9.52
Mi sa che finisce davvero e nonostante la musica nelle orecchie è dura. Guardo un po' le nuvole, respiro. Ok, ok, ce la posso fare. Basta stare calmi. Però mi tremano le zampine. E mi viene da piangere. Accidentaccio.
9.54
Forse questa musica melensa non aiuta, ma del resto le mie playlist sono tutte così. Proverò con del rock.
10.00
No, il rock non va bene, torno alla mia musica melensa, anche se mi procura del dolore.
10.09
Faccio un giro per la casa, così ritardo il doloroso momento.
10.13
Torno. Mica posso girellare per la casa tutto il giorno.
10.14
No, non posso. Vado a farmi una doccia e mi vesto perché non si può finire un libro in pigiama. Devo essere pronta per l'evento, per quanto triste sia.
10.50
Ecco. Ora sì che posso affrontare degnamente l'evento doloroso. Mi sono lavata e indosso una gonnellina, una maglia blu e delle calze blu. Qualcosa mi dice che anche la mia protagonista potrebbe essere vestita così.
10.55
Riprendo.
10.56
Mi fermo di nuovo. Il fatto è che, contrariamente al solito, so perfettamente dove sto andando. Ecco perché resisto. Non sopporto tutta questa consapevolezza.
11.00
Mi sono cambiata, perché la maglia conteneva della lana e io la lana non la voglio, specie in un momento così critico. Ora indosso una felpina, sempre blu. Molto meglio.
12.30
È finito. Non ho potuto fermarlo, ma solo assecondarlo. Per far fronte al mio dolore non posso fare altro che uscire e a un certo punto andare al cinema a vedere l'unico film che non ho visto e poi non lo so.
Uscire? Cinema? Sei ammattita per caso. Hai una scadenza!
Taci sconsiderata! Gli unici obblighi, oggi, sono nei confronti del mio benessere e ricordati che io non ho scadenze, mica sono una mozzarella.
Non riesco neppure a colmare il vuoto iniziandone subito un altro, come avevo detto. Perché quello era prima e i prima e i dopo sono sempre diversi.
Mi sa che finisce davvero e nonostante la musica nelle orecchie è dura. Guardo un po' le nuvole, respiro. Ok, ok, ce la posso fare. Basta stare calmi. Però mi tremano le zampine. E mi viene da piangere. Accidentaccio.
9.54
Forse questa musica melensa non aiuta, ma del resto le mie playlist sono tutte così. Proverò con del rock.
10.00
No, il rock non va bene, torno alla mia musica melensa, anche se mi procura del dolore.
10.09
Faccio un giro per la casa, così ritardo il doloroso momento.
10.13
Torno. Mica posso girellare per la casa tutto il giorno.
10.14
No, non posso. Vado a farmi una doccia e mi vesto perché non si può finire un libro in pigiama. Devo essere pronta per l'evento, per quanto triste sia.
10.50
Ecco. Ora sì che posso affrontare degnamente l'evento doloroso. Mi sono lavata e indosso una gonnellina, una maglia blu e delle calze blu. Qualcosa mi dice che anche la mia protagonista potrebbe essere vestita così.
10.55
Riprendo.
10.56
Mi fermo di nuovo. Il fatto è che, contrariamente al solito, so perfettamente dove sto andando. Ecco perché resisto. Non sopporto tutta questa consapevolezza.
11.00
Mi sono cambiata, perché la maglia conteneva della lana e io la lana non la voglio, specie in un momento così critico. Ora indosso una felpina, sempre blu. Molto meglio.
12.30
È finito. Non ho potuto fermarlo, ma solo assecondarlo. Per far fronte al mio dolore non posso fare altro che uscire e a un certo punto andare al cinema a vedere l'unico film che non ho visto e poi non lo so.
Uscire? Cinema? Sei ammattita per caso. Hai una scadenza!
Taci sconsiderata! Gli unici obblighi, oggi, sono nei confronti del mio benessere e ricordati che io non ho scadenze, mica sono una mozzarella.
Non riesco neppure a colmare il vuoto iniziandone subito un altro, come avevo detto. Perché quello era prima e i prima e i dopo sono sempre diversi.
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