono rilassati dopo la mia comunicazione. Per niente.
“D'accordo. La talpa ha impiegato un giorno intero, ma ha risposto. Per il momento siamo tranquilli, la tempesta pare passata, ma il livello di guardia resta altissimo perché con quella lì non si può mai sapere. Inoltre quando sembra calma, pacifica e accomodante è proprio quando bisogna preoccuparsi, perché di lì a poco capovolge la situazione. Non sopporta la calma. Altra cosa. Attenzione ai tempi. Non si sa per quale motivo non tolleri il tempo di latenza che intercorre tra una domanda e una risposta. Come abbiamo già detto e mostrato su questo grafico, il livello della sua pazienza, in condizioni normali è pari a zero. Vedete qui, non si solleva mai dall'asse orizzontale. Ecco, mentre aspetta una risposta a una sua domanda, il livello si abbassa in modo pauroso, nel migliore dei casi si ferma a valori intorno a meno venti (-20), ma può raggiungere addirittura i meno quaranta (-40). Non sta a noi cercare di capire il perché, però dobbiamo evitare in tutti i modi che sprofondi laggiù perché le conseguenze potrebbero essere terribili. Ecco perché quattro di voi, a turno, resteranno qui, nella talpa room, giorno e notte. Al primo accenno di emergenza, verrete richiamati tutti. L'ordine è e resta: non tergiversate, siate pronti. Comunque, avete fatto un ottimo lavoro anche se non sappiamo che uso ne abbia fatto lei e come sia riuscita a uscire dalla zona di minaccia. Come abbiamo visto nell'analisi iniziale, il più delle volte le sue azioni sono inspiegabili e imprevedibili. Per questo motivo, la massima allerta rimane. Ognuno di voi è pregato di leggere il dossier completo, che sarà aggiornato ogni due ore circa. Al momento non ho altro da aggiungere. Tornate pure al lavoro”.
Questo era il capo del gruppetto. Devo riconoscere che pare piuttosto preparato.
Per quanto mi riguarda, l'aeroplano ieri sera è riuscito nei due brevi decolli di prova che ho richiesto, però l'incidente iniziale ha creato una crepa che mi fa accostare con paura a ogni tentativo di partenza. Lo spirito bizzoso che permea il tutto, compresa me stessa, non aiuta.
Al momento il mio aeroplanino riposa nel mio hangar, con una copertina addosso. È blu, con le ali rosse e delle stelle bianche sulla coda. 
Sotto, sulla pancia e anche sopra, c'è scritto “Talpaplane”.

Thursday, March 24, 2016

Tutto a posto.

Sì certo, va tutto bene, perché?
Ehm...
Più o meno.
No, non ho combinato nulla di grosso.
Non più del solito, insomma.
Va bene, sputo il rospo, che tra l'altro è più grosso di una talpa e mi sta ingolfando l'esofaghino.
L'ho fatto, ieri sera, verso le sette. 
Come al solito, non saprei ricostruire i passaggi immediatamente precedenti all'acquisto, perché stavo facendo altro, però poi mi sono ritrovata nel loro sito, tutta dedita all'acquisto, con le zampine che mi tremavano, un po' di paura e un po' di emozione, più paura però.
Si tratta dell'aeroplanino vpn, quello che mi porterà in giro per i Netflix di tutto il mondo. Si tratta di Vedere Più Netflix, che alla fine ha vinto.
Ho letto, acquistato e scaricato.
Sì, certo, tutto bene, lo so fare anch'io.
L'ho avviato e siccome ero frenetica ho aperto troppe finestre, quindi il mio talpabook si è piantato.
Ho dovuto spegnerlo di forza perché si era indispettito e ammutolito. (Ricordo che tutti gli oggetti della talpa bizzosa, sono bizzosi anche loro).
Ho riacceso, inserito le credenziali di accesso che mi erano state gentilmente e prontamente fornite dal terminal e sono partita. Destinazione Stati Uniti. Decollo concesso. Atterrata nel Netflix americano. Anche se sapevo di essere lì, perché era evidente, l'emozione non mi faceva notare le differenze. 
Proviamo ad andare in Inghilterra, mi sono detta. Ho chiesto l'autorizzazione al decollo. Ho atteso. Atteso. Atteso. Atteso. (l'ho già detto che non sono paziente?)
Autorizzazione negata. 
Umpf. E perché mai? Perché nelle Americhe sì e in England no? Ora te lo faccio vedere io. Riprovo. Autorizzazione negata. Doppio umpf.
La zona sarà affollata, troppi aerei in fase di atterraggio, cambiamo destinazione. Francia. Autorizzazione concessa.
Beh, perché la Francia sì e l'Inghilterra no? Mica lo puoi decidere tu dove devo andare io.
INGHILTERRA HO DETTO! Autorizzazione negata. Triplo umpf.
Va bene, me ne torno negli Stati Uniti che sono più simpatici di voi, inglesi puzzolenti.
Attendo. Autorizzazione negata. Come? Ho detto Stati Uniti, poco fa quei cieli erano liberi. Riprovo. Negata. Allora Canada. Concessa. Riprovo. Negata.
No, non ci siamo.
Non ho acquistato un aeroplano per andarci una volta sola nei posti, ci voglio andare tutte le volte che voglio.
A questo punto occorre fare un passo indietro per spiegare cosa è successo lì, nel terminal, tre secondi dopo che ho effettuato l'acquisto.
'Attenzione a tutti, la talpa ha comprato uno dei nostri velivoli. È a rischio di decollo pericoloso, a rischio di schianto, non ha il brevetto, sta per combinare disastri incommensurabili, tutti ai posti di combattimento, tempo mezz'ora e invierà un mayday. State tutti pronti, perché non ha pazienza e se non rispondiamo subito le conseguenze potrebbero essere fuori dalla portata del globo terrestre!!!'
Previsione esatta. Dopo un quarto d'ora scrivevo.
Faccio un altro passo indietro e torno al libro inutile e forse portatore di guai. Avevo detto che mi sarebbe servito per vedere più netflix e non per imparare l'inglese. L'avevo sottovalutato anche in questo. Il velivolo acquistato è di una compagnia che parla solo inglese e quindi le richieste vanno scritte nella loro lingua, quindi è così che imparerò l'inglese, perché non c'è miglior modo che essere costretti a chiedere aiuto, per imparare una lingua, purtroppo.
Inviato il mayday non me ne sono stata buona ad aspettare, ovviamente, ma ho iniziato a ciacciare dappertutto, senza alcun criterio logico. Quindi non saprei dire perché il mio velivolo abbia ripreso a funzionare a un certo punto, decidendo di portarmi in Inghilterra e in Francia e in Canada e sì, anche due o tre volte nelle Americhe. È molto probabile che avesse smesso per dispetto e che per lo stesso motivo abbia ripreso a funzionare.
Dal terminal, i signori hanno prontamente inviato una serie di direttive di cui non ho capito un accidente. Non le avrei capite in italiano, figuriamoci in inglese.
L'unica cosa che ho capito è che vogliono che li informi sull'esito dell'operazione. Ma io a quel punto, non sapendo più cosa stessi facendo né perché fossi lì e avendo anche un po' di mal d'aria dopo tutto quel girare, ho spento tutto e deciso di rimandare ogni ulteriore operazione.
Al momento in cui scrivo qui lo stato è immutato, non ho riaperto la posta per paura dei rimproveri di quel gruppo di persone ancora chiuse nella stanza per fronteggiare i miei disastri e non ho chiesto altre operazioni di decollo perché mi fanno paura.
Sto buona buona.
Aggiungo che nel breve girello che ho avuto modo di fare nei Netflix stranieri ho avuto il tempo di notare un piccolo (diciamo minuscolo) particolare su cui non mi ero soffermata. I film sono in inglese o in francese o in portoghese e via dicendo.
Ma al momento preferisco non pensarci.
Cosa è un problema simile di fronte al possesso di un aeroplanino personale? Un'inezia, appunto.

Wednesday, March 23, 2016

Importanti decisioni.

Ho fatto progressi anche sul fronte VPN vs NVA.
Credo che farò un contrattino della durata di un mese per studiarlo.
E anche per potermi consegnare ai gendarmi, che è uno dei modi per liberarmi di TT.
In realtà non so neanche se mi sia davvero utile, dato che non sono stata inglobata dal Netflix mondo e neppure dal mondo delle serie. Ogni tanto ne guardo una puntata, ma niente di più.
Ma può darsi che l'accesso a tutto il mondo renda tutto più interessante.
Allora qual è il mio scopo, vedere se in qualche modo ne divento dipendente?
Non lo so, in verità non lo so.
Credo sia che, anche se in linea generale sono una talpa un po' fuori dal mondo, ci sono dei mondi in cui sento che mi piacerebbe stare dentro, e forse Netflix è uno di questi, allora prima di scartarlo provo a renderlo più appetibile, come ha suggerito il tipo di Keep calm e impara l'inglese.
O forse lo faccio solo per questo, dato che il libro non mi è servito agli scopi suggeriti dal titolo, che almeno mi serva a vedere più netflix. 
Naturalmente, questa è la fase teorica.
Perché prevedo che l'utilizzo di questo vpn non sia cosa facile, non per una talpa e che mi creerà non pochi problemi e bizzelle, come sempre con ogni tipo di dispositivo e applicazione.
Può darsi quindi che la sua installazione acceleri invece l'eliminazione di tutto, Netflix compreso.
Insomma, da qui, tutto può succedere.

La rinascita (2)

Ci riprovo, perché nel post precedente non mi è riuscito.
Dunque, dicevo che mi sento come una fenice che risorge, o almeno ci sto provando.
Sono rimasta chiusa in casa per cinque giorni, quattro ore, trenta minuti, ventisette secondi e dieci primi.
Nonostante questo sono sopravvissuta e sono qui a scrivere quindi forse non è vero che non sono straordinaria.
Nel tempo di reclusione sono accadute cose incredibili.
Prima fra tutte, ho trascorso all'incirca dieci ore al giorno al computer, tra libri, ebook e file, leggendo e riscrivendo e non mi sono stancata. Ero posseduta.
Una lucidità straordinaria e una supercoscienza si erano impossessate di me.
Ieri ho consegnato il libro riscritto.
Dato il lavoro che ho fatto credo di potermi concedere di dire che il mio libro è degno di stare nel mondo. Che è bello. Che mi piace. Che mi stupisco che sia stata io a scriverlo. Che se qualcuno mi chiederà di rimetterci le mani, lo farò fuori senza pensarci due volte.
Ieri sera, per sentirmi l'aria addosso, sono andata al cine.
Lo so, normalmente non sono i posti migliori per sentire l'aria. Sono caldi e privi di spifferi. Insomma, avevo bisogno di una sala e infatti non ho scelto il film, ho scelto il mio cinema preferito, dove proiettavano un film su Renoir. Ho scoperto molte cose su di lui, anche se alle dieci avevo già un sonno mortale e avevo anche bevuto una coca e per tutto il film mi sono fissata su una ballerina di Degas, che proiettata sul grande schermo, aveva il peso tutto sbagliato, spostato sul tallone. Io avrei voluto dirglielo. Ma come si fa a rintracciare una ballerina di un quadro di Degas? E la domanda che mi facevo era: l'ha dipinta lui sbagliata o era sbagliata lei? Sapere che questa domanda è destinata a non avere risposta mi turba moltissimo.
Stamattina ho rivisto la luce del mondo, e la sala di danza, dove per i primi cinque minuti mi sono sentita un po' spaesata, perché passare dal computer in cui ero entrata così a lungo al mondo fisico, vero, è un po' strano.
Ma dopo cinque minuti tutto è tornato a posto.
La prima cosa che ho fatto stamattina appena sveglia, però, dopo la colazione, è stata disegnare. È stato bellissimo.
Fra un po' potrò tornare a fare anche tutto il resto, tipo scrivere raccontelli, rileggere un altro libro e riprendere a sbizellare con tutte queste cose che ora voglio fare, ma che poi non vorrò fare più di nuovo e tutto questo è veramente molto bello.
Perché dopo una simile reclusione non solo dal mondo, ma dalla me stessa che conosco, con cui ho confidenza e perché no, con cui mi sto anche simpatica, non vedo l'ora di ritrovare anche tutti i miei difetti.
In tutto questo, molte ore delle mie giornate saranno spese per studiare l'omicidio di TT.

La rinascita.

Mi sento come una fenice che risorge.
Beh, di questi tempi è una dichiarazione un po' fortina, perché tutta questa roba che sta succedendo fiacca gli animi, perfino il mio, che è piuttosto egoista e a fiaccarlo ce ne vuole.
Dicono tutti che non si deve avere paura, che è vero, ma è anche una grandissima stronzata. Non bisogna avere paura no, ma forse bisogna prendere atto del fatto che possono fare quello che vogliono e non si può fare finta che non sia così. Il mondo sta impazzendo, o forse lo era già pazzo, solo che ora questa pazzia potrebbe diventare di tutti. Dove sta la soluzione? Non nella lotta. Ma non so dove. Sono solo una talpa e di questa roba sono già pieni i giornali.
Molti, anche molte mie amiche hanno paura di fare le cose. Io penso che invece vorrei fare più cose possibile, perché quello che non faccio oggi non so se potrò farlo domani. E se questa è una verità sempre, ora lo è ancora di più. Ma non è della morte che io ho paura, ma dell'animo che si fiacca sì. Di questo tremore che si insedia dentro. Quello sì, lo temo.
Mi chiedo allora, per tornare al talpa mondo, cosa vorrei fare. Quali sono tutte le cose che vorrei fare, dove vorrei andare, insomma cosa è che io, talpa, vorrei fare di speciale, al di là di ogni paura. E allora scopro di essere una talpa molto ordinaria, perché non c'è niente di straordinario che vorrei fare. Alla fine quel che vorrei fare è vivere. Che non vuol dire rimanere viva a tutti i costi, quello non dipende da me. Vuol dire vivere, mentre sono qui, ora.
Io, talpa molto ordinaria, questo vorrei fare. Vivere qui e ora, facendo al meglio quello che già faccio.
E lo dico, mi dispiace perché mi sarebbe piaciuto essere un po' più straordinaria di così, ma non lo sono.
Chissà, forse se fossi stata straordinaria, avrei potuto trovare anche una soluzione. 
Ma invece no.