Tuesday, March 1, 2016

Una banderuola.

Se per banderuola si intende quell'aggeggio che gira col vento e che dice a Mary Poppins quando è tempo di ripartire, allora ne vorrei una anch'io, fuori dalla finestra, però non con il gallo sopra, possibilmente con un'altra figurina.
Se sapessi dove si compra una cosa del genere, ce l'avrei già.
Però ne ho una a forma di talpa, cioè sarei io stessa la banderuola a cui si riferisce il titolo. Forse è per questo che da tanto ne vorrei una, perché mi faccia da specchio.
Cambio idea così di frequente che non mi sto dietro neppure io.
Ben più spesso del vento, che in confronto a me è un bradipo.
Qualcuno dice, ma non ricordo chi, che bisogna accettarsi così come siamo.
Va bene, questo qualcuno in effetti non ha torto. 
Ma ammesso che accetti la banderuola che sono, come faccio a seguirmi? Perché il problema è questo, banderuola o non. Non faccio in tempo a capire cosa ho pensato, cosa ho deciso che sono già da un'altra parte, dove spesso penso esattamente il contrario.
Questo avviene per il libro che sto riscrivendo, nello specifico, dove passo dalla paura che mi sparisca una mano o una narice o un dito del piede, come fossi un personaggio di ritorno al futuro della talpa quattro, all'esaltazione di un lavoro che non poteva che essere fatto, ora, qui, velocemente. Ma già mentre lo scrivo qui non so più quale delle due idee mi si attagli in questo momento e altre ancora ne sorgono, che rappresentano tutte le possibili sfumature tra questa e quella.
Sei pazza, mi dico.
Ma qualcun altro, che non so chi sia, dice che non bisogna giudicarsi, quindi no che non sono pazza, sono una talpa più che equilibrata.
Va bene, mi accetto, sono una banderuola, non mi giudico, forse sono pazza ma non importa, ma il problema rimane. 
Come faccio a capirmi se non sto ferma un secondo?
Ma contrariamente al solito, stavolta ho la soluzione.
Non cerco più di capirmi e non cerco più di afferrare l'idea né tengo più conto delle mie dichiarazioni. Le guardo passare con dignitosa e anche un po' altezzosa superiorità.
Qualunque cosa pensi, d'ora in avanti, non mi interessa.
Vuol dire che sei inaffidabile, dice qualcuna dentro di me che non conosco, ma so che non è TT, questa la sento più amica.
Tanto non posso giudicarmi, quindi chi se ne importa, rispondo. 
Vieni con me?
Dice la voce amica.
Dove vuoi portarmi, sto bene.
Sì, lo so, stai bene, ma vieni... pat,pat!
Mmmmm, forse non è così amica.
Però mi accetto e non mi giudico.
Viva la banderuola che è in me.
Ehi non mi tirare, vengo vengo, ma dove mi porti?
E se cambiassi idea anche sulla banderuola?

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