Tuesday, March 15, 2016

Uno gnomo pigro.

In tutto questo trambusto mi sono dimenticata che dovevo lavorare.
Mi torna in mente solo ora.
Ma credo che fra poco dovrò applicare la seconda sessione della Montagna-terapia.
Il sole mi dà noia esattamente come ieri, ma prima di sbizzellare, ho appeso le tendine, così eviterò di dovermi scusare in seguito.
Però mi serve il freddo. E siccome nel frigo non ci sto, devo stare all'aria aperta. Che significa che non posso neanche prendere cappuccini e leggere.
Dunque.
Ho superato la prova del viaggio in bici, perché sono giunta a destinazione e quella della lezione di danza, perché l'ho fatta tutta.
Quindi non sono grave.
Ma c'è una differenza.
Mentre di solito attingo a un'energia che è continua, inesauribile e direttamente disponibile, oggi c'è uno gnomo tra me e lei, che deve prenderla da una specie di fiume e metterla in un secchiello con una paletta e io, per oggi, devo pescarla da lì. 
Non ho niente contro gli gnomi, ma il mio è un po' scansafatiche e tra un'azione e l'altra si siede, scruta il cielo e pensa ai fatti suoi. Si riscuote quando mi sente urlare che me ne serve dell'altra. Ecco, da questo si può capire che la mia non è la condizione ottimale per fare le cose, ma sempre meglio che non avere neppure quello gnomo.
Ecco perché non sono grave.
La seconda sessione di terapia, secondo i miei piani dovrebbe riportarmi a contatto diretto con la fonte, in modo da poter ringraziare lo gnomo e spedirlo a guardare le stelle a casa sua.
Inutile dire che c'è dell'incompatibilità tra la terapia e il lavoro, quindi pazienza.

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