Non c'è niente di più bello della sbarra.
È commovente nella sua semplicità.
Al tatto è liscia, solida, confortevole, supportiva, rassicurante, presente. Eppure è una linea, una retta fra due punti.
Già, fra due punti passa una ed una sola sbarra.
Che bello.
L'abbozzi?
Che vuoi? Sto parlando della mia sbarra, taci.
A intervalli regolari dici la stessa cosa di cappuccini, biciclette, matite colorate, impermeabilini blu, sterei, specie quando sono assenti, se no li dai per scontati...
NO!!! Così non si fa, non infierire, NON SI FA! Il mio stereuccio assente mi provoca dolore continuo, il mio cuore sanguina e tu te ne approfitti senza ritegno. Non ho parole per descriverti.
Non le hai neanche per scrivere, perché oggi non hai aperto file, ce le hai solo per dire stronzate.
Ci sono giorni in cui ho bisogno di giocare, oggi è uno di quelli.
È sempre uno di quelli.
Questo non puoi dirlo.
Posso e lo dico.
Fai un po' come ti pare, mi hai stufato.
Hai intenzione di fare qualcosa?
Quando?
Ora, quando sennò?
Sto già facendo qualcosa, sto scrivendo qui e mi sto degnando di risponderti.
Intendo qualcosa di costruttivo.
Non ho mica una ditta edile. Io costruisco arte e l'arte non sempre è tangibile, zoticona che non sei altro.
Io per oggi ti ho visto costruire solo cialtronerie.
Ovvio che sei miope come una talpa.
Chissà da chi ho preso.
Questo non è affar mio. Puoi andartene per favore che ho da fare?
No, voglio una risposta.
Uffa. Oggi ho danzato assieme alla mia sbarra che è solida, liscia, affidabile...
Vai avanti, questa litania l'abbiamo già sentita.
Bene, anche se mi sarebbe piaciuto dilungarmi ancora un po' voglio essere accomodante e controllarmi affinché quell'essere strisciante che è la mia rabbia non si impossessi di me e non ti faccia fare una finaccia. Non trovi che io sia molto buona?
No.
Ingrata. Ad ogni modo, oggi c'è stata quella sbarra e poi il centro e poi un palloncino, e quando si riceve un palloncino nulla è come prima.
Che vuol dire?
Che non puoi tornare a casa e metterti al lavoro come se niente fosse. Si chiamerebbe ingratitudine e io tutto sono meno che ingrata.
Tu tutto sei, meno che ligia al dovere.
Per fortuna, aggiungo, se mi permetti.
Perché ti sei infilata al cinema invece di scrivere?
Perché volevo vedere Room in lingua originale e perché ti ho già detto che ci sono giorni in cui ho bisogno di giocare. Anzi, ora devo fare i compiti di inglese, quindi dovrò interrompere i miei giochi.
Sto analizzando l'idea di abbandonarti al tuo misero destino.
Io lo sapevo che questa era una giornata speciale e che avrei avuto dei regali. Il palloncino parlava chiaro. Quando parti? Ti aiuto a preparare la valigia. Dai, su, non poniamo altro tempo in mezzo. Ti accompagno anche alla stazione.
...
Perché mi guardi così?
Perché la tua ingenuità mi stupisce sempre. Ci hai creduto davvero?
...
...
Anche se credo nei miracoli devo ammettere che a volte la vita mi gioca bruttissimi scherzi.
È commovente nella sua semplicità.
Al tatto è liscia, solida, confortevole, supportiva, rassicurante, presente. Eppure è una linea, una retta fra due punti.
Già, fra due punti passa una ed una sola sbarra.
Che bello.
L'abbozzi?
Che vuoi? Sto parlando della mia sbarra, taci.
A intervalli regolari dici la stessa cosa di cappuccini, biciclette, matite colorate, impermeabilini blu, sterei, specie quando sono assenti, se no li dai per scontati...
NO!!! Così non si fa, non infierire, NON SI FA! Il mio stereuccio assente mi provoca dolore continuo, il mio cuore sanguina e tu te ne approfitti senza ritegno. Non ho parole per descriverti.
Non le hai neanche per scrivere, perché oggi non hai aperto file, ce le hai solo per dire stronzate.
Ci sono giorni in cui ho bisogno di giocare, oggi è uno di quelli.
È sempre uno di quelli.
Questo non puoi dirlo.
Posso e lo dico.
Fai un po' come ti pare, mi hai stufato.
Hai intenzione di fare qualcosa?
Quando?
Ora, quando sennò?
Sto già facendo qualcosa, sto scrivendo qui e mi sto degnando di risponderti.
Intendo qualcosa di costruttivo.
Non ho mica una ditta edile. Io costruisco arte e l'arte non sempre è tangibile, zoticona che non sei altro.
Io per oggi ti ho visto costruire solo cialtronerie.
Ovvio che sei miope come una talpa.
Chissà da chi ho preso.
Questo non è affar mio. Puoi andartene per favore che ho da fare?
No, voglio una risposta.
Uffa. Oggi ho danzato assieme alla mia sbarra che è solida, liscia, affidabile...
Vai avanti, questa litania l'abbiamo già sentita.
Bene, anche se mi sarebbe piaciuto dilungarmi ancora un po' voglio essere accomodante e controllarmi affinché quell'essere strisciante che è la mia rabbia non si impossessi di me e non ti faccia fare una finaccia. Non trovi che io sia molto buona?
No.
Ingrata. Ad ogni modo, oggi c'è stata quella sbarra e poi il centro e poi un palloncino, e quando si riceve un palloncino nulla è come prima.
Che vuol dire?
Che non puoi tornare a casa e metterti al lavoro come se niente fosse. Si chiamerebbe ingratitudine e io tutto sono meno che ingrata.
Tu tutto sei, meno che ligia al dovere.
Per fortuna, aggiungo, se mi permetti.
Perché ti sei infilata al cinema invece di scrivere?
Perché volevo vedere Room in lingua originale e perché ti ho già detto che ci sono giorni in cui ho bisogno di giocare. Anzi, ora devo fare i compiti di inglese, quindi dovrò interrompere i miei giochi.
Sto analizzando l'idea di abbandonarti al tuo misero destino.
Io lo sapevo che questa era una giornata speciale e che avrei avuto dei regali. Il palloncino parlava chiaro. Quando parti? Ti aiuto a preparare la valigia. Dai, su, non poniamo altro tempo in mezzo. Ti accompagno anche alla stazione.
...
Perché mi guardi così?
Perché la tua ingenuità mi stupisce sempre. Ci hai creduto davvero?
...
...
Anche se credo nei miracoli devo ammettere che a volte la vita mi gioca bruttissimi scherzi.
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