Oggi ho capito Leonardo da Vinci.
Un po' pretenzioso da parte mia, ma che ci posso fare se l'ho capito.
Cioè mica ho capito tutti i suoi studi, no, però ho capito i suoi mezzi di esplorazione.
Perché io mi sento uguale.
Mi ci sono sempre sentita un po' somigliante a Leonardo. Una volta un regista mi disse anche che avevamo gli stessi capelli, io e Leo e non gli avevo mai parlato della mia passione per lui. Quindi qualche somiglianza evidente c'è.
E poi anche lui si riteneva un cialtrone e un incapace. Sì, anche lui. Quindi chi può dirci che anch'io non mi sottovaluti e non sia in realtà un genio di tale portata?
Insomma, vai a sapere dove sta la verità.
Comunque anche se mi sono librata fin quassù, perché librarsi è facile, il mio post era partito con basse intenzioni, come si conviene a una talpa.
Quel che volevo dire è che ho capito perché danzo e anche perché disegno. Sul resto non ho ancora riflettuto, perché non si può fare tutto insieme.
Non faccio quel che faccio perché ne sia particolarmente capace, ma perché attraverso quelle pratiche capisco la vita.
Beh, forse 'capisco' è un po' troppo. Diciamo che mi forniscono qualche minuscolo tassellino per vederci un po' più chiaro.
Attraverso il disegno imparo a guardare meglio. Sia me stessa che il mondo. Credo che ogni tratto mi chiarisca un po' di più, anche se sono cose talmente impercettibili che prima che arrivino alla mia coscienza devo riempire minimo tre album. Ma questo particolare non è importante.
E lo stesso vale per la danza. Non c'è confine fra la sala e la vita. I cambiamenti che subisco là dentro, gli spostamenti, le conquiste, il mio corpo se le porta dietro e sono cambiamenti molto più profondi di quelli che posso vedere nello specchio.
Tutto questo mi suggerisce che non c'è confine tra il dentro e il fuori e anche fra una disciplina e l'altra. Tutto si compenetra.
È probabile, quindi, che ognuno nella vita si scelga le cose che lo aiutino a capire, se no tutto il mondo dovrebbe danzare e disegnare e invece non è così, anche se non sarebbe male per niente se lo fosse.
E non mi pare che danzatori, disegnatori e pittori siano dei geni, e il resto brancoli nel buio. Quindi ognuno avrà il suo modo.
Però ecco, c'è più di quel che si vede nel fare le cose.
Questo volevo dire.
E questo Leonardo lo aveva capito molto bene.
E ora io ho capito lui.
E non mi sembra poco.
Un po' pretenzioso da parte mia, ma che ci posso fare se l'ho capito.
Cioè mica ho capito tutti i suoi studi, no, però ho capito i suoi mezzi di esplorazione.
Perché io mi sento uguale.
Mi ci sono sempre sentita un po' somigliante a Leonardo. Una volta un regista mi disse anche che avevamo gli stessi capelli, io e Leo e non gli avevo mai parlato della mia passione per lui. Quindi qualche somiglianza evidente c'è.
E poi anche lui si riteneva un cialtrone e un incapace. Sì, anche lui. Quindi chi può dirci che anch'io non mi sottovaluti e non sia in realtà un genio di tale portata?
Insomma, vai a sapere dove sta la verità.
Comunque anche se mi sono librata fin quassù, perché librarsi è facile, il mio post era partito con basse intenzioni, come si conviene a una talpa.
Quel che volevo dire è che ho capito perché danzo e anche perché disegno. Sul resto non ho ancora riflettuto, perché non si può fare tutto insieme.
Non faccio quel che faccio perché ne sia particolarmente capace, ma perché attraverso quelle pratiche capisco la vita.
Beh, forse 'capisco' è un po' troppo. Diciamo che mi forniscono qualche minuscolo tassellino per vederci un po' più chiaro.
Attraverso il disegno imparo a guardare meglio. Sia me stessa che il mondo. Credo che ogni tratto mi chiarisca un po' di più, anche se sono cose talmente impercettibili che prima che arrivino alla mia coscienza devo riempire minimo tre album. Ma questo particolare non è importante.
E lo stesso vale per la danza. Non c'è confine fra la sala e la vita. I cambiamenti che subisco là dentro, gli spostamenti, le conquiste, il mio corpo se le porta dietro e sono cambiamenti molto più profondi di quelli che posso vedere nello specchio.
Tutto questo mi suggerisce che non c'è confine tra il dentro e il fuori e anche fra una disciplina e l'altra. Tutto si compenetra.
È probabile, quindi, che ognuno nella vita si scelga le cose che lo aiutino a capire, se no tutto il mondo dovrebbe danzare e disegnare e invece non è così, anche se non sarebbe male per niente se lo fosse.
E non mi pare che danzatori, disegnatori e pittori siano dei geni, e il resto brancoli nel buio. Quindi ognuno avrà il suo modo.
Però ecco, c'è più di quel che si vede nel fare le cose.
Questo volevo dire.
E questo Leonardo lo aveva capito molto bene.
E ora io ho capito lui.
E non mi sembra poco.
No comments:
Post a Comment