Perché non sei a scrivere?
Posso dirti una cosa?
Parla, ma sbrigati.
Dici che parlo, anche se sei antipatica e dispotica?
Parla, ma fai in fretta ti dico.
Temo che il mio libro possa finire da un momento all'altro.
Non vedo il problema.
Se vuoi parlare con me devi fare uno sforzo in più.
Non sono io che voglio parlare con te, è il contrario.
Non esageriamo, non voglio parlare con te, io con te non vorrei averci nulla a che fare.
Allora taci e vai a scrivere.
Allora non capisci proprio niente. Ti ho appena detto che non posso.
Temo di non aver afferrato il concetto, ovvero uno dei tuoi soliti tentativi di sottrarti al tuo dovere.
Non c'è niente di solito in questo dramma, certo, periodicamente si ripete, ma si può andare oltre queste stupide considerazioni? Perché con te le questioni finiscono per ridursi al loro aspetto più sterile?
Perché non potresti quindi?
Perché temo che stia per finire, come te lo devo dire?
E io ti ripeto che non vedo il problema, ma solo vantaggi.
Uhm, ora che mi ci fai pensare un vantaggio c'è. Trascorsi quei minuti di inevitabile dolore, potrei starmene in panciolle. Lo sai che stavolta mi hai stupito?
Temo tu abbia frainteso. Il vantaggio di finire sta nel potersi dedicare subito a un altro progetto.
Tu sei pazza. Credi davvero che io voglia passare la mia vita tra sofferenze così atroci?
Credo che come al solito tu la stia facendo troppo lunga, con l'unico scopo di non fare quel che dovresti fare. Ora! Non fra un po' o domani o dopodomani. Fila!
Tu sei l'essere più insensibile che conosca. Lasciatelo dire ma non capisci proprio niente.
Bene, se hai finito ora puoi dirigerti dove sai.
Sai che faccio? Ok, ci vado se proprio ci tieni, ci vado, ma scriverò una parola ogni ora, così il mio libro non finisce.
Intanto vai e poi se ne riparla.
Perché non mi ascolti quando parlo?
....
Lo sai che ti odio?
....
Ehi, dove sei finita? EHI!!! Non avevo finito di parlare, maleducata che non sei altro!!!
...
Non puoi lasciarmi così. Puoi tornare, devo insultarti ancora un po'?
...
Che faccio ora? Mi sento perduta.
Posso dirti una cosa?
Parla, ma sbrigati.
Dici che parlo, anche se sei antipatica e dispotica?
Parla, ma fai in fretta ti dico.
Temo che il mio libro possa finire da un momento all'altro.
Non vedo il problema.
Se vuoi parlare con me devi fare uno sforzo in più.
Non sono io che voglio parlare con te, è il contrario.
Non esageriamo, non voglio parlare con te, io con te non vorrei averci nulla a che fare.
Allora taci e vai a scrivere.
Allora non capisci proprio niente. Ti ho appena detto che non posso.
Temo di non aver afferrato il concetto, ovvero uno dei tuoi soliti tentativi di sottrarti al tuo dovere.
Non c'è niente di solito in questo dramma, certo, periodicamente si ripete, ma si può andare oltre queste stupide considerazioni? Perché con te le questioni finiscono per ridursi al loro aspetto più sterile?
Perché non potresti quindi?
Perché temo che stia per finire, come te lo devo dire?
E io ti ripeto che non vedo il problema, ma solo vantaggi.
Uhm, ora che mi ci fai pensare un vantaggio c'è. Trascorsi quei minuti di inevitabile dolore, potrei starmene in panciolle. Lo sai che stavolta mi hai stupito?
Temo tu abbia frainteso. Il vantaggio di finire sta nel potersi dedicare subito a un altro progetto.
Tu sei pazza. Credi davvero che io voglia passare la mia vita tra sofferenze così atroci?
Credo che come al solito tu la stia facendo troppo lunga, con l'unico scopo di non fare quel che dovresti fare. Ora! Non fra un po' o domani o dopodomani. Fila!
Tu sei l'essere più insensibile che conosca. Lasciatelo dire ma non capisci proprio niente.
Bene, se hai finito ora puoi dirigerti dove sai.
Sai che faccio? Ok, ci vado se proprio ci tieni, ci vado, ma scriverò una parola ogni ora, così il mio libro non finisce.
Intanto vai e poi se ne riparla.
Perché non mi ascolti quando parlo?
....
Lo sai che ti odio?
....
Ehi, dove sei finita? EHI!!! Non avevo finito di parlare, maleducata che non sei altro!!!
...
Non puoi lasciarmi così. Puoi tornare, devo insultarti ancora un po'?
...
Che faccio ora? Mi sento perduta.
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