Ci riprovo, perché nel post precedente non mi è riuscito.
Dunque, dicevo che mi sento come una fenice che risorge, o almeno ci sto provando.
Sono rimasta chiusa in casa per cinque giorni, quattro ore, trenta minuti, ventisette secondi e dieci primi.
Nonostante questo sono sopravvissuta e sono qui a scrivere quindi forse non è vero che non sono straordinaria.
Nel tempo di reclusione sono accadute cose incredibili.
Prima fra tutte, ho trascorso all'incirca dieci ore al giorno al computer, tra libri, ebook e file, leggendo e riscrivendo e non mi sono stancata. Ero posseduta.
Una lucidità straordinaria e una supercoscienza si erano impossessate di me.
Ieri ho consegnato il libro riscritto.
Dato il lavoro che ho fatto credo di potermi concedere di dire che il mio libro è degno di stare nel mondo. Che è bello. Che mi piace. Che mi stupisco che sia stata io a scriverlo. Che se qualcuno mi chiederà di rimetterci le mani, lo farò fuori senza pensarci due volte.
Ieri sera, per sentirmi l'aria addosso, sono andata al cine.
Lo so, normalmente non sono i posti migliori per sentire l'aria. Sono caldi e privi di spifferi. Insomma, avevo bisogno di una sala e infatti non ho scelto il film, ho scelto il mio cinema preferito, dove proiettavano un film su Renoir. Ho scoperto molte cose su di lui, anche se alle dieci avevo già un sonno mortale e avevo anche bevuto una coca e per tutto il film mi sono fissata su una ballerina di Degas, che proiettata sul grande schermo, aveva il peso tutto sbagliato, spostato sul tallone. Io avrei voluto dirglielo. Ma come si fa a rintracciare una ballerina di un quadro di Degas? E la domanda che mi facevo era: l'ha dipinta lui sbagliata o era sbagliata lei? Sapere che questa domanda è destinata a non avere risposta mi turba moltissimo.
Stamattina ho rivisto la luce del mondo, e la sala di danza, dove per i primi cinque minuti mi sono sentita un po' spaesata, perché passare dal computer in cui ero entrata così a lungo al mondo fisico, vero, è un po' strano.
Ma dopo cinque minuti tutto è tornato a posto.
La prima cosa che ho fatto stamattina appena sveglia, però, dopo la colazione, è stata disegnare. È stato bellissimo.
Fra un po' potrò tornare a fare anche tutto il resto, tipo scrivere raccontelli, rileggere un altro libro e riprendere a sbizellare con tutte queste cose che ora voglio fare, ma che poi non vorrò fare più di nuovo e tutto questo è veramente molto bello.
Perché dopo una simile reclusione non solo dal mondo, ma dalla me stessa che conosco, con cui ho confidenza e perché no, con cui mi sto anche simpatica, non vedo l'ora di ritrovare anche tutti i miei difetti.
In tutto questo, molte ore delle mie giornate saranno spese per studiare l'omicidio di TT.
Dunque, dicevo che mi sento come una fenice che risorge, o almeno ci sto provando.
Sono rimasta chiusa in casa per cinque giorni, quattro ore, trenta minuti, ventisette secondi e dieci primi.
Nonostante questo sono sopravvissuta e sono qui a scrivere quindi forse non è vero che non sono straordinaria.
Nel tempo di reclusione sono accadute cose incredibili.
Prima fra tutte, ho trascorso all'incirca dieci ore al giorno al computer, tra libri, ebook e file, leggendo e riscrivendo e non mi sono stancata. Ero posseduta.
Una lucidità straordinaria e una supercoscienza si erano impossessate di me.
Ieri ho consegnato il libro riscritto.
Dato il lavoro che ho fatto credo di potermi concedere di dire che il mio libro è degno di stare nel mondo. Che è bello. Che mi piace. Che mi stupisco che sia stata io a scriverlo. Che se qualcuno mi chiederà di rimetterci le mani, lo farò fuori senza pensarci due volte.
Ieri sera, per sentirmi l'aria addosso, sono andata al cine.
Lo so, normalmente non sono i posti migliori per sentire l'aria. Sono caldi e privi di spifferi. Insomma, avevo bisogno di una sala e infatti non ho scelto il film, ho scelto il mio cinema preferito, dove proiettavano un film su Renoir. Ho scoperto molte cose su di lui, anche se alle dieci avevo già un sonno mortale e avevo anche bevuto una coca e per tutto il film mi sono fissata su una ballerina di Degas, che proiettata sul grande schermo, aveva il peso tutto sbagliato, spostato sul tallone. Io avrei voluto dirglielo. Ma come si fa a rintracciare una ballerina di un quadro di Degas? E la domanda che mi facevo era: l'ha dipinta lui sbagliata o era sbagliata lei? Sapere che questa domanda è destinata a non avere risposta mi turba moltissimo.
Stamattina ho rivisto la luce del mondo, e la sala di danza, dove per i primi cinque minuti mi sono sentita un po' spaesata, perché passare dal computer in cui ero entrata così a lungo al mondo fisico, vero, è un po' strano.
Ma dopo cinque minuti tutto è tornato a posto.
La prima cosa che ho fatto stamattina appena sveglia, però, dopo la colazione, è stata disegnare. È stato bellissimo.
Fra un po' potrò tornare a fare anche tutto il resto, tipo scrivere raccontelli, rileggere un altro libro e riprendere a sbizellare con tutte queste cose che ora voglio fare, ma che poi non vorrò fare più di nuovo e tutto questo è veramente molto bello.
Perché dopo una simile reclusione non solo dal mondo, ma dalla me stessa che conosco, con cui ho confidenza e perché no, con cui mi sto anche simpatica, non vedo l'ora di ritrovare anche tutti i miei difetti.
In tutto questo, molte ore delle mie giornate saranno spese per studiare l'omicidio di TT.
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